8. Un errore da 15 dollari

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Il parco era ombreggiato, non troppo affollato. Papà mi ci portava sempre, quando era piccola. Lungo quei sentieri asfaltati solo in parte avevo imparato ad andare in bicicletta. Quelli erano i momenti in cui la mia vita sembrava normale. Poi tornavo a casa e mia madre mi ricordava di essere la figlia di una tossica, e che certe dipendenze si divorano anche le esistenze di chi viaggia in un'altra orbita. Probabilmente quello che poi accadde tra me e mio padre non è affatto normale, eppure a pensarci adesso mi sembra quasi inevitabile. Ma quello adulto era lui. Lui, si sarebbe dovuto prendere cura di me. Non io di lui. Né di mamma.

È un bene che siano morti entrambi così presto.

« Non abbiamo una tangenziale, non abbiamo un aeroporto, ma la divina provvidenza non ci ha negato un parco decente. Come puoi vedere non è poi così male, qui, Baker. »

Aveva lasciato la giacca sul sedile della sua Tesla. Era davvero un dragone quello tatuato sul braccio: lo vedevo bene, grazie alle immancabili maniche di camicia arrotolate sopra al gomito.

« Te lo concedo, Lea. Ora torniamo a parlare di affari. Tuo padre ha bloccato il virus di Wall Street prima di suicidarsi, i soldi hanno smesso di girare, e quelli distillati fino a quel momento non sono più raggiungibili. Sono girati i coglioni a un sacco di persone, come potrai immaginare. Non ho mai visto morire tanta gente come in quel periodo. Tutti davano la colpa a tutti, pensando che la controparte si stesse intascando l'intera somma. »

Trevor mi stava dando conferma a quelle che per otto anni erano state solo mie teorie. Chissà che putiferio era scoppiato, non appena il flusso di soldi si era arrestato.

« Ci sono voluti due anni e litri di sangue, prima di rendersi conto che nessuno si stava intascando niente: il fiume di guadagni non era stato deviato, era stato congelato. Il virus era in quarantena. »

« Perché sei venuto solo ora a cercare la chiave per sbloccarlo? »

« Non abbiamo mai smesso di cercarla, Lea. I rapporti con i Canadesi e i Russi si sono interrotti non appena è partita la caccia alle streghe, e ognuno ha cercato di trovare una soluzione all'intero dei propri confini, senza riuscirci. Non si è più mosso un solo centesimo. Fino al mese scorso. »

Mi bloccai nel bel mezzo del sentiero. Trevor si voltò a guardarmi.

« Stai dicendo che qualcuno lo ha sbloccato? Il flusso di soldi è ripartito? »

« Non proprio. » Ripresi a camminare al suo fianco. « È ripartito per una manciata di secondi soltanto, e poi si è interrotto di nuovo. Il flusso è entrato solo nel conto criptato di mio padre, suppongo, perché né i russi né i canadesi sembrano aver colto qualcosa. Quel conto era immobile da otto anni, Lea: dal giorno prima del suicidio di tuo padre. Poi, il mese scorso, in piena notte, sono entrati 15 dollari. »

Mi bloccai di nuovo. 15 dollari. Quella era la misura del problema. 15 cazzo di dollari. Avevo commesso un errore da 15 dollari.

« Un bonifico unico? »

Trevor mi guardò con sospetto. Probabilmente mi ero tradita, ma non faceva troppa differenza. Ormai potevo agire in una sola direzione.

« No, decine di bonifici da pochi spiccioli, per un totale di circa 15 dollari. Perché me lo chiedi? »

«Per capire se è stata intercettata un'unica transazione, se il virus è stato modificato o sbloccato.»

Ancora una volta ci bloccammo nel bel mezzo del sentiero. Intorno a noi i bambini correvano sull'erba, incuranti del caldo e del casino che stavamo sbrogliando io e quell'uomo.

« Tuo padre ti ha spiegato i dettagli, vedo. »

« Già. »

« E tu lavori in finanza. »

PRICELESSWhere stories live. Discover now