44 Groviglio di carne e abbandono (parte 2 )

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C'è una spiegazione scientifica per l'attrazione, la passione e l'innamoramento.

Da esperto di circuiti informatici, non mi è difficile comprendere come un corpo possa reagire in maniera compulsiva e smaniosa a determinati stimoli.

L'infatuazione iniziale di un essere umano verso un altro è innescato dai medesimi circuiti cerebrali che governano sete, fame e ossessioni.

Sì, anche le ossessioni, le manie, le persecuzioni. Androgeni ed estrogeni sono tra i principali inneschi di questi meccanismi e il loro livello all'interno dell'organismo varia anche in funzione del contesto della relazione sentimentale. Soprattutto il testosterone, responsabile di atteggiamenti di dominanza e aggressività anche in ambito sessuale, tende ad abbandonare la fase di picco non appena una relazione diventa stabile, lasciando spazio alla tenerezza con il partner.

Evidentemente i miei neurotrasmettitori non avevano alcuna intenzione di trovare un equilibrio decente: per Lea provavo un'infinita tenerezza ma anche un'irrefrenabile desiderio di dominanza e possesso.

Mi sentivo perfettamente in grado di amarla come nemmeno lei era in grado di fare, ma mi era irrinunciabile la volontà di profanarla con una prepotenza che non ero nemmeno certo potesse essere ben sopportata da quel corpicino sicuramente tonico ma oggettivamente esile.

E la dolcezza del tocco delle sue labbra sulle mie e la tenerezza della sua lingua sulla mia, si dissolsero come brace divorata da fiamme non appena il suo abito nero abbandonò la sua pelle chiara per togliere il disturbo adagiandosi sul pavimento.

Cosa volete sentirvi dire?

Che fui mosso dalla passione? Che mi si innescò il motore del piacere? Che l'avvinghiai tra le mie braccia con febbrile smania?

Sarebbe quasi normale, comprensibile.

Ma io l'avevo avvertita, la mia bambina, io gliel'avevo detto che dopo ore e giorni di vigoroso desiderio incatenato nei boxer di me sarebbe rimasta solo la fame brutale.

E mi tolsi a mala pena la camicia, sfilandola dalla testa senza prendermi la briga di slacciarla a sufficienza, prima di spingere Lea sul letto e girarla di schiena per poterla finalmente ammirare nella sua arrendevole interezza.

Altre mani avevano lasciato carezze su quella schiena, e io cancellai quel ricordo con la lingua, succhiandone via il sapore e lasciandoci il mio, insieme al segno dei miei denti a prova del mio passaggio sulle sue curve invitanti.

Avevo desiderato il contatto della sua schiena sottile contro il mio torace massiccio per tutta la notte, avevo resistito con ingiusta fatica alla tentazione di strappare via la mia cosina preferita dalle braccia di un domatore di fuoco per minuti che avevano il peso specifico di decenni: e Lea era calda, sottomessa, piegata alla mia fame e al suo desiderio, vogliosa di soddisfarmi e ingorda come una bambina al negozio di caramelle mentre spingeva le sue solide natiche con sfrontata spavalderia contro il cavallo dei miei pantaloni, in una provocazione che non assecondai solo perché avevo avuto la prontezza di spirito di non sfilarmeli insieme alla camicia, umilmente consapevole che senza una quantità adeguata di barriere di stoffa tra me e lei le sarei entrato dentro in un nano secondo, privandoci entrambi di uno scambio di infuocate effusioni che non poteva farci che bene, nonostante tutto.

«Cristo Lea, che effetto mi fai...»

E su quelle colline morbide e perfette che erano le sue natiche affondai le mani e i denti, mentre dalla sua bocca sentivo uscire flebili gemiti che mi accarezzavano le orecchie.

Era bella, la mia bambina, perfetta per le mie mani che la avvolgevano ovunque in un connubio perfetto. Era piccola sotto il mio corpo grande, ma non temeva niente, mi provocava ondeggiando il suo corpo contro di me, i capelli che mi solleticavano il torace. Non aveva paura della mia fame, troppo impegnata a voler saziare la sua.

PRICELESSWhere stories live. Discover now