Capitolo 35

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Victor
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Matthew mi strattona e, in questo istante, sgrano gli occhi stupito nel vedere Nathan in piedi, illeso?!

Com'è possibile che sia ancora vivo? L'ho colpito in pieno petto! L'ho visto a terra in una pozza di sangue, il corpo immobile, com'è possibile almeno che non sia un fantasma o allucinazione?

«Victor!» Sento la sua voce invocare il mio nome, lo vedo lì che mi guarda: e dal suo sguardo intuisco un connubio di emozioni: perplesso, irato, deluso, triste, le labbra schiuse come se volesse dire qualcosa, ma resta a fissarmi in silenzio mentre una folata di vento gli scompiglia i capelli.

Lo fulmino con uno sguardo colmo di odio, serro la mascella.

Mi guarda sorridendo e leggo dal labiale: ti ho fregato teppistello!

Sono contento che sia vivo, mi ha fregato! Trattengo l'istinto di scoppiare a ridere, ma non le lacrime di gioia!
Matthew mi strattona verso l'auto della polizia. «Ti rendi conto di cosa cazzo hai fatto?! Sei uno stronzo, stavi per uccidere mio fratello, sei strafatto per caso? Devi ringraziare che Nathan non è morto altrimenti ti avrei ucciso con le mie mani!» Irrompe irato facendomi salire bruscamente sul sedile anteriore dell'auto pattuglia, infine sbatte lo sportello.

Dal finestrino scorgo, Nathan, che mi guarda e nei suoi occhi azzurri leggo un'immensa tristezza, delusione, mentre Matthew avvia il motore.

«Ti porterò in caserma dove sarai interrogato, confessa perché hai tentato di ucciderlo?!» La sua voce alterata mi fa trasalire. Perché ho tentato di uccidere Nathan? Merda, non me lo ricordo!

Guardo dal finestrino il castano che è lì circondato dai colleghi, i nostri sguardi si incrociano poi l'auto parte e appoggio le mani al finestrino mentre incrocio lo sguardo deluso del castano per poi sparire dalla mia visuale.

«Non lo so, lo giuro, non lo so, non mi ricordo nulla, ma ti prego voglio andare da Nathan, vorrei parlargli...» Ormai sono praticamente in lacrime. «Certo non ti dò l'occasione di finire il lavoro!» Mi risponde irato di rimando il poliziotto.

Cosa voleva dire? Inizio a sudare freddo... No, non può davvero credere una cosa del genere.

«Io non ricordo niente come ci sono arrivato al cimitero con una pistola in mano... è tutto così confuso!» Mentre guardo le mie mani bloccate dalle manette.

«Ti ho detto di stare zitto, certo che hai una bella faccia tosta...» Dice ancora Matthew, ha lo sguardo irato, batte i palmi sul volante. Ferma l'auto e in questo istante intravedo l'edificio della stazione di polizia dove lavora Nathan. È un enorme struttura di dodici piani, l'entrata con colonne grigie e la porta d'ingresso con lo stemma del Portland Police Station.

«Allora, delinquente, la galera ti aspetta!» Asserisce beffardo il poliziotto spingendomi fuori dalla vettura.

Mi sento così dannatamente confuso, stanco che non ho più neppure la forza di ribellarmi.

«Forse sei sotto effetto di qualche droga?» Commenta il poliziotto fissandomi con uno sguardo indecifrabile.

«Le analisi le possiamo fare in carcere» Consiglia Caleb, l'altro poliziotto una volta entrati nella stazione di polizia.

«E invece le facciamo nello studio di Chloe. Sono prove importanti e non ripetibili. Non vorrai che si perdano...» Matthew sembra una tigre dagli occhi di fuoco.

Murderer SuspectWhere stories live. Discover now