64 Io mi salvo da sola

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Era un buio disgregato, quello che mi avvolgeva quando mi svegliai. Compresi dopo un paio di battiti di ciglia che il buio era strano perchè artificiale: il sole autunnale e grigio di Londra prendeva a pugni le ombre sottili generate dalle tende tirate e dagli scuri chiusi.

Trevor mi posò il buongiorno sulla tempia. Girai il collo per salutarlo con un sorriso.

«Ciao bambina.»

«Ciao carogna. Che ore sono?»

«Tardi.»

«Tipo le dieci?»

«Tipo che faremo colazione a ora di pranzo.»

«I tuoi azionisti non saranno contenti, signor Baker. Quante volte è già vibrato il tuo cellulare?»

Mi baciò sul naso. Poi sull'angolo della bocca. Poi sulla tempia e poi di nuovo sull'angolo della bocca. Mi piaceva tanto e non volevo pensare a come sarebbe stato tornare a svegliarmi senza Trevor Baker accanto. Mi guardò in modo strano prima di rispondere.

«Non so di preciso, ma non più di quanto è vibrato il tuo.»

«Davvero?» Io non avevo decine di società da gestire, e a parte Trevor solo una persona al mondo poteva voler sapere se ero viva o morta.

«Avevi avvisato quel cagacazzo di Denis che il tuo aereo non era precipitato né era stato dirottato dai terroristi?»

«Sì, ovvio.» Avvertivo l'insana urgenza di alzarmi per comunicare in qualche modo con Denis: la sua preoccupazione mi stava generando ansia, ma non avevo voglia di abbandonare l'abbraccio caldo di Trevor e, inutile negarlo, non avevo nemmeno voglia di contrariarlo esponendo al suo giudizio il mio bisogno di tranquillizzare Denis in merito alla mia sopravvivenza. Mister Nike mi sollevò da ogni imbarazzo prendendo il mio cellulare dal comodino e porgendomelo.

«Tieni» mi disse soltanto. Non mi privò della sua vicinanza mentre sbloccavo il monitor dell'apparecchio per guardare le notifiche. Non avendo granchè da nascondere su quell'affare, non mi preoccupai del fatto che anche Trevor poteva vedere e leggere qualunque cosa.

A parte le numerose chiamate perse, Denis mi aveva mandato parecchi messaggi su whatsapp. Mi premurai di scrivergli che stavo bene e che avevo dormito fino a tardi prima ancora di leggere gli arretrati. Una volta inviato, scorsi all'indietro le notifiche. La prima risaliva a cinque ore prima, ed era lo screenshot della home page di un sito di gossip inglese: la foto del nostro bacio sul red carpet era accompagnato da un grosso titolo rosso che diede il battesimo ai Levor.

Il commento di Denis, sotto lo screenshot, mi fece sorridere.

Tranquilli, siete passati inosservati.

«È bella.»

Il commento di Trevor era giunto inaspettato. «Cosa?»

«La foto. È bella. Giramela.»

Gliela mandai, trovando strano sentire una richiesta così ordinaria da parte di un uomo così fuori dall'ordinario.

«I Levor...» bisbigliò, ignorando la vibrazione del suo apparecchio che annunciava l'arrivo del nostro bacio immortalato.

«Siamo famosi...» commentai sovrappensiero, relegando di nuovo il mio cellulare fuori dal perimetro del letto e tornando a rannicchiarmi addosso all'uomo col quale adesso condividevo anche un ashtag sui social. Mi accolse con tenerezza, finchè il mio stomaco emise un brontolio impossibile da ignorare.

«È ora di fare colazione, bambina.»

Sbuffai. Si stava così bene in quel buio finto e inefficace, rincuorata dal calore della sua pelle contro la mia. «Non ho voglia di alzarmi.»

PRICELESSWhere stories live. Discover now