Capitolo 13

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Nathan

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Questo capitolo contiene scene vietate ai minori di diciotto anni, è sconsigliato al pubblico minorenne e alle persone sensibili.

Canzone consigliata durante la lettura: Haunted -Evanescence⏭️

Apro lentamente gli occhi, e la luce artificiale fa sì che possa schiarire la visuale. Sono in un letto d'ospedale.
Mi sento frastornato, il corpo indolenzito. La testa che gira come una trottola. È notte, e c'è uno strano e inquietante silenzio, non c'è nessuno?
Lentamente mi passo una mano sulla fronte, dove mi accorgo di avere una benda che mi fascia la testa.

Una forte emicrania mi fa sussultare, e in questo istante flashback di immagini mi torna alla mente l'attentato all'università. Rimembro che ho protetto Victor afferrandolo tra le mie braccia e poi l'esplosione...

Percepisco la gola secca, socchiudendo gli occhi, le gambe nude mi tremano sotto la casacca bianca dell'ospedale.
Sono solo. Dove sono gli altri? Cerco di scendere dal letto, ma subito vengo fermato da qualcuno, una sagoma maschile alta, vestito di bianco, è un uomo, intravedo il nome John Malkovich, appuntato al suo camice. «Oh, ti sei svegliato, non devi alzarti, scommetto che ti gira la testa, vero?» Si sfila gli occhiali da lettura, mi sorride e li ripone nella tasca del camice.
«Chi è lei? P-Perché è qui? Sì, che strano, mi gira tutto intorno... ho sete», farfuglio confuso.

«Non si preoccupi, passerà, lascia che la aiuti, sono un dottore», mentre gentilmente mi avvicina alle labbra un bicchiere d'acqua e mi aiuta a bere. «Deve riposare, il suo corpo... ha bisogno di riposo e guarire dalle ferite!» Riferisce con un tono ammonitore.
Abbasso lo sguardo sulle mie gambe nude, percepisco qualcosa di ruvido e ingombrante fasciare la gamba destra, uno strato di gesso fino al ginocchio.

Rivolgo lo sguardo all'uomo che mi sta sorvegliando, è alto, biondo e occhi acquamarina, mi guarda e intravedo un sorriso indecifrabile. «Nathan, il giubbotto antiproiettile ha evitato lesioni al busto e alla spina dorsale, la gamba destra ha subito danni e... questo dovrà portarlo per una settimana, dovrà restare qui fin quando non sarà dimesso, questa possiamo toglierla», spiega serio, sfilandomi la fascia sulla testa.

Dovrò restare qui ancora per molto?

«Dove sono i miei oggetti personali?» Fremo dal desiderio di contattare e sentire la voce di mia moglie, mio figlio e i miei familiari.

«Ah, mi dispiace ma a quest'ora dormono tutti, è tardi... li contatterà domani, certo, i tuoi oggetti personali sono in quel cassetto del comodino.»

Improvvisamente la vista mi si offusca, e inizio a sentire la testa leggera, le braccia afflosciarsi di lato, il capo abbassato in avanti. Mi sento così dannatamente debole, il mio corpo è come paralizzato. Cosa mi succede? Inizio a sentire caldo, mentre un rivolo di sudore mi scende dalla fronte.

«Lo sai, Nathan, sono felice di rivederti, probabilmente non ti ricorderai di me... ma sono lieto che il destino ci abbia fatto rincontrare... La tua pelle immacolata ti rende ancora più affascinante, sensuale... mi viene voglia di maltrattarti fino a farti urlare di dolore!» Emette una risata di puro piacere sadico, e prende il mio volto tra le mani, incrocio il suo sguardo famelico, rabbrividisco e istintivamente sposto il capo dall'altro lato per evitare che mi baci. Cerco di urlare, ma dalle mie labbra esce solo un gemito. Mi afferra per il mento e tremo quando si avventa sulle mie labbra.
Mi irrigidisco al suo tocco, sentendomi confuso e debole.

«Dio, quanto ti amo, Nathan! Oh, bene! La droga sta facendo effetto!» Lo sento sghignazzare.

Il suo respiro si fa più veloce, mentre cerca di approfondire il bacio spingendo con la lingua tra le mie labbra, con disgusto mi rifiuto serrando le labbra con più decisione. Intravedo un velo di rabbia negli occhi dell'uomo. «Non puoi resistermi. È tutto inutile!» E detto questo mi morde le labbra con forza, fino a farle sanguinare.
Gemo e dischiudo le labbra, l'uomo si fa strada furiosamente dentro la mia bocca.

Improvvisamente mi riscuoto quando percepisco le mani dell'uomo che mi accarezzano la pelle sotto la casacca scendendo sempre più giù fino ad arrivare ai boxer, abbassandoli. Allarmato rabbrividisco, sgrano gli occhi terrorizzato cerco di divincolarmi dalla presa del mio aguzzino, ma ottengo solo che questo si allontana dalle mie labbra per passare a disseminare il collo di umidi baci. Questa volta non riesco a trattenere un gemito.

Lo vedo denudarsi sfilandosi i pantaloni e i boxer, mostrando la sua erezione... Intimorito deglutisco un groppo in gola, la saliva mi si secca sempre più e avverto la bocca amara.

D'improvviso percepisco poggiare qualcosa di forma sferica sul petto, all'altezza del cuore, subito dopo sulla zona si propaga un bruciore insopportabile facendomi gridare.

«Ti ho maledetto con il marchio di Sargatanas, renderò la tua vita un inferno, desidererai morire o non essere mai nato!» la voce malevola del mio aguzzino mi tormenta, e continua la mia tortura.

Mi tiene fermo per i fianchi e mi solleva, facendo aderire le natiche fra le sue gambe.
«Ti farò un po' male... Sei così bello, oh, sì! Ti voglio ora!»
Avverto un dolore lancinante che mi mozza il respiro.
Aumenta la velocità e la forza delle spinte, assecondato dai movimenti del bacino, uscendo quasi del tutto dal mio corpo per poi rientrare con una spinta più violenta. «Ah! Ah! A-Aiuto! F-Fermati!» Gemo, strizzando gli occhi boccheggiando in cerca d'aria.
«Nessuno ti potrà sentire, le stanze di questo ospedale sono insonorizzate! Nathan, sei solo e sei mio!» Mormora ridacchiando nel mio orecchio.
«Figlio di p-puttana! Lasciami, b-bastardo!» Impreco digrignando i denti.

Mi infila un dito in bocca, sgranando gli occhi, disgustato glielo mordo, lo vedo sanguinare.
Mi trovo contro il suo petto, seduto fra le sue gambe, mi cinge in un abbraccio, le sue mani sfiorano avidamente il mio torace nudo, tormentando i capezzoli che al suo costante sfregamento si sono inturgiditi.

Il cuore mi batte forte, i muscoli doloranti, e un rivolo di sudore mi cola dalla fronte, la vista mi si annebbia sempre più, mi sento spossato, accaldato e sto per svenire, non so per quanto ancora riuscirò a resistere a questa tortura.

Avverto l'uomo che infila una mano sotto la stoffa della camicia andando a stringere vigorosamente le mie natiche, facendomi tremare.
Sono esausto, la testa vortica come una trottola.
Vedo puntini neri davanti alla mia visuale.

Percepisco qualcosa di umido e caldo colare sulle mie gambe, stringo debolmente il lenzuolo sotto le mie mani con le unghie, mentre il mio respiro si fa sempre più debole, annaspo in cerca d'ossigeno.
Sono rivolto con la testa contro il suo petto.
Con una mano afferra e stringe il mio membro toccandolo con movimenti che mi fanno sussultare, ansimare, gemere.
Lo sento gemere, sghignazzare mentre continua a torturarmi.
Poi, forse preso da un attimo di compassione pone fine alla mia tortura, con una scrollata esce da dentro di me, lo sento sussurrare il mio nome in preda a gemiti.
Tremo e le lacrime mi offuscano la vista, poi tutto diventa buio.

Murderer SuspectWo Geschichten leben. Entdecke jetzt