24. Ginger

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In pochi minuti sono davanti a casa di Cain ...  alla villa, sarebbe più appropriato dire.

Ginger guarda Dillon, ha l'espressione preoccupata, non sa se sia meglio cercare di confortarlo o restare in silenzio e fingere di non essere presente.

Opta per la seconda possibilità.

E' buio e lei non dovrebbe essere neanche  lì, è solo una coincidenza di sfortunati eventi.

Vede che Dillon guarda la porta d'ingresso, poi guarda lei. Sa che sta pensando a cosa fasene di lei.

'Posso aspettarti  in macchina. Non è un problema.'

Dillon sembra intenzionato ad assecondarla, ma poi ci ripensa.

'No, non so quanto dovremo restare.... - esita - .. vieni dentro. La casa è grande , puoi aspettarmi al piano di sotto.'

Scende dalla macchina senza darle il tempo di ribattere e si avvia verso l'ingresso a passo spedito. Ginger prende le sue cose e lo segue a testa bassa. Sa che è successo qualcosa di grave... lo ha capito dal tono di voce concitato, dalla fretta con cui Dillon ha guidato fin lì. Ma non sa cosa. Non ha voluto chiedere.

Non sono affari suoi.

Questa è una violazione della privacy e se c'è una cosa che ha capito di Cain è che è una persona molto riservata. Per chiamare Dillon nel cuore della notte e per farlo volare lì alla velocità della luce , con lei al seguito, deve essere accaduto qualcosa di davvero molto grave.

Appena Dillon suona il campanello, si accende il citofono ed una voce maschile lo invita ad entrare. Superano il cancello, attraversano un pratino impeccabile e appena sono davanti all'ingresso la porta si apre come per magia. 

Varcano la soglia, ma appena Ginger alza lo sguardo due occhi severi la inchiodano sul posto.

'Aspettavo solo il Sig. Dillon.'

L'atmosfera da accogliente diventa immediatamente artica, il tutto  in pochi secondi.

Ginger guarda Dillon indicando l'esterno, comincia a retrocedere.

'Non è un problema, te l'ho detto, posso aspettare fuori.'

Dillon scuote la testa e la ferma prendendola per un braccio, guarda il suo interlocutore.

'Lei è con me, eravamo insieme quando Cain mi ha chiamato. Può aspettare qui, non creerà problemi. Garantisco io.'

L'estraneo fa una smorfia strana, come se avesse ingoiato qualcosa di amaro.

'Se garantisce lei la signorina può entrare, ma resta al piano di sotto e devefirmare un accordo di riservatezza.'

Dillon annuisce e getta uno sguardo nella sua direzione.

'Firma tutto quello che ti darà, ok? E' più semplice così.'

Ginger annuisce mentre Dillon sparisce su per le scale accompagnato dall'uomo severo che l'ha appena redarguita. Resta immobile, senza sapere dove andare o cosa fare.

La casa è silenziosa come un tomba.

Non arriva nessun rumore dal piano di sopra, si guarda attorno .. il salone è enorme e vuoto. Intravede oltre una immensa vetrata il luccichio della luna che si riflette sulle onde del mare... non crede di aver mai visto una casa tanto bella e deserta.

Passetti rapidi di qualcuno che scende leggero le scale attraggono nuovamente la sua attenzione. Lìuomo che l'ha accolta ha ancora sul volto quella smorfia strana, ma quando la vede lì, dove l'ha lasciata si rasserena un po'.

'Prego , faccio strada. Mi segua.'

La precede verso la sala.

Ginger vede che c'è un divano enorme, un tavolino di vetro, nient'altro.. quando la luce illumina lo spazio si stupisce di quanto sia vasto e privo di supellettili.

'Si accomodi'

Ginger vede che ha preso una borsa e sta tirando fuori dei fogli che appoggia scrupolosamente sul tavolino basso. Le porge una penna.

'Sono Jeff Phenix. Scusi se non mi sono ancora presentato, seguo gli interessi del Sig. Rock. Abbiamo dovuto contattare il Sig. Dillon Hart per un'emergenza, ma non mi aspettavo che venisse accompagnato. Temo di essere stato brusco poco prima, mi dispiace.'

Ginger accenna un sorriso, la situazione è assurda anche per lei.

'Io sono Ginger Moore, con Dillon siamo colleghi, lavoriamo in un locale e mi stava accompagnando a casa quando è suonato il telefono. E' corso qui senza spiegarmi nulla... non volevo causarle problemi, capisco di essere un intrusa. E' che a quest'ora non ci sono mezzi e temo fino alle 6,30 neanche taxi.'

Quello annuisce.

'Dillon e Cain sono molto amici, se lui garantisce per lei può restare. E' sufficiente che firmi questi documenti e direi che è tutto risolto. Prego.'

Le indica nuovamente la penna, Ginger dà un'occhiata ai fogli scritti in un fitto stampatello minuscolo.

'Cosa dicono?'

Jeff Phenix sorride come un gatto col topo.

'Che qualunque cosa vedrà o sentirà in questa casa non potrà uscire da queste quattro mura. E che fino a quando è qui, deve dare in consegna a me il suo cellulare.'

Allunga la mano col palmo rivolto verso l'insù.

Ginger prende il cellulare dalla borsa e glielo porge. Non c'è nulla di compromettente nel suo telefono e poi è troppo stanca per mettersi a discutere. Si siede sul divano, impugna la penna e fa una cinquantina di firme ovunque le venga indicato.

Quando Jeff Phenix s'impossessa soddisfatto dei documenti lo guarda perplessa.

'Sembra molto impegnativo essere famosi '

Lui la guarda serio, come soppesandola.

'Non ha idea di quanto...  e questi cellulari non semplificano affatto la vita.' Infila i fogli firmati nella sua borsa e la guarda di nuovo ' Vuole qualcosa da bere, da mangiare... una coperta?'

Fa scorrere lo sguardo sui suoi vestiti  di cui non doveva essersi accorto prima, sembra di nuovo preoccupato.

'No grazie, sto bene. E no, non mi vesto sempre così.. - ride divertita - .. canto al locale.'

Quello annuisce, sollevato.

'Capisco.'

Si guarda intorno.

'Se non le serve niente io dovrei tornare su ora che abbiamo risolto questa piccola formalità. Aspetta qui o preferisce che la accompagni in una delle camere degli ospiti? temo ci vorrà un po' di tempo.'

Ginger scuote la testa.

'No, no, se per lei va bene aspetto qui, così appena possibile vado a casa. Non è che può chiamarmelo lei un taxi per le 6.30? Ora che sono anche senza telefono non saprei davvero come fare per andarmene.'

L'estrano annuisce.

'Non si preoccupi, vado ad accertarmi che sia tutto a posto e poi cerchiamo il modo migliore di riportarla a casa. Nel frattempo si metta comoda, questa casa non è dotata di molti mobili, ma se non altro il divano è  comodo e spazioso. L'ho sperimentato.'

Le strizza l'occhio e per la prima volta da quando è entrata in quella casa le  fa un sorriso spontaneo. Si mette comoda e sposta un cuscino per posizionarlo dove lo vuole lei.

'Allora mentre aspetto che torni, la prendo in parola.'

E in un attimo è di nuovo sola in quella sala immensa. Non ci aveva fatto caso prima, ma nel silenzio della notte si sente il rumore del mare... le onde le fanno compagnia col loro suono lento e ritmato. Decide di spengere tutte quelle luci inutili e rimanere a fissare il riflesso della luna mentre aspetta che arrivino le 6,30 e qualcuno si decida a chiamarle un taxi.

Ma non ce la fa, le palpebre si abbassano inesorabilmente. Onda dopo onda.

Il divano è affettivamente molto comodo, decide di sdraiarsi solo un attimo per rilassare le spalle e tirare su le gambe. La casa è deserta e silenziosa, si chiede lassù che cosa stiano facendo... poi il buio l'avvolge.

Fuoco e fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora