Capitolo 78

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Megan


Sembro una naufraga in mezzo al mare. Sì, il mare dei suoi occhi.
Lui, col suo sorriso beffardo e i suoi magnifici occhi azzurri, riesce sempre a lasciarmi imbambolata.
E non posso che sembrare un'idiota al suo fianco.
Oh, sì. Quell'uomo ha la capacità strabiliante di rincretinire anche te, Megan Barrymore.
E mi sale il nervosismo al solo pensarci.
Strizzo gli occhi e provo a scacciare via quell'immagine.

Niente da fare, continua a tornare. Ma, dico io, come posso anche solo pensare di lavorarci insieme se appena lo vedo finisco in questo stato catatonico?

Prendo un grosso respiro, è il caso di lavorare.
Ed è proprio in questo momento che incrocio il suo sorriso smagliante, mi guarda con la ventiquattrore in mano. «Ehi, Megan, eccomi... Abbiamo un caso 'particolare'», dice sfilando dalla valigetta una tavola ouija che posa sul tavolo davanti a me, sedendosi poi sulla poltrona di fronte.

Annuisco e lo osservo, ma... Ehi. Un momento. E quella?
Alzo gli occhi al cielo, masticando un'imprecazione. «Cosa diamine ci fa questa tavola ouija nelle tue mani?» Domando guardandolo interrogativa. «Megan, ascoltami l'abbiamo trovata seppellita sotto terra... la vittima rinvenuta presenta il simbolo del marchio Satanico!» Spiega lui grattandosi la nuca, facendo una breve pausa.
«L'avete trovata seppellita sotto terra, molto strano, è un caso particolare», affermo seria.
«Non mi dovevi dire qualcosa?» Domanda con una mano sotto al mento assumendo un'espressione pensosa, dubbiosa. «Sì, dunque da dove inizio...» Mi fermo, lo guardo facendo una smorfia, chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, mentre mi lascio andare sulla poltrona: la giornata è stata a dirla tutta stressante e non vedo l'ora di tornare a casa. Resto in quel breve stato di relax per qualche secondo, assaporando il silenzio che la stanza regala. Poi riapro gli occhi... E mi trovo di fronte Nathan che mi osserva in silenzio, a pochi centimetri di distanza da me... E, per una frazione di secondo resto incantata da quegli occhi: così azzurri, così intensi... Così indagatori; poi divento rossa come un pomodoro e alzandomi di scatto esclamo: «Accidenti a te, Nathan! Mi hai fatto prendere un colpo! Non mi posso distrarre un attimo con te, allora... stavo dicendo...» Tamburello distrattamente le dita sul bracciolo della poltrona.
Nathan osserva le mie guance arrossate e con uno dei suoi soliti sorrisetti compiaciuti resta a guardarmi seduto sulla poltrona di fronte a me.
«Questi casi di omicidi sono collegati con la setta Satanica, c'è una brutta notizia purtroppo il nostro mondo rischia di collassare creando una dimensione alternativa in cui le nostre vite sarebbero trasformate in incubi, creature demoniache popoleranno questo pianeta e il cielo sarà oscurato dalla notte perenne... L'ascesa dell'Apocalisse!» Dichiaro rabbrividendo al solo pensiero che potrebbe accadere ciò che ho predetto nella visione.

Nathan mi guarda incredulo, confuso, la fronte aggrottata, gli occhi spalancati. «Cosa, ma è assurdo! L'apocalisse? Ma che razza di storia è mai questa?» Biascica quelle frasi balbettando.
«So che ti sembra assurdo, ma è la verità, le forze del male minacciano l'umanità e il nostro futuro. Dobbiamo evitare che ciò accada!» Spiego mentre il cellulare di Nathan improvvisamente inizia a squillare, aggrotta la fronte e fissa il display.
Subito dopo lo sento conversare. «Victor?» Nathan risponde, sembra ansioso. «Sono allo studio di Megan, tu dove sei?» Il castano confuso osserva il cellulare e mi guarda. «Ha riattaccato, poco prima ho sentito delle interferenze...»
«È un brutto segno!»
L'agente mi guarda allibito, una goccia di sudore gli cola dalla fronte, strizza gli occhi portandosi una mano sulla fronte, assumendo un'espressione sofferente. «Megan, scusami ma devo andare... ci si rivede», scatta in piedi e frettolosamente mi volta le spalle, la porta d'ingresso si apre e lo stridio dei campanellini sull'acchiappasogni indicano che è giunto un nuovo cliente, Nathan si ferma di colpo nel vedere Victor di fronte a sé. «E tu cosa ci fai qui?» Elargisce il castano.

La luce delle lampade iniziano a funzionare in modo intermittente. «Cosa sta succedendo?» Farfuglia Victor guardandosi intorno spaesato.

«Avverto un accumulo di anime intrappolate in posti diversi.» Spiego facendo un disegno una specie di mappa su un foglio A4. Glielo mostro a Nathan che lo ispeziona. «Dunque il museo dell'Arte, Cleveland High School, Forest Park e Richmond. Quattro luoghi, collegati fra loro da qualche fenomeno soprannaturale», ribatte Nathan pensieroso.

«Un attimo, ma cosa diamine sta succedendo?» Domanda Victor stranito, preoccupato.
«Vic, tesoro, torna a casa, io ho delle cose da sbrigare», impone il castano con un'espressione seria uscendo frettolosamente dall'ufficio.

Victor

Nathan è uscito di corsa dall'ufficio di Megan senza darmi una spiegazione, detesto quando fa così.

Senza proferire parola saluto Megan con un cenno del capo e ignorando il suo richiamo esco dall'edificio e salgo in auto. Dove sarà andato adesso? Mi ha raccomandato di tornare a casa, aveva un'espressione stravolta probabilmente avrà avuto un'altra delle sue visioni premonitrici, cosa avrà visto che lo ha sconvolto a tal punto da scappare via in quel modo?
Istintivamente lo contatto con il cellulare, ma mi accorgo subito che è irraggiungibile, c'è la segreteria attiva: Salve, risponde Nathan, mi scuso per l'inconveniente, attualmente non sono disponibile richiami più tardi. Impreco contro la segreteria e batto il palmo sul volante. Dannazione, ma dove diavolo è andato adesso?

Murderer SuspectWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu