34 Non sempre un uomo di successo è un uomo di valore

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Ci sono città che non dormono mai. Londra è una di quelle. Milano. New York. Dubai. Avevo almeno un alloggio in ognuna di esse. In alcuni di quegli appartamenti non avevo mai passato una notte. In altri sì, ma proprio come la città che mi ospitava non avevo dormito.

La città di Lea è una di quelle che si addormenta ogni notte, almeno in certi quartieri. Avevamo avuto la fortuna di alloggiare in una zona che si spegneva insieme al sole, stendendo un velo di silenzio sulle strade e sulle case.

Mi risultò confortevole lavorare in quella notte accomodante. Erano aperte solo le borse asiatiche, ma non avevo intenzione di sputtanare la mia pace interiore con del trading che non avrebbe modificato la consistenza del mio patrimonio in misura utile, di conseguenza mi concentrai su un paio di acquisizioni non particolarmente ostiche e perfettamente legali che avevo in ballo poco fuori Londra. Inviai le mie firme in formato digitale ai miei legali, dopo aver avallato le condizioni dei CDA delle due società di sviluppo e ricerca della realtà virtuale e intelligenza artificiale applicate all'intrattenimento digitale.

Avrei potuto proseguire, dato che per due società che acquisivo, ne avevo tre che ero intenzionato a cedere a una multinazionale cinese. Ma decisi che quella notte era troppo dolce per sprecarla davanti a un monitor, quando due porte più in là avevo Lea, morbida, calda, accogliente.

Aprii la porta della camera quasi di soppiatto, perché avevo deciso che se l'avessi trovata addormentata l'avrei lasciata in pace e me ne sarei tornato a gestire la mia frustrazione sotto altre lenzuola in fastidiosa solitudine. La notte mi fece invece un altro regalo, e la vidi distesa sul letto, illuminata solo dal bagliore di un'abat jour particolarmente timida, con le cuffiette nelle orecchie, collegate al cellulare. Muoveva il piede a tempo, e sembrava tutta immersa nell'ascolto, con la mente lontana da lì, lontana da quello che le avevano fatto i russi, da quello che le aveva fatto Matteo Gessi, lontana da me. Ancora una volta, mi parve troppo giovane per uno come me, ma forse troppo giovane per qualunque contesto: per ballare intorno a un palo, per spogliarsi davanti a una web cam, per lavorare alla Credit, per fare un pompino, per scopare, per avere e procurare un orgasmo.

Chissà se alla fine avrei fatto marcia indietro, se avrei optato per il piano B nonostante fosse sveglia. Magari mi sarei fatto una sega sotto la doccia, pensando a lei e sprecando un altro container d'acqua in un pianeta che prima o poi sarebbe morto di sete, o di qualcos'altro.

Ma Lea si voltò, e mi sorrise, e io non potevo più resisterle, non quella sera.

Si tolse uno degli auricolari e me lo porse. Mi sedetti sul letto, non ancora convinto che sdraiarmi con lei fosse una scelta responsabile.

«Cosa ascolti?»

Mi ficcò la cuffietta nell'orecchio, senza complimenti e senza rispondere. Sentii le note dolcissime di un pianoforte introdurre la strofa in italiano.

Qualche anno fa mi si è ingrigito il pelo

per la prima volta ho tirato il freno

incerto se fossi l'unico scemo

o l'ultimo a crederci per davvero...

La melodia mi piacque subito, nonostante la morbidezza delle note celasse malinconia e disincanto. E una certa delusione. Sì, anche delusione.

...Non sempre un uomo di successo è un uomo di valore...

Cristo, quel rapper era un cazzo di filosofo. Non afferravo l'intero testo, lo slang era veloce e non ero abituato a un italiano di quel tipo, ma ne compresi il significato. Una graffiante voce femminile accompagnava le strofe, e il risultato era davvero gradevole. Restituii l'auricolare non appena la canzone sfumò del tutto.

PRICELESSWhere stories live. Discover now