Capitolo 16 - 2 Parte

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Victor

All'improvviso percepisco dei rumori al piano di sotto, e incuriosito mi precipito subito al piano inferiore e vedo la porta del bagno chiusa, la luce accesa, e sento qualcuno che sta gemendo, come colpito da conati di vomito.

Istintivamente apro la porta e una volta entrato vedo Nathan vicino al Water, piegato in due che vomita anche l'anima.

Non si è ancora accorto della mia presenza, è di spalle con il corpo piegato in avanti e ansante continua a essere colpito da forti conati di vomito, trema come una foglia.
Lentamente mi avvicino a lui, gli poggio una mano sulla fronte e gli massaggio la schiena curvata.
«Victor, sei tu?» Sento la voce di Nathan colta dai singhiozzi, sta piangendo.
«Perché stai piangendo? Che hai?! Per favore parlami!»
Scuote la testa, tira lo sciacquone e con un timido tentativo cerca di divincolarsi dalla mia presa.
«Per favore lasciami.» Il suo tono supplichevole mi fa desistere.
Lascio lentamente la presa e, in questo istante, il castano mi passa davanti lavando le mani, le asciuga, e come se nulla fosse successo sta per andarsene. Serra i pugni lungo i fianchi e in questo istante l'agente mi guarda accigliato, sembra confuso.

«Perché ultimamente sei sempre così triste?» Confesso con gli occhi lucidi.
In questo istante vedo la pistola di Nathan che aveva poggiato sul mobiletto spero che non l'abbia vista, lesto la raccolgo e occulto sotto la maglia.

«Sono sempre triste e depresso per problemi personali che a te non devono importare, intesi?!» Alza il tono di voce facendomi tremare, noto che ha le lacrime agli occhi, sta piangendo.

In questo istante mi volta le spalle e senza proferire parola esce dal bagno lasciandomi solo e sempre con più dubbi.

Quando esco dal bagno vedo Nathan appoggiato alla parete. Il suo viso è arrossato, dalla fronte scivolano gocce di sudore. «Che cos'hai? Tu non stai bene, aspetta chiamo la mamma e andiamo in ospedale», e appena nomino ospedale Nathan si altera, il suo corpo è sostenuto di schiena alla parete. «Io non ho bisogno di andare in nessun ospedale! Sto benissimo!» Alza un dito e lo vedo barcollare, lo sguardo fisso batte le palpebre per poi scivolare di lato perdendo i sensi. Mi avvicino titubante, allungo la mano destra e subito dopo sfioro la sua fronte sudata e al tocco comprendo che ha la febbre alta.

«Mamma, Nathan sta male!» Grido allarmato.
Mia madre irrompe nel corridoio palesemente sconvolta. «Oddio, tesoro, che cosa è successo?»
«È svenuto... chiamiamo un'ambulanza lo portiamo in ospedale!»

Mia madre, concitata afferra il cellulare e compone il numero del 911. La sento ansiosa, gesticola mentre conversa. «Sì, d'accordo, attendiamo» e riattacca.

«Arriveranno tra una decina di minuti, intanto dovrebbero arrivare anche Caleb e suo fratello Matthew, li ho avvisati che Nathan è qui da noi, forza aiutami a portarlo sul divano, non possiamo lasciarlo lì.» Mia madre prendendo Nathan per le spalle la aiuto a portarlo in soggiorno e lo distendiamo sul divano.

«Ha vomitato e credo abbia la febbre alta, guarda», mentre appoggio la mano sulla sua fronte.

Qualcuno sta suonando il campanello. «Mamma, vado io, saranno loro» e subito mi dirigo alla porta d'ingresso, dallo spioncino intravedo Caleb e Matthew e a questo punto apro la porta trovandomi di fronte i due uomini.

«Dov'è Nathan, e come mai è qui invece che in ospedale?» Subito chiede Matthew avanzando entrando in casa non dandomi il tempo di controbattere.

«Permesso», biascica Caleb freddamente, seguendo il fratello in soggiorno.

Entrando nel salone vedo i due in piedi poco distante dal castano che giace sul divano. «Vorrei capire perché è qui!» Asserisce Matthew in tono acido.
«L'ho trovato in stato confusionale che vagava per strada sotto la pioggia, non potevo lasciarlo al gelo», spiego abbassando lo sguardo.

«Grazie, Victor per esserti preso cura di lui», riconoscente mi fa un lieve sorriso.

«Non sta bene, lo porteremo in ospedale, ha vomitato e in più ha la febbre alta, spero si tratti di un virus influenzale», spiega mia madre preoccupata.

Matthew ha uno sguardo triste, mentre accarezza la guancia del fratello dormiente.

Poi dalla finestra vedo le sirene dell'ambulanza che lampeggiano senza emettere suoni. «Sono arrivati», vedo i paramedici spingere la barella ed entrare all'interno dell'edificio.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now