71 Stavolta puoi urlare (parte 2)

3.4K 140 324
                                    


Mi diede retta. Pazzesco, lo so.

Fatto sta che sotto la doccia riuscimmo a limitarci a una serie quasi pudica di effusioni che mi procurarono una dolorosissima erezione, poi Lea si sdraiò davvero a letto.

E a quel punto io avrei dovuto lavorare come si deve, preferibilmente nello studio da venti metri quadri con wi-fi e alolici a disposizione presente nella suite, e invece lavorai un po' a cazzo di cane seduto sul letto perché ogni tanto avevo bisogno di staccare le dita dalla tastiera del mio portatile per infilarle tra i capelli di Lea, o per gratificarmi con il contatto della sua guancia appena rosata.

La cazzo di bronchite e la valanga di antibiotici e cortisone avevano lasciato il segno e anche se lei si prodigava per dimostrarmi il contrario, Lea non era tornata del tutto in forma.

William le aveva prescritto vitamine e integratori che lei puntualmente dimenticava di assumere nonostante le avessi messo i promemoria nel cellulare. Capitava glieli sciogliessi io nel the o nell'acqua dei pasti, ma poi non finiva mai di bere. Sì insomma, collaborava poco o niente come quasi sempre.

Lea era preoccupata, come lo ero io, consapevole che anche se la nostra era una sola guerra, avremmo dovuto condurre le nostre battaglie distanti.

Dovevo accompagnarla alla vigilia della nostra separazione il più in forma possibile, e quel viaggio mi aveva dato un po' di margine in più.

Alla fine passai più tempo ad accarezzarla che a lavorare. Forse per questo, quando aprì i suoi occhioni verdi, ero di buon umore nonostante un fastidioso e opprimente rigonfiamento nei boxer che non sembrava volermi dar tregua.

Lea voleva visitare Sydney, ma il mio insindacabile giudizio, per quel giorno, fu che la città l'avrebbe vista solo dalle vetrate della suite.

Protestò un pochino, ma non troppo, tutto sommato. Cenammo sul lettone e la cosa le piacque un sacco.

Quando venne l'ora di prepararsi per uscire, lo sguardo della mia bambina era vigile e privo di occhiaie, e anche il suo colorito decisamente migliorato.

«Mettiti un vestito che ti piace, bambolina, ok? Stasera avrai materiale interessante per il tuo account Instagram.»

«Nostro. Il nostro account Instagram» mi corresse.

E il materiale più interessante per me fu lei: l'abito verde smeraldo senza spalline, che le stringeva i fianchi con un'aderenza che gli invidiai, corto ma non troppo, le stava proprio bene.

Naturalmente stava meglio senza, ma questo è un altro discorso.

Lea capì che la stavo portando ad assistere a uno spettacolo dentro l'Opera House quando ormai eravamo nel piazzale anteriore.

«Non sono mai stata a teatro» mi disse. Guardava la struttura incerta, come se non sapesse se restarne incantata o terrorizzata.

«Funziona come al cinema. Ti siedi e guardi.»

«Se non capisco un tubo poi mi spieghi quello che si dicono gli attori?»

«Non ci saranno attori sul palco, bambina...»

Distolse lo sguardo dall'entrata dell'Opera House per mostrarmi la sua sorpresa. Durò poco, dato che la sua sorpresa divenne fastidio non appena una voce famigliare s'insinuò tra noi.

«Signor Baker e signorina Gessi, che piacere vedervi anche qui!»

Vidi le iridi verdi di Lea passare al radar la figura di Kate, avvolta in un abito lungo che vantava parecchie e strategiche trasparenze. La scollatura profonda attirava sguardi come le api sul miele.

PRICELESSWhere stories live. Discover now