5. Se l'orgasmo fosse un suono

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Un Dior monospalla verde smeraldo, inguinale, aderente come una seconda pelle, tempestato di cristalli tono su tono. Mi vedevo riflessa negli specchi del mio locale, i capelli ramati morbidamente raccolti sulla nuca, un trucco effetto nude. Avevo riflettuto a lungo sulle scarpe, e alla fine avevo optato per sandali dorati allacciati alla schiava, forse Gucci, forse Dolce&Gabbana, non ricordavo più.

Non c'era nulla, nel mio aspetto, che facesse trapelare la pungente tensione che non riuscivo a soffocare. Mi ero dedicata alla mise notturna con la solita dedizione, seppur senza il solito entusiasmo. Ma questo potevo saperlo solo io.

Il ricordo di tutto quello che avevo addosso è nitido perché quella sera venne anche lui. E mi salutò con una frase che incenerì per un secondo la preoccupazione, lasciando spazio a una disonorevole gratificazione.

« Stasera sei illegale. »

Rimasi perplessa, dietro il mio bancone, stringendo in mano una bottiglia di Aperol che non sapevo mai dosare adeguatamente negli Spritz. Mi aveva dato del tu.

« Signor Baker, cosa posso versarle nel bicchiere senza offendere il suo nobile palato?»

L'unica arma che potevo brandire contro il suo charme, era una distaccata ironia. Vidi nella sua espressione la concentrazione necessaria a scartare una serie di risposte plausibili, prima di scegliere quella che ritenne più adatta, o meno sconveniente. Di nuovo, mi scoprii appagata nell'immaginare una sua risposta impudica, che una volta uscita da quella bocca avrebbe gonfiato il mio ego fino a farlo scoppiare.

Qualcosa tipo " solo il tuo sapore può soddisfare il mio palato", o altre cazzate a cavallo tra il romantico e il porno.

« Prepara quello che vuoi, purché ti venga decentemente. »

Sorrisi, gli aprii una lattina di Coca Cola e gliela versai in un bicchiere da cocktail.

« Senza ghiaccio, immagino » aggiunsi, soddisfatta.

Lui fissò il bicchiere e per un attimo parve divertito.

« Mi piacciono le persone consapevoli dei propri limiti » commentò.

Borioso pezzo di merda. Quanto gli piaceva avvelenare l'altrui autostima.

« Abbiamo tutti dei limiti invalicabili. Io non so preparare cocktail. Lei non sa scegliere le scarpe. Ma sono certa che abbiamo entrambi altri pregi. »

Si portò la Coca Cola alla bocca, ma non abbastanza in fretta da nascondere un'altra smorfia divertita.

« Almeno il limone, potevi mettercelo » commentò poi.

« La prossima volta gliela servirò con il limone. »

Feci per allontanarmi, c'erano clienti che sbuffavano in attesa di essere serviti. Baker mi bloccò.

« Aspetta. »

« Devo lavorare, signor Baker. »

Si sporse con i gomiti sul bancone, infilzandomi con i suoi occhi marroni e un'espressione tutt'altro che divertita. I giochetti erano finiti, evidentemente.

« Avevi detto di essere qua per divertimento, non per lavoro. »

Sospirai, avvertendo tutta la tensione accumulata in quei giorni stritolarmi le viscere.

« Cosa vuole da me? »

Si scolò l'ultimo goccio di Coca Cola, prima di rispondere.

« Parliamone sul retro, BlueDomino. »

***

Se l'orgasmo fosse un suono, sarebbe quello del mio pseudonimo che esce dalla sua bocca.

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