87 UNLOCKED

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«Lea.»

«No.»

«Lea!»

«No!»

Sbuffai, non perché fossi stanco di lei, ma perché la pensavo esattamente come lei: la situazione faceva schifo. Però si doveva fare. Punto.

«Alzati, vieni qui, baciami e salutami come si deve. Avanti.»

«Se vuoi mi alzo, vengo lì, ti prendo a schiaffi e ti urlo vaffanculo come si deve. Ok?»

Non mi ero aspettato nessuna collaborazione, naturalmente. Ma non mi ero aspettato nemmeno che si rannicchiasse tutta incazzosa nell'angolo del divano, con lo sguardo ancorato alla parete bianca e un broncio super spavaldo sul faccino. Non mi guardava neanche, la stronzetta. Figurati se io potevo andarmene senza guardarla negli occhi e senza fare mio anche quel broncio lì.

«Senti un po', se non vieni tu vengo io e mi prendo il bacio che mi merito con la forza.»

Fece una pernacchia. «E tu saresti un criminale serio? Dopo questa minaccia del cazzo voglio vedere le tue referenze.»

Mi avvicinai, sapendo che più mi allontanavo dalla porta, più la forza di uscire mi sarebbe venuta meno. Ma eravamo comunque in un fase di stallo perché non era così che volevo andarmene.

Mi piegai sulle ginocchia, per guardarla dal basso ancora avvolta su stessa come se volesse sparire tra i vecchi cuscini.

«Mi guardi, almeno?»

«No» mugugnò, lo sguardo ancora rivolto alla parete di lato.

Le presi una mano ma lei la sfilò. La ripresi, e la sfilò di nuovo. Era proprio in piena fase capriccio livello pro.

«Lea, sai che prima diamo inizio a tutta questa merda e prima ci ritroviamo per vivere insieme il resto della vita?»

«No.»

«Sì che lo sai.»

Non disse niente, fermamente avvinghiata al suo capriccio più che comprensibile.

«Lea?»

Silenzio.

«Non mi merito più neanche i tuoi no, adesso?»

Appoggiò una guancia alle ginocchia raccolte, il viso rivolto allo schienale del divano, e io non ebbi più neanche la consolazione di vedere il suo profilo.

«Bambina ti prego, mi devi aiutare. Sto male anche io, sai?»

«Non mi sembra proprio.»

Era una vocina proprio tenera quella proveniva da quel mazzolino di grinta e paura che non mi voleva più neanche guardare. Mi arresi, e seppi di aver perso.

Mi sedetti su quel dannato divano, l'afferrai e me la portai in grembo così com'era, tutta stropicciata su sé stessa. Finalmente mi guardò, forse intuendo d'aver vinto.

«Resti ancora un po'?»

Provai a resistere per qualche secondo ma fallii di nuovo. «Vaffanculo, Lea. Sì, ancora un po'.»

Ebbi il tempo di vedere un sorriso che era poesia prima che mi abbracciasse con tutta la forza che aveva e che chissà dove nascondeva, in quel corpicino lì.

«Grazie, signor Baker.»

«Però ci prepariamo per la cazzo di fine del mondo, ok? Non si scopa.»

Sciolse l'abbraccio, e compresi che, in fondo, aveva solo bisogno di non essere sola mentre dava inizio alla sua vendetta.

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