Capitolo 45

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Victor
Dedicato a valentinashadowgirl SissyScullari
Canzone consigliata durante la lettura: When You're Gone- Avril Lavigne⏭️

Dopo che Jake è stato arrestato ho avuto un duro battibecco con Nathan, gli ho detto che non credo affatto che il mio migliore amico sia l'assassino di Mya Jones. Nathan è un poliziotto e il suo compito è arrestare i criminali, Jake è davvero ciò che vuol far credere? E se fosse realmente un criminale dalla doppia personalità? Sono così confuso!

Dio, perché gli ho detto quelle cose orribili? E se volesse fare qualche sciocchezza?

Prendo il cellulare e lo contatto. «Ehi, Victor, perché questa chiamata, è successo qualcosa?» Sento la sua voce ansiosa.

«No, no, stai tranquillo, va tutto bene, dove sei?»
«Sto arrivando, a tra poco.» E riattacca lasciandomi completamente sbalordito non dandomi il tempo di controbattere.

Ma che gli prende? Adesso mi sente.

Samantha mi passa accanto. «Victor hai visto Nathan, lo aspetterò in camera da letto, buonanotte.» Dice la bionda dandomi un bacio sulla guancia.
«L'ho sentito a telefono poco fa, mi ha detto che sta arrivando...» La informo.
Mi sento come fossi a casa, amato ma ho paura che tutto questo sia un sogno e che quando mi sveglierò non sono più qui. Oppure che possa accadere qualcosa di brutto a Nathan e di perderlo per sempre.

«Mio marito si è affezionato molto a te, sai? Ti vuole bene come un figlio! E in un certo senso per noi sei come un figlio» lo dice con un sorriso e con gentilezza che mi viene un magone in gola, trattengo le lacrime. «Oh, non lo sapevo... grazie di cuore per tutto.» Siete come una seconda famiglia per me, vorrei dirle ma non ci riesco!

La donna mi sorride e sale al piano superiore. Sono seduto a tavola con la luce accesa nel soggiorno. Perché Nathan non arriva? Aveva detto che sarebbe arrivato tra poco, ma non arriva e se gli fosse successo qualcosa?
Mille pensieri affollano la mia mente, poi si sente un rombo di un motore che si avvicina e dalla finestra vedo l'auto di Nathan fermarsi fuori casa e lo vedo scendere da essa, entra in casa con il sorriso sulle labbra. Sono in piedi poco lontano da lui. «Ehi, ciao Victor, sei ancora sveglio a quest'ora?! Torna a letto che è tardi. Domani devi andare a scuola!» Avanza verso il divano lasciandosi cadere su di esso. Ha un'espressione cupa in volto e sta trattenendo le lacrime lo capisco perché i suoi occhi azzurri sono acquosi. «Dove sei stato?» Lo guardo e incrocio i suoi diamanti azzurri di nuovo tristi. «Non ha importanza, per favore, basta domande!»
Si alza dalla sua postazione, esausto sbadiglia, sta per voltarmi le spalle e, salire al piano superiore, ma istintivamente lo afferro per un braccio. «Aspetta, voglio parlare! Scusami per prima» Dico irritato, mentre lui mi guarda perplesso. «Scusa? Vuoi parlarmi, e di cosa, sentiamo!» Borbotta seccato.

«Di te, del tuo trauma. Di qualunque cosa, basta che mi parli, non startene in silenzio!» Chiarisco mentre evito di incrociare il suo sguardo. «Victor, toglimi una curiosità, per caso hai la patente di guida?» Mentre si passa una mano nei capelli, mi guarda incuriosito.
«Cosa? Sì, perché me lo hai chiesto?» Lo guardo negli occhi e lui mi sorride. «Semplice curiosità! Bene. Allora vado, buonanotte!» Si gratta la nuca, mi dà una pacca sulla spalla e si avvia al piano superiore. «Ehi, aspetta, non hai risposto alla mia domanda!» Lo fermo, afferrandogli il braccio sinistro.
«Non ho voglia di parlare... Vic, per favore... Smettila di indagare nella mia vita privata, troverai solo sofferenza!» E con un debole strattone si libera dalla mia presa.

Mi lascia lì con la testa ancora più confusa di prima.
Salgo al piano superiore e intravedo la sua figura entrare nella sua stanza da letto.
Non mi vuole parlare, maledizione! Volevo dirgli tante cose ma lui è così maledettamente sfuggente. Spero che domani avrò l'occasione per parlare con lui senza più battibeccare. Mi ricordo della gita che si terrà domani alle 4:30 pomeridiane. Chissà cosa accadrà, spero che avrò la possibilità di divertirmi e parlare con Nathan di qualsiasi argomento e poter in un qualche modo aiutarlo a reagire all'orrore che ha subìto quella sera.
Entro nella mia stanza, indosso il pigiama e raggiungo il letto mi stendo su di esso coprendomi con la coperta.
Non riesco a prendere sonno, troppi pensieri nella mente, in questo istante scendo dal letto ed esco dalla stanza. Nel corridoio appena illuminato dalla luce lunare che filtra da una finestra rende visibile una sagoma umana rannicchiata sul pavimento con la schiena contro la parete. «Nathan? Che ci fai lì a terra? Credevo stessi dormendo.»

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now