Capitolo 25

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Matthew
Dedicato a AmelieRossetti e Aphrodite956

Suono il campanello dell'appartamento di Nathan, ed attendo che mio fratello venga ad aprirla.
Sono andato al nightclub e, non trovandolo lì, mi sono precipitato subito a casa sua.
È buio fuori; nelle strade i lampioni sono accesi da un pezzo, ma non è troppo tardi per una visita a mio fratello, o almeno così ho pensato quando ho salutato Chloe con un bacio sulla guancia per poi presentarmi davanti a casa di mio fratello, e poter finalmente fare ciò che per tutto il giorno mi è stato impossibile, per un motivo o per un altro: conversare.
So che non è insolito per Nathan stare sveglio fino alle ore più impensabili, anzi, in effetti, si poteva dire che era abituato a causa della vita che aveva sempre vissuto. Ora dopo avere suonato già due volte, inizio a preoccuparmi. So che Nathan è proprio lì in questo edificio, oltre la porta chiusa che sto fissando già da un minuto buono. Ma allora, perché non viene ad aprire?

Forse non sta bene. Magari è ancora scosso per quanto accaduto, aggrottando le sopracciglia. O magari, sta solo dormendo... replica una parte della mia mente, quella meno apprensiva e più razionale.

Decido che vale la pena suonare ancora una volta, fare un ultimo tentativo, e poi eventualmente tornare a casa. Attendo per qualche secondo, e poi finalmente sento dei rumori all'interno, dei passi frettolosi ma un po' scoordinati avvicinarsi, ed infine il chiavistello aprirsi. E poi compare Nathan.

Prima i capelli, arruffati e sparati in mille e più direzioni diverse, con alcuni ciuffi ricci che gli ricadono sulla fronte; poi gli occhi sonnolenti, con le palpebre appesantite che cercavano disperatamente di non chiudersi; infine tutto il suo bel viso, le guance arrossate e solcate dai segni del tessuto di cuscini e lenzuola, e lo spuntare sul mento della barba che ricresce, a coronare un'immagine allo stesso tempo estremamente tenera ma anche davvero buffa.

Mi soffermo un attimo ad osservare il suo abbigliamento, non perché fosse particolarmente spettacolare - anzi, si potrebbe ben dire che era piuttosto banale - ma perché era assolutamente, incredibilmente strano vedere Nathan, l'immagine della perfezione, il simbolo della grazia e dell'eleganza, con addosso una comunissima maglietta bianca un po' larga, tutta stropicciata, e un paio di morbidi pantaloni del pigiama grigi.

«Hai intenzione di entrare, o dopo avermi svegliato vuoi anche rimanere sulla porta a fissarmi?» Mi chiede lui, sfregandosi insonnolito gli occhi.

«Uh? Ah, certo!»

Imbarazzato per essermi fatto cogliere alla sprovvista mentre lo scrutavo distratto divertito e anche sopprapensiero, entro chiudendo l'uscio dietro le spalle.

«Bel pigiama...» Dico, ridacchiando e cercando di sciogliere il silenzio che si era creato nel frattempo.

La battuta non riesce nel mio intento. Nathan non si mette nemmeno a ridere, continua solo a fissarmi, in un tacita richiesta di sbrigarmi a parlare. E io provo ad accontentarlo.
«Nathan, toglimi una curiosità, ti ha accompagnato il dottore?» Lo interrogo cercando di farlo parlare.

Mio fratello incrocia le braccia al petto. «Sì, mi ha accompagnato lui... abbiamo parlato un po'... E voleva che mi sfogassi con lui di ciò che mi è successo quella sera in ospedale...» Biascica concitato gesticolando, i suoi occhi azzurri sono lucidi.

«E scommetto che non ci sei riuscito, giusto?» Avanzo verso di lui di un passo.

«Non potevo di certo sfogarmi con lui che è un perfetto estraneo. A stento riesco a parlare con te di quello schifo che ho subìto!» La sua voce è appena un sussurro e con lo sguardo basso si chiude in se stesso diventando silenzioso.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now