61 Benvenuti a tutti quelli come noi

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Feci tutto di fretta, mi alzai dal letto come se fosse appena suonato un allarme antiatomico, sotto lo sguardo divertito e ammiccante di Trevor.

«Dai Mister Nike, se me lo fai perdere sarò io a dover punire te nella prossima suite!»

Trevor si alzò pigramente. «Stanno ancora accordando il piano, se ti affacci alla finestra vedrai che il pubblico non è nemmeno uscito. Abbiamo un po' di tempo, bambina.»

Mi girai verso di lui, allacciando quell'accappatoio decisamente fuori misura per me. «Siamo nudi. Nudi, hai presente? Dobbiamo recuperare i vestiti che tu hai lasciato nella camera accanto.»

«Io?»

«Tu. Ovvio.»

«Va bene, allora diciamo che andiamo a recuperare i nostri stracci. Vuoi scendere di nuovo? Sei sicura?»

«È J-Ax. Potrei affrontare Thanos e il suo esercito al piano di sotto. Se vieni con me.»

Mi si avvicinò e mi regalò il conforto di una carezza sulla guancia. «Vengo ovunque con te. Anche dall'orafo a fare una collana con le gemme dell'infinito dopo averle fottute a quella feccia di Thanos.»

Non mi sarei mai abituata a sentire certe battute uscire dalla bocca che mi aveva minacciata nella black room. Era credibile in entrambi i frangenti e io amavo il bambino che era in lui tanto quanto l'assassino che non negava di essere. Il fatto che fosse sbagliato non mi preoccupava in nessuna misura.

«Allora andiamo, non credo impiegheranno molto ad accordare quel pianoforte.»

«Quanto sei alta, Lea?»

«È la serata delle domande strane? Mi stai falsificando il passaporto, signor Baker?»

«Rispondi, ragazzina.»

«Quasi un metro e sessanta.»

«Quasi?»

«Sì, quasi.»

«Vedo che sei sempre precisissima nel fornire certi dettagli.»

Feci spallucce.

«Se ti porto giù, a guardare il tuo rapper filosofo, dovrò prenderti sulle spalle per consentirti di vedere qualcosa, bambolina.»

«Non hai tipo un posto d'onore in quanto essere umano più ricco tra tutti quelli presenti?»

«Certo che ce l'ho. Accanto a Sebastian.»

Sentii l'entusiasmo spegnersi e affondarmi nello stomaco, dove venne incenerito dagli acidi della digestione.

«Ok. Non importa. Non sono mai stata a un concerto. Va bene anche se non ci vedo un tubo.»

E Trevor Baker mi sorrise, e quando Trevor Baker mi sorrideva in quel modo mi sentivo un po' più aggiustata.

«Ma mia regina, ti pare che io possa permettere una cosa del genere?»

«E quindi?»

«E quindi la suite numero tre ha una terrazza che si affaccia proprio di fronte al palco. Siamo al sesto piano, e puoi star certa che nessuno sarà più in alto di te. Come è giusto che sia. Se hai freddo...»

«Non ho freddo. Andiamo, andiamo adesso!»

E se io ero la regina, e se ero quella che se ne stava più in alto di tutti, per quale dannato motivo avrei dovuto perdere tempo a indossare un vestito? Io in terrazza ci andai con addosso un accappatoio gigante. Trevor con un asciugamano minuscolo.

Tanto avremmo sputtanato il mondo da lì a poco, non ci fregava un cazzo di essere sputtanati dal mondo, quella notte.

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