Capitolo 27

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Nathan

Canzone consigliata durante la lettura: Angel With a Shothun - The Cab⏭️


Sono in un soggiorno e vedo il patrigno di Victor che punta la pistola alla fronte del ragazzo. No, non farlo! Urlo mentre scatto in avanti; il colpo di pistola esplode e colpisce il ragazzo in pieno torace, sconvolto lo vedo crollare sul pavimento, incrocio il suo sguardo, le sue lacrime mentre spira tra le mie braccia. «No! Victor!»

Mi sveglio di soprassalto urlando, il cuore che batte all'impazzata nel petto, le mani che tremano. «Nathan? Ancora gli incubi?» Sento la voce di Matthew che mi accarezza i capelli. Non ricordo perché è qui?

«Ho avuto una visione... Victor è in pericolo!» E, senza proferire parola, mi alzo in piedi per indossare una felpa e dei jeans. «Che sta succedendo qui?» Vedo la luce accendersi e Samantha che entra in soggiorno. «Scusa amore, ma è una questione di vita o di morte. Devo andare! Ti spiegherò tutto quando tornerò, vai a letto è tardi!» Affermo guardando l'orologio da parete sono le 04:10. «E cosa ci fa Matthew sul nostro divano?» Samantha mi guarda perplessa. «È lunga da spiegare, Nathan ti dirà tutto a tempo debito. Adesso dobbiamo andare.» Si alza e in questo istante mi dispiace lasciare mia moglie a casa senza una spiegazione logica.

«Torna presto, e stai attento!» La guardo e con un sorriso la saluto con un cenno del capo e insieme a Matthew usciamo di casa e saliti a bordo delle nostre auto ci dirigiamo a casa di Victor.

Apro il vano portaoggetti e recupero la pistola di riserva che ripongo nella fondina che ho ai fianchi. Intanto chiamiamo un'ambulanza nel caso possa esserci utile. Mio fratello è intento a conversare al cellulare fuori l'edificio dove abita Victor.

Fa che non sia tardi, fa che sia ancora vivo! Sento un colpo di pistola. Corro a perdifiato nel corridoio e busso alla porta dell'appartamento urlando: «Polizia, aprite la porta!» Nessuna risposta. L'ansia mi assale e senza riflettere con una spallata assestata, irrompo nell'appartamento con la pistola in pugno.
Vedo Victor, la madre stesa a terra in una pozza di sangue, e il patrigno che punta la pistola contro il ragazzo.
Le nostre armi entrambe puntate contro, sta per sparare e nel medesimo istante la mia mano trema leggermente, fisso l'uomo negli occhi, le labbra serrate, la mascella contratta e lo sguardo irato, premo il grilletto, due colpi in successione uno mi colpisce al braccio e l'altro uccide l'uomo che crolla al suolo senza vita con un colpo in fronte.
La canna della mia pistola è ancora fumante, abbassando l'arma la ripongo nella fondina.
Victor è sotto shock, mi avvicino e subito intravedo i suoi occhi castani colmi di lacrime.
Sua madre purtroppo non ce l'ha fatta.
Il paramedico ne constata il decesso.
«È morta, mia madre è morta! Nathan non l'hai salvata, sei un fallito!» Urla in preda alla rabbia mentre inizia a sferrare pugni sul mio torace, sono inginocchiato accanto a lui, mentre non riesco a trattenere le lacrime. «Non sono riuscito a salvarla, io... hai ragione sono un fallito!»

Accorrono alcuni nostri colleghi, tra cui Jason e Adam, il primo moro, occhi castani, l'altro biondo e occhi cerulei. «Nathan, cosa è successo?» Chiede Jason guardando i corpi sul pavimento.

«Il patrigno di Victor ha ucciso sua moglie, stava per uccidere anche il ragazzo, sono stato costretto a sparargli!» Spiego abbassando lo sguardo. «Guardate, questa pistola è una Beretta 92.» Indico ai miei colleghi l'arma che l'uomo stringeva tra le mani.
Forse è lui l'assassino di Ronan? Subito ispezionano l'arma prelevandola con i guanti e la conservano in una busta di plastica insieme ai bossoli che verranno esaminati.

«Tutto chiaro, dunque, probabilmente, ci troviamo davanti a un caso di lite familiare sfociata in un tragico epilogo.» Ipotizza Jason, grattandosi la barbetta castana sotto il mento.

«No, non è così... cioè in parte, il mio patrigno avrà scoperto che mia madre aveva una relazione clandestina con il mio vero padre, Ronan, e per gelosia ha ucciso mia madre, e poi avrebbe ucciso anche me se Nathan non lo avesse fermato!» Dichiara Victor tra le lacrime, balbettando in stato confusionale.
«Noi andiamo via, portiamo le prove in ufficio e domani le esamineremo» Chiosa Adam, grattandosi la barbetta bionda sul mento. Insieme ai nostri colleghi lasciamo l'edificio, li salutiamo e le nostre strade si separano.
«Agente, ma lei è ferito!» Uno dei paramedici nota la ferita al braccio che sanguina e subito dopo si accinge a suturare, disinfettare e fasciare la ferita. Stringo i denti per il bruciore e dolore. «È stato fortunato, il proiettile è uscito, guarirà entro cinque giorni.» Spiega una donna bionda e occhi azzurri. «Grazie mille!»

«Di nulla, arrivederci.»
I paramedici trasportano i corpi delle vittime sull'ambulanza. Mio fratello Matthew e Victor sono saliti su un autoambulanza. Li seguo in macchina e mi rendo conto che sono esausto.

Raggiungo l'ospedale e vedo nell'ingresso i due che seguono i paramedici che stanno portando i corpi nell'obitorio.
Guardo Victor sedersi sulla panca, ha un'espressione distrutta in volto.
Vorrei parlargli ma temo la sua reazione.
I suoi occhi castani sono colmi di lacrime, lo sguardo nel vuoto, le labbra tremanti.

Non riesco a stare lì e guardarlo soffrire mentre piange come un bambino. Mi siedo accanto a lui e lo avvolgo in un abbraccio. «Victor, sfogati, piangi, urla, dimmi che mi odi, forza lascia andare tutta la rabbia che hai dentro!»
Il ragazzo afferra il lembo della mia felpa fra le mani, aggrappandosi disperatamente alle mie braccia. Lo sento tremare, singhiozzare e tirare su con il naso. «Perché Nathan? Perché sei così gentile con me, nonostante io ti ho abbia detto tutte quelle cose orrende? Non riesco a guardarti più negli occhi dopo che ti ho urlato contro tutte quelle cattiverie, mi dispiace non volevo io...» Farfuglia tra i singhiozzi e in questo istante mi accorgo che si è addormentato tra le mie braccia.

«Che scena colma di tenerezza... sta dormendo come un bambino tra le tue braccia, ma guardalo, è così sereno, adesso.» La voce di Matthew mi fa trasalire.

«Ehi, già è proprio stanco, lo capisco», dico sottovoce per non svegliare il ragazzo che adesso ha la testa appoggiata sulle mie ginocchia mentre lo guardo dormire sorrido sereno.

«Resterà a casa mia per stanotte, vorrei che sia al sicuro e che non torni a casa sua dove ha assistito alla morte di sua madre e quella del patrigno, sarà un trauma difficile da superare!» Spiego sempre a bassa voce.

Matthew annuisce comprensivo. «Credo che sia una buona idea almeno non sarà solo e non dormirà in quella casa.» Guardo il ragazzo e in questo istante lo vedo aprire gli occhi, incrocio il suo sguardo confuso nel trovarsi in quella posizione: steso con la testa sulle mie ginocchia. «Ehi, stai calmo, va tutto bene, eri così stanco che sei crollato tra le mie braccia, eri proprio carino quando dormivi, sembravi un bambino!» Commento scherzoso mentre lui evita di guardarmi negli occhi tornando a essere scontroso e con il broncio.
Sembrava strano che tornasse quel ragazzo sensibile di un tempo, già credo proprio che mi odi ancora. Chissà se il nostro rapporto potrebbe tornare di nuovo quello di un tempo, in fondo è stato di alti e bassi litigate, incomprensioni, e il suo comportamento mi ricorda Matthew in passato.

«Mi sono addormentato tra le tue braccia?» Chiede confuso, grattandosi la nuca e stranamente sembra in imbarazzo, ma non comprendo affatto il perché della sua timidezza in fondo non è successo nulla di male. Che strano!

«Stavo pensando... che se a te fa piacere... potresti stare a casa mia per un po' se vuoi.» Gli sorrido mentre lui con il broncio evita ancora di incrociare il mio sguardo. «Ti ringrazio per l'invito, ma non voglio essere di disturbo!» Dichiara mettendosi seduto e in questo istante sciolgo l'abbraccio. «Non sarai mai di disturbo, Victor, sei il benvenuto in famiglia, dai resta.» Sorrido mentre questa volta Victor mi guarda finalmente negli occhi e mi fa male vedere le sue iridi nocciola umide di lacrime.

«Sei sempre così gentile, perché stai facendo tutto questo per me?»
«Perché ti voglio bene, e non mi importa se mi odi. Mi basta sapere che tu stia bene!»
«Vado a salutare mia madre e poi... verrò con te.» Dice il ragazzo improvvisamente, lasciandomi completamente sbalordito.
Resto così sorpreso da ciò che ha appena detto che non riesco a spiccicare parola, mentre lo vedo entrare nella camera mortuaria.

Forse non mi odia davvero e credo che le cose tra di noi possano migliorare.

Murderer SuspectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora