25 Ogni regina ha il suo scettro

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Il delta per El Diablo.

Non dimenticartelo.

Fu Trevor, la mattina dopo, a ricordarmelo. Come avessi potuto lasciare indietro un impegno del genere proprio non lo sapevo. Due giorni senza Denis mi avevano rincoglionita, evidentemente, ma in quelli successivi, per tutta la settimana, feci i compiti con diligenza.

Trevor fu stranamente discreto, tanto che, in alcuni momenti della giornata, mi dimenticavo di avere i suoi occhi elettronici addosso. Alla Credit lavoravo il minimo indispensabile, dato che la somma versata nuovamente da Baker mi garantiva una solida pace da pratiche commerciali per parecchio tempo.

La sera vedevo Andrey al Sweety, e allora capivo che Trevor non era né morto né tornato a Londra. Solo, si nascondeva in qualche angolo tenebroso. Chissà perché. Forse stava elaborando quell'affare che aveva concluso a Milano. Sì, probabilmente stava facendo proprio quello.

E io elaboravo il fatto di essermi fatta scopare in modi che non non mi erano mai stati concessi e che mai avevo concesso. E mi era piaciuto, sì, mi era piaciuto tanto, e ne volevo ancora. Non era un problema che ne volessi ancora, purché la misura in cui ne avesse voluto ancora Trevor fosse maggiore della mia. Non potevo dimenticare tutto quello che c'era in ballo, tutto quell'iceberg di verità più sommerse che emerse: avevo lavorato troppo per vederlo sciogliersi al primo raggio di sole.

Di fatto lo rividi al sabato, quando, secondi i patti, avrei dovuto inserire in sua presenza la chiave di sblocco di El Diablo.

Mi ero esibita nella Red Room, ma avevo preparato la Black per sbloccare El Diablo. Mi presentai con addosso un paio di leggins e un top sportivo: mi ripugnava l'idea di consegnare a Trevor la mia eredità con un Dolce&Gabbana addosso. Il motivo di tanto disgusto sfugge ancora alla mia logica.

E ovviamente lo trovai già dentro la mia room, con le mani in tasca, la giacca addosso nonostante facesse ancora caldo, mentre osservava poco convinto il portatile che avevo semplicemente appoggiato a terra. Mi venne incontro non appena ebbi chiuso la porta.

«Ciao bambina. Ti sono mancato?»

«Per niente.»

Inclinò la testa, studiandomi come fossi un insetto molto curioso.

«Sei proprio una bugiarda del cazzo.» Mi accarezzò i capelli e lo lasciai fare. Forse un po' mi era mancato.

«Cominciamo?» chiesi, ma non attesi nessuna risposta: mi avviai al centro della stanza e mi sedetti a gambe incrociate davanti al laptop.

«Per terra? Sul serio?»

Alzai lo sguardo, convinta. «È pulito, e sono comoda. Tu puoi metterti sulla sedia, o sulla poltrona, se non vuoi sederti per terra.»

Mi guardò di nuovo con la testa inclinata: non capivo se mi stava studiando o se gli facevo tenerezza.

«Starò in piedi, Lea. Ma tu dimmi cosa fai, passo passo. Ok?»

Digitai la password del mio account sulla tastiera, e obbedii. Non mi dispiaceva parlare, mi consentiva di mantenere un certo distacco da quello che stava accadendo.

«El Diablo è un minestrone di roba: un malware metamorfico sostanzialmente, ma con un potenziale inesauribile di possibilità. Attualmente è tarato per spostare sui conti in bitcoin un centesimo per ogni dollaro transato su Wall Street, ma lo si potrebbe modificare e rubare molto di più, o addirittura tutto.»

Di Trevor percepivo solo la presenza al mio fianco, ma supposi stesse osservando dall'alto le mie dita che si muovevano velocemente sui tasti e il monitor del portatile. «Ma in quel caso sospenderebbero le negoziazioni, quindi El Diablo non doveva generare troppo scompiglio. Un centesimo per ogni dollaro è un buon calibro.»

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