81 Non morire senza di me

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***ATTENZIONE MIE LETTRICI, SE SIETE SENSIBILI....BEH SE ERRAVATE SENSIBLI FIN QUI NON CI ERAVATE ARRIVATE, MA È COSA BUONA E GIUSTA DIRVI CHE IL CAPITOLO IN ALCUNI PUNTI PUò RISULTARE DISTURBANTE, DATO CHE DESCRIVE DEGLI ABUSI. MI SPIACE, SAPEVAMO CHE GLI ULTIMI CAPITOLI SAREBBERO STATI POCO PIACEVOLI DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO. ****

Stringevo l'accendino nel palmo così forte che quando tornai ad aprirlo ci trovai l'impronta del logo dei Baker sulla pelle.

Torno presto.

Forse. Forse sarebbe tornato. Non mi avrebbe trovata. Magari Andrey gli avrebbe salvato il culo, ancora una volta. Ci speravo. Ci contavo. Si sarebbe disperato, senza sapere dove fossi. Ma avrebbe capito subito con chi mi trovavo, da quali mani cercavo di difendermi.

Ero abbastanza certa che Viktor volesse me più di quanto volesse Trevor dato che prendendomi ci sconfiggeva entrambi.

Quando avevo visto la foto di Alice sul cellulare avevo compreso che quella giornata non aveva ancora finito di mietere vittime. Forse saremmo morti tutti quanti, e mi colse un vago sollievo a quel pensiero. Mi piacque di più l'idea che se anche fosse accaduto, nessuno avrebbe potuto dire che era stato un gioco da ragazzi.

Avevo un'auto con cui spostarmi, ma era un'auto che aveva un destino diverso, e io non volevo usarla per andare al Sweety. Erano anni che quel veicolo doveva compiere la prima tappa per accompagnarmi verso la libertà e la vendetta. Dovevo guidarla con Denis, e ormai non sarebbe stato possibile. Ma potevo ancora conservare la flebile speranza di guidarla con Trevor.

Quindi chiamai un dannato Uber. Pagai con le app del cellulare, e mi feci lasciare nei pressi del Sweety, ma non nel parcheggio. L'autista mi chiese più volte se fossi certa di voler scendere in quel posto buio e lontano dalla civiltà. Lo convinsi che non ero la persona giusta con cui fare il principe azzurro. Infilai l'accendino in tasca.

Se vuoi rivederla vieni da sola.

Vogliamo El Diablo.

Ma non avevo davvero creduto a quel messaggio. I Volkov, forse, si sarebbero accontentati di El Diablo, e se proprio non fosse bastato magari avrei potuto provare a ingolosirli con il BlueDomino. Ma Viktor, quel grandissimo figlio di puttana, voleva me per colpire Trevor. Alice era una pedina innocente e non l'avrei lasciata nelle mani di quello stronzo.

Entrai nel mio locale buio dopo aver attraversato due strade deserte e il parcheggio incustodito.

Trovai la porta accostata, nessun segno di scasso, nessun vetro rotto. Ovviamente Viktor aveva fatto un lavoro pulito.

Mi chiesi in quanti fossero lì dentro ad aspettarmi. In quanti avessero messo le mani su Alice.

Trovai solo ombre, sagome indistinte che fuggivano dal bagliore di una sera che non offriva né luce né conforto.

Feci qualche passo incerto, inoltrandomi nel Sweety, la mia creatura che per la prima volta mi appariva nemica.

Il cuore mi batteva così forte che temetti mi uscisse dal petto. Immaginai la furiosa vibrazione dello smartwatch di Trevor.

Il solido silenzio mi disorientò, ma durò pochissimo.

«Sono mesi che attendo di metterti le mani addosso, piccola cyka. Ho avuto molto tempo per pensare a cosa farti.»

Si accesero i led che illuminavano le mensole in vetro e acciaio che ospitavano gli alcolici. Viktor era dietro il mio bancone. Lo riconobbi dalla stazza e dal pizzetto. Era tirato a lucido, i lunghi capelli neri raccolti indietro e legati in cima alla testa, una camicia bianca d'alta sartoria e una cintura che aveva tutta l'aria di costare quanto lo stipendio di un dipendente pubblico. Supposi che anche pantaloni e scarpe, nascosti dal bancone, fossero all'altezza.

PRICELESSWhere stories live. Discover now