23 Who needs a boyfriend when you have puppies?

4.9K 156 150
                                    

Non fui altrettanto fortunata, qualche ora dopo, al mio definitivo risveglio: l'altra metà del letto era vuota; e su quel vuoto passai la mano, come ad accertarmi di quel fatto, cercando ancora il calore lasciato da un corpo, forse per assicurarmi che qualcuno, lì, ci si era sdraiato davvero.

«Lea, sono qui.» E sì, quella voce che venne dalle mie spalle mi diede sollievo e no, non me ne vergognai: me ne preoccupai. Moltissimo.

Mi rotolai per vederlo, trascinandomi dietro le lenzuola morbide di quel verde orribile che sicuramente mi faceva apparire cianotica.

Trevor si piegò sulle ginocchia per avvicinare il suo volto al mio. Era già pronto, impeccabile, come una Ferrari appena uscita dalla concessionaria.

«Se ti prepari, scendiamo a fare colazione.»

«Al mattino bevo solo caffè.»

E se mai su quel volto, in nottata, era davvero passato un sorriso, in quel momento non ne restava più alcuna traccia.

«Non oggi, Lea.»

La sua ossessione per la mia nutrizione mi infastidiva?

Sì.

Mi alzai comunque per prepararmi?

Sì.

Attraversai la camera completamente nuda per raggiungere il bagno davanti a suoi occhi?

Sì.

Feci i capricci per scendere a fare colazione?

No.

***

«È troppa roba, Trevor.»

Cornetto, pancakes, yogurt greco, miele, frutta secca, cereali, crostata alle fragole (non di stagione), confetture varie, mirtilli freschi. Quella roba non riuscivo a contenerla nemmeno con gli occhi, figurati se l'avrei contenuta nel mio stomaco.

«Non devi finirla tutta.»

Vorrei vedere!

Per Trevor muffin salati, che io avevo escluso categoricamente.

Studiai le varie possibilità che non attendevano altro che una mia decisione, sul tavolo che sembrava imbandito per un Battesimo più che per la colazione.

Infine presi lo yogurt greco, ci versai dentro miele, mirtilli e frutta secca.

Trevor parve soddisfatto e tornò a concentrarsi sulla sua, di colazione.

Io gustai la mia, che risultò davvero azzeccata.

«Brava.»

Il suo giudizio non richiesto mi irritò. «Non mi serve il biscottino ogni volta che ti soddisfo, non sono il tuo cane.»

Appoggiò i gomiti sul tavolo, sporgendosi verso di me. Era sempre così dannatamente serio.

«Ma sarebbe interessante vederti gattonare fino ai miei piedi.»

Lo disse senza particolari inflessioni nel tono, ma la mascella serrata e quel breve guizzo negli occhi mi fecero comunque avvampare. Serrai le cosce, d'istinto, improvvisamente vogliosa di nuove attenzioni lì in mezzo.

«Siamo in un hotel di lusso, non fai che ripetermelo...»

E la sua espressione non cambiò nemmeno mentre rispondeva a quell'affermazione. « Già, la moquette è abbastanza morbida da non scorticarti le ginocchia; sei fortunata, bambina.»

Mi si contorsero le viscere. No, non per il disappunto.

«Trevor...»

«Tutti questi vecchi miliardari tediati dagli affari ti vedrebbero le mutandine nere spuntare dalla gonna di Jeans, Lea, mentre gattoni verso di me, davanti a loro.»

PRICELESSWhere stories live. Discover now