Capitolo 59-2 Parte

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Nathan

Dedicato a AmelieRossetti hailey_dskwd Francital

Rebecca, ci attende all'uscita del cimitero. «Eccoti, finalmente, ehi, chi è lui?» Domanda riferendosi al corvino.

«Ah, Victor, è un mio amico», affermo sorridendo.
«E lei, è una tua collega?» Chiede il ragazzo guardando la donna con uno sguardo indecifrabile.

«È una psicologa... Rebecca, ti presento Victor O' Connor.» Mentre avanzo raggiungendo la mia auto salgo al lato guida e, in questo istante, Rebecca sale al lato passeggero e Victor occupa il sedile posteriore.

Avvio il motore e nell'abitacolo c'è una strana atmosfera di tensione. «Che silenzio... eh, mettiamo un po' di musica...», inserendo un CD dei Coldplay dallo stereo risuona la canzone Viva la Vida, ironizzo mentalmente rendendomi conto che la canzone è in netto contrasto con il mio stato d'animo.
Dallo specchietto retrovisore interno osservo Victor intento a guardare il paesaggio dal finestrino immerso nei suoi pensieri. «Ehi, Vic, com'è andata oggi a scuola?» Chiedo mentre svolto a destra.

«Bene, grazie...» Borbotta incrociando le braccia al petto e sembra infastidito da qualcosa.

Che strano, perché è diventato di colpo così scostante nei miei confronti?

«C'è qualcosa che ti turba? Vic, è successo qualcosa a scuola?» Cerco di carpire qualcosa.

«Non insistere, non è successo niente, smettila di preoccuparti sempre per me, pensa più a te stesso!» Borbotta irritato il corvino, sbuffando.

Fermo l'auto nei pressi dell'abitazione del ragazzo.
«Bene, eccoci arrivati, ciao Victor, mi raccomando se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a contattarmi», dico mentre lo vedo scendere dalla vettura; si avvicina al finestrino del lato guida. «Grazie di tutto. D'accordo», e in questo istante lo seguo con lo sguardo e lo vedo entrare nell'edificio.

«E così quel ragazzo è un tuo amico, è il figlio del tuo collega morto, vero? È alquanto ribelle...» Riferisce Rebecca, tristemente sbattendo le palpebre, lisciandosi una ciocca dietro l'orecchio. «Sì, è proprio lui... quel ragazzo è rimasto da solo...» E... ho promesso a suo padre di prendermene cura come un figlio!
Avviando il motore ci allontaniamo diretti alla stazione di polizia.
«È un ragazzo molto sensibile e un po' ribelle, lo ammetto, gli voglio bene!» Affermo sincero.

«Interessante... come vi siete conosciuti?» Domanda la psicologa in tono serio.

«È una lunga storia, ma non mi va proprio di parlarne... diciamo che il nostro incontro è stato per puro caso...» Rimbecco infastidito dalle continue domande sempre più incalzanti della rossa.

«Nathan, com'è morto il tuo collega?» Domanda spiazzandomi.
Deglutisco un bolo di saliva, continuando a guidare, percepisco le lacrime salire agli occhi ricordando quei terribili attimi della morte del mio collega.

«Per favore, adesso basta, non voglio ricordare, ho un mal di testa tremendo!» Mentre in questo istante davanti ai miei occhi si palesa un'ulteriore visione che mi sconvolge: Samantha indossa un vestito rosso è bellissima, è sera e stiamo attraversando la strada non riesco a raggiungerla in tempo e un'auto la investe in pieno mentre con le lacrime agli occhi vedo la sua sagoma distesa inerme sull'asfalto.

«Sam! Oddio, no!» Farfuglio frenando bruscamente. «Nathan, che diamine ti succede?» la voce alterata di Rebecca mi giunge ovattata.
«Eh, ecco, io non so, cosa dire...» Mi porto una mano alla fronte sudata.

Murderer SuspectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora