Capitolo 59- 1 parte

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Nathan

Le gocce di pioggia che cadono dall'alto infrangendosi sui tetti delle case, sull'asfalto, producono un suono irresistibile e, in questo momento, ritorno con la memoria alla mia infanzia; a quando ero piccolo che giocavo sotto la pioggia con Caleb e Matthew, nelle orecchie ancora le ramanzine dei nostri genitori. «Nathan, Matthew, Caleb, adesso rientrate subito o vi prendete un malanno!»

Sorrido a quei ricordi felici, mentre allargo le braccia lasciando che la pioggia mi bagni il viso.

Affiorano nella mente i ricordi belli del passato: la famiglia unita di un tempo che adesso non esiste più, i miei genitori si sono allontanati da me, non c'è più quel dialogo non c'è più nulla che ci unisce ed è tutta colpa mia!

Sei una causa persa ormai! Sei andato, ti sei perso per sempre! Eri un figlio brillante, ti amavo e stimavo, ma adesso non provo più nulla per te! Non sei mio figlio, tu sei morto quella sera!» Le parole di mio padre dette con quella freddezza mi tormentano, riecheggiano nelle orecchie come un mantra.

Mentre le lacrime si mischiano alle gocce di pioggia che mi bagnano il viso, sfogo la mia frustrazione cantando: Singing in the Rain!

«Ehi, Nathan, non sapevo sapessi cantare, tu sei pazzo! Ma guardati, ti prenderai un malanno! Ci stanno guardando tutti!» Rimbecca stizzita Rebecca.

Infatti dei passanti, una coppia di anziani ci osservano divertiti. «Che carini, ah, la gioventù!» Ridacchiano.

«Eh, non mi importa se mi prendo un raffreddore, mi sono divertito tantissimo, dovresti provare anche tu, è uno spasso!» Commento ridacchiando.

Mi afferra per un braccio coprendomi con l'ombrello.
«Nathan, tutto bene?» Cerca di sfiorarmi il viso e scostare la ciocca di capelli umidi dalla fronte. Mi ritraggo, scuoto la testa.

Mi torna alla mente la promessa fatta a Victor di essere presente al funerale di sua madre.

«Scusami, ma devo andare...» Rispondo con lo sguardo nel vuoto.

La pioggia si trasforma in un temporale, alcuni tuoni e fulmini squarciano il cielo uggioso.

«Ehi, ma dove vai con questo tempaccio? Dai. Adesso ci prendiamo qualcosa da mangiare!» Mi prende la mano, e appena le tocco sono calde. «Hai le mani fredde, ti senti bene?»
«Io... sto bene, devo andare da Victor... glielo avevo promesso! Mi sta aspettando, devo andare da lui!» Biascico concitato in stato confusionale.

«Adesso mi ascolti, pranziamo e ti accompagno da lui, va bene?» Chiede mentre mi guarda e in questo istante annuisco distrattamente.

Chiude l'ombrello, ci ripariamo sotto la tettoia del ristorante ed entriamo all'interno del McDonald's. Il locale è affollato, e l'ambiente è riscaldato dai climatizzatori. Mi guardo intorno in cerca di un tavolino da poter occupare. «Rebecca, allora andiamo, possiamo sederci lì», dico indicando il tavolo in fondo alla nostra destra.

Rebecca mi raggiunge sedendosi sulla sedia di fronte.
Allungo la mano e, sbirciando il menù, scelgo cosa ordinare.
«Ho già deciso, tu?»
«Grazie... Vediamo!» Esclama sfogliando il menù.
«Bene, allora prendo un cheeseburger e insalata, Nuggets, crema di formaggio e patatine fritte, salsa al ketchup.»
«Ottimo, aspetta un attimo, vado a fare le ordinazioni», dico e mi allontano dal tavolo. Raggiungo il macchinario e comincio a trafficare con l'aggeggio.

Paghiamo il conto attendendo finché le ordinazioni sono pronte. Reggendo in mano i vassoi, raggiungo il tavolo occupato da Rebecca.
La vedo che è intenta a trafficare sulla tastiera del cellulare.

«Eccomi», dico sedendomi e poggiando sul tavolo i vassoi stracolmi.
«Benissimo, mangiamo!» Esclama sfregando le mani con un sorriso.

Prende tra le mani il cheeseburger e lo addenta con gusto. «Ehi, è buonissimo... Che fai, non mangi? Dai, pranziamo o si raffreddano i Nuggets.»

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now