Capitolo 9

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Victor

Il trillo della radiosveglia mi desta e apro pigramente un occhio, mi rendo conto che è già mattina. I raggi del sole filtrano dalla persiana, avverto il canto dei passerotti appollaiati sul davanzale della finestra. Svogliatamente disattivo l'aggeggio.

Cavolo! Sono le 07:10 devo andare a scuola! Stiracchiando le braccia, faccio uno sbadiglio e, frettolosamente, scendo dal letto e mi dirigo in bagno.

Faccio la doccia, una volta vestito torno in camera e preparo lo zaino. Osservo l'orario delle materie sul diario, e una volta controllato di non aver dimenticato nulla, con in mano lo zaino scendo al piano inferiore ed entro in soggiorno.
Vedo mia madre intenta a preparare la colazione. «Buongiorno tesoro», posando il piatto rosso coi pancake con Nutella e una bella tazza di latte e muesli.

«Grazie, ah, che buon profumo... adoro i tuoi pancake!» Subito ne prendo uno dalla ciotola e lo addento con gusto. «Buonissimi! Mamma dovresti fare la cuoca in un qualche ristorante, sei bravissima ai fornelli!» Commento sincero mentre vedo mia madre arrossire. «Sarebbe bello cucinare in un ristorante tesoro, ma trovare un lavoro stabile è difficile. E poi non ho buone speranze per trovare un lavoro che possa agevolare la nostra attuale situazione economica», chiarisce mia madre asciugandosi le mani con un canovaccio per poi sedersi accanto a me e fare colazione con pancake e succo d'acero e un caffè espresso.

«Tesoro, ti vedo pensieroso, tutto bene?» Mi guarda accigliata, la fronte aggrottata, storcendo il naso.
«Niente, mamma, stavo solo pensando che potresti cercare un lavoro dignitoso piuttosto che fare la "schiava" di quel bastardo!» Sottolineo a denti stretti le ultime frasi. Lei mi guarda perplessa in silenzio, non ha il coraggio di denunciare quell'animale, dovevo continuare a colpirlo, maledizione!

La saluto con un gesto della mano e con lo zaino in spalla esco di casa.
Salgo a bordo del bus che mi accompagna alla mia destinazione.
Il mezzo prosegue veloce. Sono seduto sul sedile accanto al finestrino. La fronte appoggiata al vetro freddo, non vedo nulla anche se tengo gli occhi fissi sul paesaggio. Fortunatamente non è affollato, anzi oltre me c'è solo una ragazza bionda, occhi verdi, cuffiette alle orecchie, indossa un poncho rosso e sta leggendo un libro.

Dopo mezz'ora il Grover Cleveland High School si erge davanti ai miei occhi: la struttura in mattoni su due piani e l'entrata con porte tinte di verde ad arcate. Scendo dal bus e con lo zaino in spalla avanzo verso l'entrata. Osservo l'orologio e noto che sono in anticipo di dieci minuti.
Salgo la scalinata ed entro all'interno dell'istituto.
Avanzo oltrepassando un nugolo di studenti accalcati nei corridoi vicini agli armadietti. «Ehi, Victor, finalmente sei tornato!»

Jake mi poggia la mano sulla spalla e strizza gli occhi giocosamente. «Eh, già sono tornato! Da oggi cercherò di impegnarmi nello studio...» Sono preoccupato perché devo recuperare alcune interrogazioni, spero vada tutto bene.

«Bravo Victor, così ti riconosco! Ottimista.» Saliamo le scale e percorso metà corridoio entriamo nella nostra classe.

Fortunatamente il prof di matematica della prima ora non c'è ancora e ho un po' di tempo per ripassare alcuni argomenti.
Jake, seduto al mio banco si intrattiene a parlare con gli altri nostri compagni. «Ragazzi guardate c'è Victor, finalmente, ehi, amico, bentornato!» Si eleva nell'aula un vocio, e subito dopo il prof di matematica entra in classe.

«Buongiorno a tutti, oh, bentornato Victor, felice di rivederti!» Dice aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso osservandomi con i suoi occhi verdi da intellettuale si siede alla cattedra e si accinge a controllare il registro elettronico.

Il prof come aveva accennato la settimana scorsa, dobbiamo svolgere un compito.
Il docente passa per i banchi e ci consegna il foglio, ho un po' di tachicardia, la matematica mi piace, ma alcune cose non riesco a capirle. «Avete un'ora per terminare il compito», comunica il prof sedendosi alla cattedra.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now