11. Non vali così tanto

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Stanza rossa. Era la mia preferita. La carta da parati era completamente glitterata. Mi sono sempre piaciute le cose che luccicano. Tutto ciò che sembra rubare un po' di luce al resto del mondo, appropriandosene al solo scopo di apparire migliore di quello che è davvero, mi ha sempre affascinato, suscitando la mia ammirazione.

Gli arredi e gli accessori erano bianchi, non lucidi ma opachi.

Io mi ero dovuta cambiare: l'abito con lo scollo all'americana non consentiva di indossare un reggiseno sotto e Trevor aveva ribadito che dovevo indossare l'ultimo acquistato, di quella marca francese che proprio non riuscivo mai a ricordare. In ogni caso era decisamente stupido presentarsi on line senza la biancheria: agli utenti piaceva vedermi mentre me la sfilavo di dosso, e ogni secondo in più appiccicati a quel monitor erano soldi nelle mie tasche.

Ero on line da più di due ore, e mi stavo esibendo con il terzo utente. Lo conoscevo bene, mi cercava almeno una volta a settimana: era crazymind, uno dei pochi a non fare riferimento alle dimensioni del proprio uccello nel nickname.

Adorava vedermi ballare mentre mi spogliavo, e io adoravo esibirmi per lui: non voleva guardarmi mentre mi masturbavo su una poltrona, lui voleva vedermi avvinghiarmi a un palo con audace abilità, lasciando che i vestiti abbandonassero il mio corpo in una danza legante e piccante.

Crazymind apparteneva a quella ristretta fetta di utenti che definivo raffinata, e non avevo remore nel farlo. Era in grado di apprezzare tutto, nella mia esibizione, non solo le mie curve, non solo la vista del mio seno, del mio culo rotondo e delle mie gambe scoperte, guardiane della mia intimità esposta alla webcam.

Per lui, quella sera, danzai sulle note morbidissime e avvolgenti di Ne me quitte pas, dedicandogli forse una delle coreografie più belle che avessi mai improvvisato, ballando come se il togliermi i vestiti nel farlo fosse parte di un processo naturalizzato alla danza, come se lo stessi facendo per amore. Ed era amore, il mio. Amore per quello che stavo facendo, e per il modo impeccabile con cui lo stavo eseguendo.

Ebbi un attimo di titubanza quando, alla fine della coreografia, con la canzone mandata in loop almeno quattro volte, nuda già da almeno un paio di minuti, vidi che Crazymind non si stava masturbando, per quanto potessi ben apprezzare una potente erezione nella minuscola finestrella che offriva il monitor cui era collegata lacam.

« Qualcosa non va? » chiesi. Sapevo che il mio utente preferiva sentirmi, ma che avrebbe riposto via chat perché non amava usare la voce.

Avvertii affiorare una certa preoccupazione in attesa che scrivesse qualcosa. Vidi le sue mani abbandonare il pene e dedicarsi alla tastiera. Non lo avevo ai visto in faccia.

Non ho osato profanare la tua esibizione con il mio sperma. Dico sul serio, BlueDomino.

Sei nata per fare questo. Per ballare e rubare lo spazio notturno

delle mie fantasie, usurpare i miei sogni e occuparli con la forza.

Un'altra esibizione del genere, e sarò costretto a pensarti anche di giorno.

E, ti assicuro, non posso proprio permettermelo.

Sentii sbocciare un'insolente gratificazione nel leggere quel messaggio. E avrei fatto di tutto, nei successivi incontri virtuali con lui, per far sì che fosse costretto a fare ciò che sosteneva non potersi permettere: pensarmi anche di giorno.

« Grazie, ragazzo, ma sei senza dubbio troppo generoso nei complimenti... »

Vidi le sue mani tornare a digitare sulla testiera.

Ora devo chiederti qualcosa che non vorrei chiederti.

« Sentiti libero, con me. »

Ho bisogno di venire.

PRICELESSWhere stories live. Discover now