Prologo

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Victor

Bazzico spesso da solo per le vie del centro cittadino di Portland, mi capita sempre di isolarmi poco dopo l'uscita da scuola.
Non che non abbia amici, al contrario, ho una cerchia che non può certo definirsi ristretta, eppure preferisco girovagare da solo in passeggiate, oppure allo studio, e alla vendita di droga. Oggi invece, è un uggìoso giovedì, la passeggiata non si è rivelata però infruttuosa.

Sto percorrendo il marciapiede, calciando qualche sasso ed evitando di guardare fisso davanti a me, i suoni del traffico, un' autista maleducato impreca suonando contro un anziano con il bastone fermo sulle strisce pedonali. Ma che modi, penso guardando il vecchietto che attraversa l'incrocio, l'autista riparte ingranando la marcia, quando il mio sguardo si posa su un oggetto abbandonato a terra: un cellulare quasi nuovo.

Che botta di culo, capita a fagiolo, lo schermo del mio si era scheggiato rovinosamente poco meno di una settimana prima.

Lo raccolgo furtivamente, lo spengo e lo infilo in tasca.

Mi viene voglia di rincasare. I miei genitori non ci sono, così come il pranzo, opto dunque per farmi un panino veloce e mi precipito nella mia camera.

Il cellulare è perfettamente funzionante, ma manca la Sim. «Strano», mormoro osservandolo.

Nella galleria vi è presente un video.

Seleziono il file e premo play.

È uno strazio. Sembra un filmetto horror indipendente. Una ragazza con una felpa turchese è ripresa di spalle, urla mentre un uomo la accoltella più volte. La felpa si sporca di sangue, l'uomo che riprende la scena ride. Tutto è troppo buio perché l'assassino sia visibile in volto.

«Che cavolo!» Urlo quasi, non riesco a convincermi che questo sia vero, e ciò mi confonde. Nella stanza vuota rimbomba il suono della mia voce.

È trascorso un giorno dal ritrovamento del cellulare, e ho provato a digitare qualcosa su internet. Nessuna notizia, nessun video falso su YouTube, nessun film.

La ragazza con la felpa turchese non esiste, non ho abbastanza informazioni per capire di cosa si tratti. Ho deciso di usare il nuovo cellulare, ho comprato una cover carina, ho spostato il video in una chiavetta.

Ricordo che non molto tempo prima un mio amico mi aveva proposto di insegnarmi a fare graffiti in cambio di un po' d'erba, non lo avevo preso seriamente eppure adesso ho voglia di respirare nuova aria, decido di contattarlo. «Ehi, Jake! Ho tempo e roba, ti andrebbe di imbrattare qualcosa?»

Creare murales con le bombolette spray sulle pareti del sottopassaggio della stazione ferroviaria, si rivela essere più facile del previsto, scoprendo di non esserne poi così interessato. Malgrado ciò passo una bella giornata, guadagnando qualcosina e fumo appoggiato a un muro mentre gli amici di mia conoscenza raccontano le scemenze che hanno fatto durante il loro sabato sera. «Ehi, Victor, che fai lì impalato, stasera vieni al raduno? Dai, sarà divertente! Vuoi fare parte della confraternita?» Mi incita Jake, il mio amico dai capelli neri come la pece e gli occhi verdi, osservandomi con un sorriso sghembo.

«Ci penserò su, grazie dell'invito, amico, ci si rivede!» Lo saluto e mi allontano.

Al Director Park adocchio un ragazzo, è bellissimo, sta facendo footing insieme a un altro giovane, e noto che si somigliano in modo incredibile, intuisco che siano gemelli.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now