Capitolo 18

104 16 68
                                    

John
Dedicato a Carmystories

Sono in ospedale per il turno extra, ho riposato per due ore e sono tornato al mio lavoro.
Il cellulare ha squillato nella tasca del camice, con un movimento fluido l'ho preso e subito dopo la mia collega mi ha accennato di Nathan e che hanno scoperto dell' abuso sessuale, non sospettano minimamente di me, ho un alibi perfetto, e credo che la mia vittima sarà ancora confusa dagli effetti della droga e probabilmente non mi riconoscerà nemmeno.
«Sì, d'accordo, sono arrivato, mi prenderò cura del paziente.» E, chiudendo la conversazione, entro nella stanza.
L'infermiera, appena mi vede mi saluta. «Salve dottore. Il paziente ha ripreso conoscenza, è ancora sotto shock. Poverino, l'affido nelle sue mani, vado a fare una pausa... sono esausta», e con le lacrime agli occhi sta per uscire dalla stanza.
«Mi dispiace, ho saputo tutto, non preoccuparti, vai pure resto io.»
L'infermiera fiduciosa mi sorride, uscendo dalla stanza.

Guardo il castano che è seduto sul letto con la schiena contro il poggiatesta. Ha uno sguardo da cucciolo impaurito. «Nathan?» lo chiamo e lui voltando leggermente la testa verso di me incrocio il suo sguardo, le sue iridi sono perse nel vuoto. «D-Dottore? I-Io...» Trema come una foglia.
«Nathan, non aver paura, adesso mi prenderò cura di te!» Lentamente mi siedo sul letto accanto a lui.
Gli accarezzo delicatamente una guancia, una lacrima scende dall'occhio destro che asciugo con il pollice. «Mi dispiace tanto per ciò che ti è successo, sarà stato orribile! Nathan, va tutto bene! Stai tranquillo, sei al sicuro qui, nessuno ti farà del male», gli sussurro all'orecchio, lo sento fremere, abbassa tristemente lo sguardo. «D-Dottore... quando potrò uscire da qui? Voglio tornare a casa dalla mia famiglia!» Osservo le sue labbra rosee incresparsi, sta trattenendo le lacrime.

Essere così vicino a lui da sentire il fremito del suo respiro, mi fa impazzire, e il mio autocontrollo sta andando a farsi benedire.
«Domani mattina sarai dimesso e tornerai a casa dalla tua famiglia!» Riferisco sfoggiando un falso sorriso, malcelando la mia tristezza nel lasciarlo andare.

I suoi occhi si illuminano di gioia. «Sono felice», sorride lievemente. Non resisto al desiderio di un contatto fisico, gli poggio una mano sulla spalla e gliela stringo, lui si irrigidisce e intravedo il suo sguardo confuso, smarrito. «Per favore, non toccarmi!» Inizia a tremare e a guardarmi intimorito.

«Nathan, ascoltami, non voglio farti del male, voglio solo consolare il tuo animo ferito, sei traumatizzato, hai bisogno di affetto!» Mentre gli scosto una ciocca di capelli dal viso.

Fai crescere i miei desideri di minuto in minuto, avvicino la mano dietro la sua nuca accarezzandogli i capelli setosi. Riesco a sentire il suo profumo che mi inebria i sensi e mi mordo il labbro inferiore. «Calmo, stai calmo, sento il tuo cuore battere così irrequieto.»

Sei così indifeso, piccolo, sto perdendo il controllo!

Lo sento tremare come un bambino spaventato dagli incubi.
È come in trance, scuote la testa ansioso, mugugna un 'non toccarmi' appena percettibile, sorrido mentalmente perché comprendo che ce l'ho in pugno ancora per un po', mi diverto a stuzzicarlo come il gatto con il topo.

La mia mano sfiora la sua schiena sopra la maglietta che desidero togliere del tutto, baciare quelle sue labbra rosee e appetitose e non solo, sto immaginando di spogliarlo e possederlo di nuovo in questo istante, ma non posso.
«Nathan, adesso, togliamo il gesso», dico mentre prendo la sua gamba con delicatezza e mi accingo a rimuoverlo con la sega vibrante. «Quasi fatto... adesso ti farò una seduta di fisioterapia...» Mentre inizio a toccare la sua gamba libera dallo strato di gesso e a iniziare a massaggiare la coscia.

«Hm... oh, no, è gonfia, non dovevi fare sforzi, camminandoci sopra ha peggiorato la situazione, dovrai restare a riposo a casa. E, dovremo rivederci per le sedute di fisioterapia... mi raccomando segui i miei consigli, intesi?» Lo rimprovero.

Lui annuisce distrattamente, mi guarda negli occhi.
Continuo a massaggiare la sua gamba muovendola con movimenti lenti e costanti. «Fa male?»
Scuote la testa. «No, non sento dolore.»
«Bene, non ricorda nulla del suo aggressore?»
Abbassa lo sguardo, serra il lenzuolo tra le mani.
«No, è così frustrante, dottore, non ricordo il viso del mio aggressore, l'uomo senza volto.» Farfuglia mentre i suoi occhi azzurri lacrimano.

Dentro di me sogghigno perché non ricorda affatto che sono stato io ad abusare di lui. La droga lo ha completamente soggiogato confondendo la sua mente.

«Mi dispiace tanto, Nathan, va tutto bene!»
«Dottore, cosa sta facendo?» La sua voce trema mentre immagino di lasciare una scia di baci sul suo collo roseo esposto.
Mi ritraggo allontanandomi da lui, sentendo la mia erezione nei pantaloni che si sta risvegliando. Cazzo, dannazione! Fortunatamente il camice copre tutta la zona.

La porta si spalanca ed entra un uomo dai capelli castani e occhi azzurri, Matthew, il fratello di Nathan.
«Dottore! Adesso ho bisogno di parlare con lei in privato.» Ha uno sguardo indecifrabile.
«D'accordo, la ascolto, mi dica pure.» Siamo usciti dalla stanza e ci fermiamo a conversare nell'androne della sala d'attesa.
«Come sta mio fratello, e quando verrà dimesso?»
«Stavo appunto per darvi la notizia: le sue condizioni di salute sono migliorate, le ferite sono quasi del tutto guarite può tornare a casa, ma deve restare a riposo per una settimana, gli ho prescritto degli antidolorifici da prendere... verrà dimesso domattina.»

L'uomo mi guarda negli occhi, si passa stancamente una mano tra i capelli. «Grazie al cielo, posso vederlo?» Intravedo negli occhi del mio interlocutore che sta fremendo di gioia.
«Certo, può fargli visita, Nathan non è ancora del tutto lucido, è confuso per via dei sedativi e traumatizzato per ciò che gli è successo...» Porgendogli il foglio con scritto i medicinali per Nathan.

Il castano senza proferire parola afferra il foglio riconoscente, subito dopo palesemente ansioso entra nella stanza dov'è il fratello chiudendosi la porta alle sue spalle.
«Dottore, mi scusi come sta Nathan?» Mi si avvicina un ragazzo dai capelli neri, occhi castani che sono umidi di lacrime.
«Ho una buona notizia, si è ripreso lentamente, e sarà dimesso precisamente fra sei ore», osservando l'orologio da polso.
«Posso vederlo?»
«Certo, puoi andare, ma è ancora confuso dai sedativi.» Spiego, il ragazzo senza proferire parola entra nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

Murderer SuspectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora