Fuoco e fiamme

164. Jeff

E' un cazzo di casino.

Dopo aver ascoltato gli eventi assurdi delle ultime 24 ore sà solo una cosa per certo: che devono affrontare un problema alla volta e in fretta.

Li elenca al suo cliente in ordine di priorità. Dopo tutto è questo in sintesi il suo lavoro: rimanere lucido di fronte alle emergenze e prendere la decisione giusta. E' il motivo per cui viene pagato, profumatamente.

Concordano in pochi minuti che non presentarsi alla polizia, motivando la mancata deposizione con un'amnesia temporanea sarebbe deleterio. Per gli affari e per la reputazione di Cain. 

Tutti si aspettano che un lottatore sia un po' sciroccato a fine carriera, un ammissione pubblica così plateale equivarrebbe a bruciarsi qualunque opzione futura di business e sà bene che Cain ha troppa carne al fuoco. Non può permetterselo.

Quindi deve andare in centrale e deporre. 

Chiama Higgins e si accordano perchè cerchi di guadagnare un pò di tempo. Si fà mandare una copia della deposizione di Ginger Moore, Cain dovrà impararla a memoria e confrontarsi con lei , per chiarire quelli che lui chiama buchi neri. 

Ci sarà una sola versione della storia: ha agito per salvare la ragazza.

Punto.

Non è sempre quello che il pubblico vuole sentirsi dire? E' allora è quello che diranno.

Il cliente ha sempre ragione.

Ginger Moore è il secondo punto della lista. Il suo nome e la sua faccia sono ormai su tutti i giornali e internet è pieno dei suoi balletti e video musicali. E' un gran pezzo di figliola, deve ammetterlo, vederla muoversi su quel bancone ha attirato anche la sua attenzione ma quello che lo ha davvero intrigato è stato il video che ha scovato Groopys chissà dove, in cui la stessa rossa in una versione più seria e castigata suona un fenomenale Debussy sulla terrazza del Fourseason a Miami. 

Quello no, non se lo aspettava.  E non si stupisce che Cain si sia fatto abbindolare. Chiunque rimarrebbe affascinato da una simile contraddizione vivente. 

Ginger Moore non si tocca, è il personaggio fondamentale. 

E' la donzella in difficoltà salvata dall'eroe. Se vogliono che Cain esca bene da questa vicenda si devono attenere al copione, dopo tutto ha spaccato la faccia e ha mandato in ospedale i 6 titolari della squadra di football universitaria locale. O loro sono i cattivi e lui è il buono, oppure verrà sommerso di critiche e finirà nell'oblio mediatico e questo non lo vogliono, ovviamente.

L'unica possibilità che Cain ha di salvarsi il culo è restare attaccata alla ragazza e recitare la parte dell'uomo innamorato. Deve far buon viso a cattivo gioco e trovare il modo di sopportare questa convivenza almeno per un po'.

L'amnesia. Bhè.. che cazzo! Quella proprio non ci voleva, lì la strategia è una sola, sperare che la memoria torni in fretta e nel frattempo negare, negare, negare. 

Il pubblico non deve sapere. 

Il pubblico deve sognare.

Da quanto dice il medico potrebbe risolversi tutto in pochi giorni, quindi non avrebbero fatto niente di male a fingere che non ci sia mai stata. Oppure potrebbe diventare un impedimento permanente e lì dovranno accordarsi con la ragazza. Le daranno una profumata buon'uscita perchè firmi un accordo di riservatezza blindato e sfumi sullo sfondo, senza troppo clamore.

Sà che è fattibile.

I soldi fanno miracoli.

Sempre.

O quanto meno, nella sua carriera non ne ha mai visti capitare se non dietro lauto compenso.

Quando Yuri leva il disturbo con la promessa di tornare il giorno dopo con un affidabile strizza cervelli specializzato in amnesie per un consulto e Dillon si congeda per raggiungere Ginger, lui resta chiuso nello studio con Cain fino a tardi, per elaborare una strategia comune. Non possono lasciare nulla al caso.

Hanno i fari dei media puntati contro e questo boccone è troppo ghiotto. Non scoppierà in una bolla di sapone come il gossip di Miami, è certo che si trascinerà nel tempo.

Ma chissà. 

L'esperienza gli ha insegnato che una cosa negativa, se la gestisci bene, può tramutarsi in un'opportunità. Potrebbe essere questo il caso.

E poi il suo istinto gli dice che con Cain non si finisce mai al tappeto.