Capitolo 10

133 23 91
                                    

Nathan

Siamo tutti radunati attorno ad un tavolo di metallo interamente ricoperto di foto, pagine bianche, cartelle e appunti.
Ci guardiamo l'un l'altro, disorientati e stanchi.
«Dunque, Nathan, spiegaci il motivo per cui ci hai radunati qui!» Sbotta Matthew, calciando un bicchiere di plastica accidentalmente finito sul pavimento della break room.

«Per prima cosa dobbiamo agire prima che accada l'inevitabile», spiego, stropicciando gli occhi.

«E dunque? In che consiste questo piano, e cosa dobbiamo fare?» Domanda Matthew, scostando rumorosamente la sedia, sprofondadovi sopra sconfortato.

«Questa è la mappa dell'università, fermeremo i terroristi prima che possano fare una strage, uniti possiamo farcela», mormoro guardando i miei colleghi, consultando la mappa.
«Nathan, conta pure sul nostro supporto!» E guardando i miei colleghi annuisco. Mi alzo dirigendomi alla macchina del caffè.
«Allora, verranno con me Matthew e Ronan, e la squadra SWAT», comunico sorseggiando il caffè ancora caldo.
«Indosseremo queste, potrebbero rivelarsi utili in caso di un conflitto a fuoco...» Dichiaro consegnando l'equipaggiamento ai miei colleghi.

Mezz'ora dopo...
Insieme ai miei colleghi ci avviamo alla nostra destinazione.

Improvvisamente percepisco un brivido lungo la schiena, il cuore che batte all'impazzata e la vista si offusca; una visione si palesa davanti ai miei occhi: si sente un colpo di pistola e intravedo Victor crollare sul pavimento del corridoio in una pozza di sangue.

Mi manca l'aria. «Nathan?» La voce di Caleb mi riporta alla realtà. Percepisco un rivolo di sudore scivolare dalla fronte.

Si sentono molteplici passi provenire dal corridoio, deglutisco rumorosamente. «Ragazzi, ascoltatemi, stanno arrivando... Dai passi sono in quattro. Svelti!»

In questo preciso istante la porta dell'aula si apre, subito dopo delle figure incappucciate entrano sparando alla cieca. I proiettili sibilano nell'aria e si conficcano nei muri.

«Non c'è nessuno?» Urla uno dei malviventi.
Nel preciso istante che smettono di sparare per ricaricare le armi io e i miei colleghi, sbucando dalla barricata di banchi con le pistole in pugno, urliamo: «Fermi, siete in arresto!»
C'è un attimo di silenzio, e subito dopo gli uomini armati fanno fuoco e in questo istante inizia una sparatoria.

Nessuno dei nostri resta ferito, fortunatamente, mentre i malviventi ne muoiono in tre. L'ultimo ancora in vita è ferito alla spalla.

«Arrenditi, getta la pistola!» Urliamo, mentre l'uomo indietreggia, e in questo istante intravedo Victor sopraggiungere dal corridoio. Il malvivente con un gesto veloce afferra il ragazzo per il collo e gli punta la pistola alla testa. «Non vuoi che lo ammazzi, vero?» La voce malevola dell'uomo che ho di fronte mi fa gelare il sangue nelle vene, i suoi occhi verdi sono glaciali.

Victor mi guarda negli occhi terrorizzato, mentre l'uomo continua a puntargli l'arma alla testa. Bastardo!
La situazione è critica, nonostante tutto decido di attuare il piano di riserva.
È rischioso, ma devo agire o sarà troppo tardi.
Abbasso la pistola e mi avvicino lentamente all'uomo che mi fissa sogghignando. «Non fare un passo in più o ti ammazzo!» Impreca l'uomo e in questo preciso istante con uno scatto felino mi avvento contro di lui, Victor gli dà una gomitata allo stomaco riuscendo a divincolarsi dalla presa, in un istante nasce una colluttazione e ruzzoliamo sul pavimento, esplode un colpo di pistola e percepisco un dolore al petto.

«No, Nathan!» Sento urlare mentre frastornato dal dolore mi tasto il petto. Sorrido e con un gesto lesto punto la pistola contro l'uomo che intanto sta per uccidere Victor. Senza esitare faccio fuoco, colpendo l'uomo alla gamba prima che uccida il ragazzo.

Vedo i miei colleghi che ammanettano il criminale, Victor mi si avvicina titubante. «Stai bene? Non sei ferito, vero? Ti aveva colpito in pieno petto...» Borbotta quelle frasi in uno stato di agitazione. «Sto bene, tranquillo, mi ha salvato questo!» Esclamo mostrandogli il giubbotto antiproiettile che indosso sotto la divisa.

«Sei uno stronzo! Mi hai fatto prendere un colpo, credevo che ti avesse ucciso!» Sbotta mentre mi fulmina con lo sguardo.

«Ehi, ehi, modera i termini ragazzino, non lo sai che non si dicono le parolacce? Piuttosto... dovresti ringraziarmi, in fondo ti ho salvato la vita...» Esalo incrociando le braccia al petto, lo punzecchio ironico, assumendo un'espressione scherzosa.

Victor dal canto suo resta in silenzio per un attimo, aggrottando le sopracciglia e la sua espressione "imbronciata" mi fa ridere. «Perché ridi?» Borbotta stizzito il ragazzo.
«Non ammetti a te stesso che hai avuto paura di morire. Ti capisco, in fondo è normale essere terrorizzati, hai rischiato grosso, ma per fortuna tutto è finito bene!» Dico dandogli una pacca sulla spalla. Intravedo che in questo istante il ragazzo mi guarda incredulo, spalanca leggermente le labbra come se voglia dire qualcosa, i suoi occhi diventano lucidi. «N-Nathan... ecco io...» Farfuglia sbattendo le palpebre ansioso abbassando lo sguardo.

«Cosa c'è? Dimmi ti ascolto!»

In questo istante resto sorpreso dal suo gesto, mi abbraccia forte a sé per poi scoppiare a piangere e a tremare ancora scosso dall'accaduto.
«Ehi, va tutto bene... È tutto finito!» Gli accarezzo i capelli mentre gli sussurro frasi confortanti.

Nell'aula si elevano commenti e applausi, mentre una risata ironica giunge alle mie orecchie. «Morirete tutti!»
Ho solo il tempo di fare da scudo a Victor, e subito dopo c'è una tremenda esplosione, nella deflagrazione vengo sospinto violentemente sbattendo con la schiena alla parete, l'urto è così forte che mi fischiano le orecchie, sto per perdere i sensi, vedo tutto sfocato, alcuni miei colleghi frastornati giacciono al suolo, percepisco a malapena le urla di Victor la sua espressione terrorizzata come i miei colleghi, intorno a noi fumo e fiamme.
Victor è accanto a me.
Un rivolo denso scarlatto mi scivola dalla fronte, il sangue fluisce dalla ferita, la vista si offusca. «State tutti bene?» Dico a malapena con il respiro mozzato.
Intravedo qualche agente ferito lievemente, per fortuna la barricata di banchi li ha protetti.

Incrocio lo sguardo intimorito di Victor, mi tiene il capo sulle sue ginocchia e piangendo borbotta il mio nome tra i singhiozzi. «Oddio, Nathan sei ferito, stai sanguinando, presto un'ambulanza!» Urla mentre le sue mani tremanti mi sfiorano la guancia destra. «Non mollare, per favore, resta sveglio, ti prego, non morire!»
Vorrei tanto poterlo confortare, ma non ci riesco.
Percepisco voci che si confondono, il suono di un'ambulanza, voci lontane, sbatto le palpebre e intravedo una luce bianca che si palesa davanti a me, un tunnel di luce invitante, sto forse morendo?

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now