88 Morirò da re

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Londra

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Londra. Ero tornato. Me l'avrebbe fatta pagare, quella puttana di Londra, io lo sapevo. Già in aereo mi pareva di avvertire sulla pelle le unghie affilate della città che mi richiamava a sé.

E più io sentivo di non appartenerle, più lei trovava il modo di rivendicarmi. Gli affari. La tower. Mio padre. Mi sentivo soffocare sotto il suo cielo scuro. Dov'erano i miei colori belli? Il mio rosso. Il mio verde. La mia luce naturale.

Fanculo, Londra.

Era diversa solo con Lea. Solo per Lea, il mio folletto di supponenza, arroganza, spavalderia e veleno: tutta roba che galleggiava in superficie, ma che sotto c'era roba bella e preziosa lo avevo sentito subito forte e chiaro, come se una sola voce mi avesse chiamato per nome in mezzo ad altre milioni di voci stonate.

L'aria fredda e umida inglese allontanava tutto, e io ero prigioniero di quella capitale ancora una volta. Mio padre inziò a tempestarmi di chiamate non appena fui atterrato.

Lasciai suonare quel maledetto aggeggio finché fui arrivato a casa. Non aveva mandato i suoi uomini da me, sapeva che mi sarei incazzato come una belva e dopo il fiasco dei Volkov al Sweety non era conveniente per nessuno perdere la pazienza prima di aver stabilito le nuovissime regole del vecchissimo fottuto gioco.

Gli risposi solo quando fui dentro casa. In cucina. Davanti al frigo. Mentre cercavo di restare in equilibrio tra rabbia, morte e concentrazione puntando gli occhi sulla calamita italiana che mi aveva regalato Lea.

«Sebastian. Che cazzo vuoi?»

«Hai ucciso Viktor.»

«Chi l'avrebbe mai detto, vero?»

«Era proprio necessario, porca puttana?»

«In effetti no. Potevo farmi ammazzare io. Ma ho scelto l'opzione B. Sai com'è.»

Lo sentii sospirare, come se ricordargli che mi aveva mandato a crepare per mano del braccio destro dei Volkov fosse un fastidioso e inutile appunto in un monologo che doveva essere tutto suo.

«Dov'è la figlia di Matteo Gessi, Trevor?»

«Fuori dai giochi, come ho detto ad Alek. Ho io quello che serve, Sebastian. Sono sicuro che l'altra mummia russa ti ha già anticipato il contenuto della nostra ultima telefonata.»

«Andrey è vivo, Trevor.»

«Bene, così posso ammazzarlo di nuovo, e con piacere. I Baker non perdonano, Sebastian. Dovresti saperlo. Me lo hai insegnato tu.»

«Sappiamo entrambi che Andrey è sempre due passi avanti a te. Non fotterci, Trevor. Perché lui ti avrà già fottuto prima ancora che tu te ne accorga. E con un po' di pazienza, sono certo che ha i mezzi per scoprire dove si nasconde quella piccola stronza della figlia di Matteo Gessi. Lo paghiamo di più, e lo paghiamo meglio. Non prendertela.»

PRICELESSWhere stories live. Discover now