Capitolo 47

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Caleb

«Nathan, come stai?» Chiedo una volta entrati nel mio ufficio ed aver chiuso la porta alle mie spalle.
Siamo uno di fronte all'altro, mio fratello ha lo sguardo basso, la schiena alla parete. «Sto bene, grazie, e tu? Cosa devi dirmi? Ti ascolto!» Subito svia il discorso, evita di incrociare il mio sguardo.
«Sto bene, ma tu... Devi smetterla di mentire, Nathan, tutto quello che hai subìto è orribile! Perché ti tieni tutto dentro? Sfogati con me, non soffrire da solo, non chiuderti in te stesso, per favore parlami!» Biascico passandomi stancamente una mano sul viso.

«Ti ringrazio che ti preoccupi per me, ma non ce bisogno, sto bene! Ok? È questo che volevi dirmi? Bene, se hai finito, vado» In questo istante perdo il controllo, lo afferro per il colletto della camicia e lo strattono bloccandolo di schiena contro la parete. Incrocio il suo sguardo spaurito. «Smettila di fingere che vada tutto bene, quando invece sta andando tutto a farsi benedire! Hai bisogno di sfogarti, urlare, piangere! Ti prego, parlami, dimmi qualunque cosa ma non startene in silenzio!» Lo fisso in quegli occhi azzurri tempestosi.

Abbassa lo sguardo, scuote la testa. «Caleb, per favore, non insistere, mi fa male parlarne se cerco di raccontare quegli attimi mi blocco e scoppio a piangere e mi vengono gli attacchi di panico, mi è già successo, non voglio soffrire! Non voglio stare male, perciò preferisco fingere che vada tutto bene e che quello che è successo non sia mai accaduto! Adesso devo proprio andare, grazie del sostegno, ciao!» Mi sorride e, in questo istante, irato gli urlo contro. «Come puoi fingere che ciò non sia accaduto? Dio, Nathan, stai soffrendo così tanto come riesci a resistere a tutto ciò? Sarei impazzito!» Riesco a malapena a trattenere le lacrime.

Nathan mi fissa e noto i suoi occhi lucidi. «Caleb, te lo ripeto, sto cercando di affrontare tutto questa merda da solo, non importa se è un fardello enorme da portarmi dentro perché so che la nostra famiglia si sta sgretolando a causa mia e di ciò che è successo, non voglio causare ancora sofferenze!» Mi guarda a malapena negli occhi subito distoglie lo sguardo da me.
«Che stai dicendo? Non hai nessuna colpa!» e in questo istante vedo il suo sguardo basso puntare sul pavimento. «Sono la rovina della famiglia, ma non importa... quando morirò voi sarete felici così vi sarete liberati da un peso troppo grande! Mi rendo conto che sono diventato un fardello per tutti voi e mi dispiace!»

«Sta zitto, Nathan, smettila di dire cazzate!» Lo abbraccio di getto e lui spalanca la bocca incredulo, gli occhi azzurri sono umidi di lacrime, si sta trattenendo a non scoppiare a piangere. Tra le mie braccia lo sento tremare. Afferra la stoffa del mio giaccone sostenendosi. «Non voglio causare più dolore a nessuno... è tutta colpa mia!» Farfuglia con lo sguardo basso, sembra in trance.

Lo scrollo cercando di farlo rinvasire. «Per favore, Nathan, torna in te! Tu non hai nessuna colpa! Dio, per favore, guardami negli occhi!» Gli prendo il viso tra le mani e lo costringo a incrociare il mio sguardo. «Ti prego, parlami! Non tenerti tutto quello schifo dentro, ti farà bene sfogarti.»

Abbassa lo sguardo, scuote la testa. «Che ti posso dire, vediamo... quel verme schifoso mi ha drogato e si è divertito a stuprarmi? Entrava dentro di me con violenza, mi toccava ovunque, cazzo!» Trema come una foglia mentre lo stringo più forte tra le mie braccia e lo sento così indifeso nel mio abbraccio. I suoi occhi azzurri sono arrossati, ha uno sguardo omicida.

«Se solo sapessi chi è stato a violentarti... vorrei ucciderlo, Nathan, non mi importa se dovessi andare in carcere ma la giustizia personale sarebbe possibile ammazzando chi ti ha fatto del male!» Alzo il tono di voce e Nathan sgrana gli occhi sconvolto.

«No, Caleb, per favore, devi promettermi che se lo troveremo lo arresteremo, non vale la pena sporcarsi la fedina penale per un lurido bastardo, affidarlo alla legge già sarebbe una vittoria per me!»

Non se ne parla proprio, ormai il mio unico pensiero è la vendetta! Ucciderò quel bastardo insieme a Matthew, te lo giuro Nathan fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia... ti vendicheremo!

Gli asciugo una lacrima che è scesa dal suo occhio destro mentre continua a tremare. «Caleb, promettimelo, qualunque cosa accada non dovrai ucciderlo non voglio che andrai in carcere!» Mi guarda con uno sguardo da cucciolo.

«Certo, te lo prometto, non lo ucciderò...» Mi stampo sulle labbra il miglior sorriso falso.
Nathan sospira risollevato, sorride teneramente. «Come vanno le indagini sul caso di Ronan? Non si sa ancora niente?» Mi domanda ansioso.

«Mi dispiace, ma siamo a un punto morto, non abbiamo nessun indizio e sospettato. Sappiamo solo che l'arma del delitto è una pistola Beretta 92. Tutto qui...» Rispondo guardando mio fratello con un'espressione turbata nel vedere che dalla fronte scivolano rivoli di sudore, sbianca di colpo e scuote la testa, i suoi occhi azzurri si perdono nel vuoto sembra in trance. Gli appoggio le mani sulle spalle e lo scrollo cercando di farlo rinvenire. «Che cos'hai? Nathan rispondimi, per favore torna in te!»

«Ronan... L'assassino, scappa nella notte... cappuccio nero sul capo!» Farfuglia queste frasi in stato confusionale.

«Ehi, adesso calmati, va tutto bene, hai avuto una visione? Hai visto l'assassino di Ronan?» Chiedo concitato.

«Sì, ho visto un uomo che spariva nel buio della notte, aveva un cappuccio sul capo, l'ho visto di sfuggita era alto forse un metro e ottanta, corporatura normale sono riuscito a vedere solo questo nella visione. Purtroppo era di spalle e era impossibile vedergli il viso», abbassa lo sguardo scoraggiato.

«Interessante, dunque sappiamo che l'assassino è un uomo di corporatura normale, altezza un metro e ottanta, cappuccio nero. Pochi indizi, ma decisamente meglio di niente! Se avrai qualche altra visione chiamami! Grazie, sono certo che con la tua collaborazione troveremo l'assassino e vendicheremo Ronan!» Gli do una pacca sulla spalla congratulandomi per gli indizi che mi ha procurato.

«Giusto, scopriremo il colpevole e lo arresteremo! Caleb, allora io vado, ho una cosa urgente da fare!» E mi saluta con un sorriso dolce per poi uscire dal mio studio. Ancora incredulo apro la porta e appena esco lo vedo raggiungere di corsa l'uscita.

Dove andrà così di fretta? Nathan, non mi convinci, mi stai nascondendo qualcosa, mi toccherà seguirti. E così esco dalla stazione di polizia e inizio a pedinare mio fratello dalla distanza. Vedo la sua auto ferma vicino ad un negozio di strumenti musicali.

«Ma che cosa starà facendo in quell'emporio?» Mi sono fermato e fingo di leggere il giornale mentre lancio sguardi all'entrata del negozio e lo vedo uscire con in mano una custodia per chitarra di colore nero, raggiunge la sua auto e ripone la chitarra nel portabagagli e sale di nuovo in auto per poi allontanarsi. Ma dove starà andando adesso perché ha comprato quella chitarra? E, soprattutto per chi l'ha comprata? Forse per suo figlio Alex?

Abbandono i miei pensieri per tornare al mio obiettivo: pedinare mio fratello e scoprire dove si stia dirigendo.

In questo istante ferma l'auto nel parcheggio dell'ospedale Adventist Health. Perché è venuto qui? Non capisco!

Scende dall'auto e avanza entrando nella struttura.

Afferro il cellulare e contatto mio fratello Matthew. «Ehi, Caleb, è successo qualcosa?» Domanda concitato.

«Matthew, ascolta sono all'ospedale Adventist Health, ho pedinato Nathan e ho scoperto che è entrato lì, che cosa vorrà fare?» Tamburello nervoso le dita sul volante.

«Cazzo, gli avevo detto di non andarci da solo, Nathan è il solito testardo! Gli dico di non andare e lui ci va lo stesso! Il solito impulsivo, mi fa imbestialire! Sto arrivando! Dopo mi sentirà!» E riattacca lasciandomi completamente sbalordito.

Scendo dall'auto e attendendo l'arrivo di Matthew, non vedendolo arrivare me ne frego altamente ed entro nell'ospedale in cerca di Nathan sperando che non si stia cacciando in un qualche situazione pericolosa.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now