Capitolo 19

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Victor

Quando entro nella stanza dov'è ricoverato Nathan, accanto al letto dell'uomo, vedo su una sedia suo fratello Matthew, che tiene la mano del castano che si è appisolato di nuovo.

È disteso sul letto con un braccio sul petto, l'altro steso lungo il fianco. Ha un aspetto indifeso, il suo respiro è regolare, il suo torace si abbassa e alza a intervalli.
Sulla fronte ha ancora un cerotto. «Victor, sei tu, resta accanto a lui. Ho una cosa urgente da fare.» Mi comunica con un'espressione triste in volto.

«Va bene», dico e l'uomo mi appoggia una mano sulla spalla, uscendo dalla stanza mi lascia da solo con suo fratello.

Mi siedo sulla sedia dove poco fa era seduto Matthew, e con amarezza guardo l'uomo dormiente, dentro di me provo rabbia, frustrazione. «Nathan, per favore sbrigati a svegliarti», mi appoggio al materasso con le braccia sopra la testa a mo' di cuscino, chiudo gli occhi esausto, mi addormento.

Percepisco una mano sfiorare delicatamente la mia spalla destra, aprendo gli occhi vedo Nathan sveglio, mi guarda con uno sguardo dolce che subito diventa triste. «Ciao», la sua voce è atona, e di nuovo i suoi occhi sono così tristi. «Come stai?» Gli accarezzo la mano.

«Diciamo bene... ho tanta voglia di andare a casa, hanno detto che mi dimetteranno a breve!» Esclama con un sorriso ampio.

Sono contento che potrà tornare a casa dalla sua famiglia, ma non comprendo quegli sguardi sempre tristi, quell'aria cupa.
«Ah, ecco, questo è tuo, l'avevi dimenticato a casa mia.» Dico porgendogli il suo portafoglio.
Inclina leggermente il capo, guardandomi incuriosito. «Grazie, non hai rubato nulla, spero!» Sghignazza ironico, prendendo il portafoglio, che poggia sul comodino, poi torna di nuovo malinconico.

«Perché sei triste, cos'hai?»

«Sto bene, non preoccuparti... mi manca la mia famiglia, tutto qui.» Evita di sostenere il mio sguardo.

Qualcuno bussa alla porta, e subito dopo vediamo l'infermiera che sorregge un vassoio con del purè di patate hamburger di pollo e succo di frutta... «Ben svegliato, Nathan, è arrivato lo spuntino, sarà dimesso a breve, e ne sono felice.» La donna poggia il vassoio sul letto e Nathan guarda il cibo con lo sguardo assente.
«Mi dispiace, ma non ho molto appetito...»
«È buono, lo assaggi, deve mangiare se vuole recuperare le forze, essendo ancora debilitato.»

Nathan confuso annuisce e prende la forchetta, incrocio il suo sguardo incerto. «Dai, mangia, o si fredda!» Mi affretto a dire.

Poi, finalmente Nathan porta il cibo alla bocca e ha assaggiato ogni boccone con appetito!

Guardandolo mangiare mi si spezza il cuore nel vedere con quanto appetito ha mangiato il cibo poco appetitoso dell'ospedale come se fosse una festa degna di un re.

«Devo andare in bagno», asserisce timidamente con il viso arrossato mentre scende dal letto.

L'infermiera subito lo sostiene per un braccio e aprendo la porta lo accompagna in bagno.
«Mi scusi, ecco io volevo sapere perché Nathan è così depresso, cosa gli è successo?»
La donna mi guarda, si tormenta le mani, gesticolando. «Ha subìto un brutto trauma...»

Ha subìto un trauma?

«Qualcuno lo ha aggredito... e...» Non riesce a terminare la frase, si blocca nel vedere Nathan uscire dal bagno rosso in viso e gli occhi arrossati dalle lacrime. Ha pianto?
Dalla finestra i raggi del sole filtrano dalle persiane, è mattina.

«Ah, che bella giornata... mi viene voglia di fare una bella passeggiata, posso andare via?» Esclama Nathan con uno sguardo da cucciolo.

«Deve attendere che arrivi il dottore, e che lui le dia il permesso di dimissione», spiega la donna pazientemente.

Nathan alza lo sguardo al soffitto, mentre assume un'espressione triste.
«Fino a che non venga il dottore me ne devo restare qui, che noia!» Si lamenta guardando la TV.

«Vuole vedere qualcosa?» Chiede la donna accendendo il televisore a schermo piatto consegnando il telecomando al paziente.

Nathan si è seduto sul letto e inizia a fare zapping col telecomando.

Poi si ferma al notiziario NBC. Sul teleschermo c'è un articolo: sventata strage di studenti all'università Grover Cleveland High School. L'agente Nathan Dennisov è rimasto ferito nell'esplosione di un kamikaze. L'agente è fuori pericolo di vita.»

Il castano guarda la TV con lo sguardo nel vuoto, stringe le lenzuola mentre dai suoi occhi scendono lacrime silenziose.

«Nathan? Ehi, perché stai piangendo?»

Si riscuote dai suoi pensieri, asciugandosi le lacrime, mi guarda. «Sono felice che non ci siano state vittime nell'attentato!»

«Tu e la tua squadra di polizia siete degli eroi! Nathan... ecco io... ti...» Ma non riesco a finire la frase perché si sente il bussare alla porta, in questo istante da essa entra il dottore di prima, ha la cartella medica e sorride guardando Nathan. «Bene, adesso, puoi tornare a casa», dice mentre consegna dei documenti al paziente che lui firma e dopo questa prassi può finalmente tornare a casa dalla sua famiglia.

Il dottore sorride. «Nathan, le auguro il meglio, arrivederci» mentre gli poggia una mano sulla spalla e Nathan si irrigidisce di colpo. «Grazie, dottore... arrivederci» e in questo istante vedo entrare dalla porta Matthew, con un borsone in spalla.

«Ehi, fratello, pronto per tornare a casa?» Chiede sorridendo abbracciando il castano che con uno sguardo triste, chiude gli occhi, ricambia l'abbraccio. «Certo che sono pronto, non aspettavo altro!» Scioglie l'abbraccio e in questo istante vorrei abbracciarlo anche io, ma non ne ho il coraggio.

Nathan si guarda intorno spaesato, poi sorride timidamente e insieme a Matthew usciamo dalla stanza. In sala d'attesa vedo mia madre, seduta sulla panca, la raggiungo ha un'aria esausta.

«Mamma, Nathan è stato dimesso!»

Mia madre mi abbraccia. «Sono così felice! Tesoro... Steven sta per essere dimesso anche lui...» Comunica guardando l'uomo che in questo istante esce dalla stanza dov'era ricoverato.

Cazzo! E adesso fine della pace, l'inferno ritorna.

«Victor?» La voce di Nathan mi riscuote dai miei pensieri.

«Allora, ciao, ci si rivede!» Mi saluta con la mano mentre avanza seguito dai suoi familiari.

«Victor, Ellen, mi siete mancati tanto...» Afferma l'uomo avvicinandosi e in questo istante vorrei scappare, ma sono costretto a tornare a casa con l'uomo che odio più di ogni altra cosa.

E, quando lascio l'edificio ospedaliero, intravedo Nathan nell'auto di Matthew, il suo sguardo è di nuovo triste, dal finestrino agita la mano in un saluto per poi vederlo andare via.

Le nostre strade si dividono, imboccando direzioni diverse.

Nell'auto c'è un un silenzio che mi affligge, vorrei aprire lo sportello e raggiungerlo ma lui è lontano, non può aiutarmi, ha già i suoi problemi e non posso essere un peso per lui.

Amareggiato guardo il paesaggio dal finestrino, ripenso a Nathan ai suoi sguardi tristi e alle parole dell'infermiera. Cosa stava per dire, se il dottore non ci avrebbe interrotto, lo saprei.

Matthew mi ha detto che Nathan preferisce leggere libri thriller polizieschi, ho deciso dopo andrò a comprargliene uno.

L'auto si ferma davanti alla nostra abitazione. «Eccoci a casa.»

Casa dolce casa, ironizzo entrando con loro nel nostro appartamento.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now