Capitolo 56

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Nathan

Appena entrato nella stanza numero 29, il mio cuore ha perso un battito nel vedere Logan, il padre di Allison seduto accanto al letto a vegliare sua figlia, l'uomo le tiene la mano.

La ragazza dorme serena, ma intravedo sul collo ancora i segni di strangolamento.
L'uomo, esausto, con la testa sopra le braccia appoggiate sul bordo del letto si è accorto della mia presenza. «Nathan?» Appena mi vede mi si avvicina lentamente. «Se mia figlia è viva è solo grazie a te che hai rischiato la vita per lei, non so come ringraziarti non lo dimenticherò! Come stai?» Scatta in piedi, concitato gesticolando e in un istante mi trovo tra le sue braccia.

«Eh, io non ho fatto niente di speciale», mi ritraggo dall'abbraccio, mentre gli do una pacca sulla spalla per confortarlo.

«Ti ho chiesto come stai. Sei esausto, dovresti andare a riposare, guardati hai le occhiaie, da quando non dormi?» Mi chiede fissandomi perplesso.

Perché sembra preoccupato per me?

«Nathan?!» La voce di Allison che si è appena svegliata interrompe la nostra conversazione.

«Ciao, Allison, come stai?» Avvicinandomi al letto e sedendomi sulla sedia accanto a lei, allunga la mano, mi prende la destra nella sua. «Grazie per avermi salvato la vita, sei il mio eroe!» Farfuglia la ragazza con uno sguardo trasognato. «Ehi, non esagerare! Piuttosto, Allison, posso farti alcune domande?» Chiedo con un sorriso scrutando la ragazza.

La bionda annuisce distrattamente. «Va bene, dimmi pure.»

«Cosa ci facevi a quest'ora tutta sola al Willamette Park?» Mentre afferro il cellulare dal taschino laterale dei jeans fortunatamente il Samsung Galaxy A54 5G è impermeabile. Non si è danneggiato quando mi sono tuffato nel fiume.
In questo istante sono sprovvisto della mia ventiquattrore che ho nel vano portaoggetti della mia auto che è rimasta a casa. Avevo all'interno il taccuino, le prove che incriminano Marcus Reed, già in questi giorni ci sarà il processo dovrò andare in tribunale e trovarmi faccia a faccia con il bastardo!

«Ah, sì, mio padre mi aveva accompagnato a una festa al Trio Lounge, mi stavo divertendo, ho bevuto un drink e ballato, poi all'improvviso, mi sono sentita strana: mi girava la testa, avevo caldo, avevo allucinazioni e sono uscita dal locale.»

«Forse, qualcuno avrà drogato la tua bevanda», Ipotizzo intuendo i sintomi della ragazza che equivalgono agli effetti della droga.

«È possibile, perché non ricordo affatto come io ci sia arrivata al Willamette Park», confessa la ragazza in stato confusionale. Scrivo sul blocco note del cellulare le informazioni appena dette dalla ragazza.

«Ti hanno fatto delle analisi?» Così scopriremo se l' abbiano drogata.

«Sì», risponde la ragazza abbozzando un timido sorriso. «Non ricordi il viso il tuo aggressore? E perché ti ho trovata seminuda, qualcuno che ti ha fatto del male?» Mentre trattengo le lacrime al pensiero che la ragazza abbia subìto violenza sessuale. «Non lo so, non ricordo nulla», farfuglia con sguardo basso.

«Hanno fatto un test stupro?» Chiedo serrando i pugni sulle ginocchia.

«Non ho subìto violenza sessuale fortunatamente. L'uomo che mi ha aggredita ha cercato di abusare di me, ho opposto resistenza con tutte le forze, lui mi ha colpita con un pugno sulla guancia destra e ha cercato di soffocarmi. Ero stesa sul prato lui sopra di me che mi soffocava. Quando all'improvviso mi ha afferrato di peso e trascinata verso la ringhiera che costeggia il fiume. Ho urlato quando ho percepito il vuoto sotto di me, mi ha spinta giù e poi non ricordo più niente. Solo tu che come un angelo mi hai salvata da morte certa!» Confessa la ragazza in stato confusionale.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now