Capitolo 16 - 1 Parte

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Victor

Canzone consigliata durante la lettura: Incomplete - BackStreet Boys ⏭️

Intanto vado a recuperare un mio pigiama sperando che sia della sua misura. Ripenso a quando poco fa l'ho trovato in strada, sotto la pioggia incessante, in stato confusionale che vagava senza meta con lo sguardo nel vuoto. Cosa gli sarà successo?

Cosa ti importa dove vado? Potrei andarmene all'inferno! Sarebbe meglio! L'ha detto con una risata amara che mi ha fatto male vederlo in quello stato.

Una volta tornato fuori dalla porta, incuriosito avvicinando l'orecchio, sento lo scroscio dell'acqua della doccia fluire, ma mi sembra di sentire che Nathan sta piangendo.

Incuriosito e amareggiato nel sentirlo singhiozzare, apro la porta ed avanzo, sbirciando dalla porta vetro del box doccia scorgo la figura longilinea e muscolosa dell'uomo. 

È di spalle e il mio sguardo scorre lungo la sua figura sotto la doccia, questa volta il mio sguardo si posa su quei segni rossi che marchiano la schiena nuda dell'uomo, le scapole, sembrano graffi, come se li sarà procurati?

«Nathan, ti ho messo i vestiti asciutti sul portabiancheria, ehi, tutto bene?» Chiedo fremendo dal desiderio di aprire la porta doccia e consolarlo, ma non posso farlo.

«Sì, tutto bene, scusa ho quasi finito!» Dice e a questo punto a malincuore mi allontano uscendo dal bagno. Trascorrono alcuni minuti interminabili, e nel vedere che Nathan non esce, con il batticuore e la paura di trovarlo svenuto sul pavimento, senza bussare entro in bagno, sgrano gli occhi sconvolto da ciò che mi si para davanti: il castano è rivolto verso lo specchio e si punta la pistola alla tempia.

«Nathan, oddio, ma che cazzo stai facendo, sei impazzito? Abbassa questa cazzo di pistola!» Urlo in tono ammonitore.

Il castano mi guarda negli occhi, il suo sguardo è perso nel vuoto, una lacrima scende dalle sue iridi cristalline. Sta per premere il grilletto. 

«Non farlo, ti prego! Non pensi a tua moglie a tuo figlio?!» Grido avanzando cauto verso di lui. 

Il cuore mi batte impazzito nel petto, Nathan mi guarda, inarcando le sopracciglia castane, lo sguardo perplesso come se si fosse svegliato da un brutto sogno, sospira, abbassando la pistola. «S-Scusa... io... non volevo spaventarti, mi dispiace!» Biascica cupo in volto con lo sguardo assente.

«Tesoro, ti ho sentito urlare, che succede?» La voce ansiosa di mia madre oltre la porta mi fa trasalire, sento la porta aprirsi e la vedo guardarmi perplessa, il suo sguardo si sposta ad alternanza da me all'uomo in piedi.

«Nathan, cosa ci fai in casa mia?» Mia madre interviene rivolgendosi all'uomo che è in stato confusionale. «Ero in ospedale... e al mio risveglio, mi sono accorto che qualcuno mi ha derubato della SIM del mio cellulare e dei soldi che avevo nel portafoglio. Volevo raggiungere la mia famiglia, ma non avendo il cellulare funzionante volevo raggiungerli a piedi, poi si è messo a piovere e sotto il temporale mi sono trovato qui, fino a quando Victor non mi ha accolto in casa.» Leggo nei suoi occhi azzurri una profonda tristezza. 

Perché ha tentato il suicidio? Non mi piace quell'espressione cupa sul suo volto, vorrei rivedere quel sorriso sbarazzino sulle sue labbra.

Vorrei dirgli di quei lividi che ha sul corpo, ma non posso, ho paura che mi considererebbe un pervertito...

«Capisco, mi dispiace tanto per il furto subìto, per questa notte resterà qui, sicuramente avrà bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti, è tardi, telefonerò a Ronan e gli spiegherò la situazione», conclude mia madre gentilmente, facendomi rinsavire.

«Grazie, signora... lei è molto gentile», asserisce Nathan e in questo istante usciamo dal bagno.
Entriamo in soggiorno e qui, mia madre si appresta a preparare qualcosa da mangiare per il nostro ospite inaspettato. «Le consiglio di mangiare qualcosa di leggero. Toast con prosciutto e maionese, le va?» 

Nathan è seduto sul divano, sembra che qualcosa lo turbi, non fa che muoversi in continuazione come alla ricerca di una posizione più comoda, stranamente intravedo il suo sguardo accigliarsi e ogni volta che si muove il suo viso si contrae in smorfie di dolore. 

«La ringrazio.»
«Ecco, qui, buon spuntino notturno!» Esprime mia madre scherzosa mentre gli consegna il piatto con il toast che gli ha appena preparato.

In questo istante Nathan non fa altro che fissare il cibo con sguardo nel vuoto, ha un'aria assente, come se la sua mente fosse altrove. 

Cosa diamine sarà successo da fargli perdere il sorriso, e soprattutto non sembra più lui, ha tentato il sucidio davanti ai miei occhi, e se quei lividi sul corpo siano i segni di un abuso sessuale? Cazzo, no, non voglio nemmeno pensarci! 

«Non ha appetito?» La voce di mia madre mi riscuote dai miei pensieri.
Nathan sussulta, spalanca leggermente la bocca e accenna un timido sorriso. «Mi scusi, ero sovrappensiero», e prendendo il toast tra le mani se lo porta alla bocca e  inizia a mangiare. «Oh, è davvero buono, grazie.» 

«Mamma, vorrei parlarti in privato...» Riferisco guardando mia madre che con un cenno della testa da un bicchiere d'acqua a Nathan che poggia sul tavolino accanto, incrocio lo sguardo spaurito dell'uomo. «Aspettaci qui, noi torniamo subito, ok?» 

«D'accordo.» Abbassa lo sguardo mentre posa il piatto e noto che il toast non lo ha nemmeno finito di mangiare. 

Mi fa male vederlo in quello stato, amareggiato lo lascio da solo e seguito da mia madre entriamo nella mia stanza. «Victor, cosa mi devi dire?» Mia madre è ansiosa.

«Si tratta di Nathan... ho notato che ha sempre un'espressione cupa, non capisco cosa possa essere che lo turba così a tal punto da tentare il suicidio, mamma stava per spararsi con la sua stessa pistola. Per fortuna sono riuscito a farlo desistere!» E poi quei segni di graffi sul corpo...

Mia madre si tiene una mano sulla bocca, sconvolta dalla rivelazione. «Oddio, è terribile! Non lasciamolo solo, potrebbe tentare di riprovarci!» E con l'ansia a mille scendiamo di corsa le scale ed una volta entrati in soggiorno lo vediamo disteso sul divano che sta dormendo placidamente come un angelo...

A quella vista entrambi ci scambiamo uno sguardo d'intesa, sospirando risollevati, trattengo una risatina, poi mia madre lo copre con un plaid.

«È esausto, poverino, lasciamolo riposare, intanto contatto Ronan e gli spiego della situazione, tu resta qui a vegliarlo», e con una carezza sulla guancia si allontana lasciandomi solo con il castano che dorme teneramente disteso su un lato, osservandolo ha un'aspetto indifeso: alcune ciocche castane indisciplinate gli cadono davanti alla fronte, il suo torace si abbassa e alza a tratti regolari, ha un braccio sotto la testa e le labbra leggermente schiuse. 

Emette piccoli sbuffi e ha un'aria da bambino. 
Vorrei spostargli la ciocca di capelli davanti al viso, potergli dare un bacio della buonanotte, ma non ne ho il coraggio, temo possa svegliarlo e a malincuore lo guardo un'ultima volta e torno in camera mia.

Ripenso a Nathan, al suo sguardo malinconico, a quel tentativo di suicidio, a quei graffi sul corpo e dentro di me si insinua sempre più l'orribile sospetto che sia stato violentato.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now