168. Ginger

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Quando bussano alla porta sà già chi dovrà affrontare.

Si guarda allo specchio nervosa, è struccata,  indossa un paio di shorts di jeans e una maglietta carina a maniche corte, tra meno di due ore le sue amiche l'aspettano al Wave Beach per una serata casual sulla spiaggia e si è già vestita per uscire.

E' lunedì, il locale è chiuso e si è messa d'accordo con Sam, Terry e Amber di vedersi per cena, non ne può più di restare chiusa in quella stanza. Sà che non potrà parlare dell'amnesia di Cain con nessuno, ma almeno potrà cercare di distrarsi un po'. Con questo pensiero positivo in testa lo fà entare.

'Avanti'

Cain apre la porta e fà qualche passo, è a piedi nudi come sempre, indossa una maglietta bianca ed un paio di jeans sdruciti. Vedergli i lividi sulle braccia e sul suo viso le fà venire voglia di allungare una mano per toccarlo, vorrebbe abbracciarlo, stringerglisi addosso e sentirlo dire che andrà tutto bene. Ma sà che non può.

Si costringe a fare un passo indietro mentre lui le domanda:

'Ti và se parliamo un po'?'

Lo fissa diffidente, senza capire cosa abbia in mente, ma poi annuisce. Indica il salottino  in terrazza. 

'Andiamo fuori?'

La camera degli ospiti è fortunatamente enorme, oltre al letto, un armadio gigante , la zona beauty con un enorme specchio e tutto l'occorrente per appoggiare i prodotti di bellezza c'è l'accesso a una stupenda terrazza sul mare e lì, una zona relax con divanetti e tavolino.

Cain esce, ma resta in pedi. Si appoggia alla balaustra con la schiena ed incrocia le braccia al petto, quegli occhi di ghiaccio si fissano nei suoi e per un attimo le mancano le parole, riconosce quello sguardo duro. 

E' lo stesso sguardo sbruffone dei primi tempi.

'E' tutto assurdo... sto cercando di farmi un'idea di come era tra noi, dal momento che tutti mi dicono che stavamo insieme... immagino anche per te  non sia facile restare a vivere in questa casa, con me, stare chiusa qui dentro deve essere abbastanza insopportabile... .'

Deglutisce, cercando di non crollare. Temeva che sarebbe arrivato questo momento, ma non sia spettava di doversene andare così presto. S'impone di essere forte.

'Non ho tante cose...se vuoi che me ne vada...'

Lui la interrompe, precipitoso.

'No, no ..non intendevo questo.' Scuote la testa, passandosi una mano tra i capelli nervoso  'Anzi, in verità credo di doverti ringraziare per essere rimasta.  Per come mi sono comportato con te  potevi aver già fatto la valigie per tornare a casa tua, invece ti sei solo trasferita in questa stanza... senza che neanche te lo chiedessi tra l'altro.. è stato gentile da parte tua, l'ho molto apprezzato. - Si passa una mano tra i capelli di nuovo -  Anche per te questi due giorni devono essere stati un inferno.'

Abbassa lo sguardo imbarazzata e si stringe nelle spalle.

'Pensavo che avremmo festeggiato il mio compleanno in maniera diversa effettivamente ... non che il regalo non sia stato stupendo.. o il biglietto ... ma, insomma.. - è evidentemente a disagio - .. festeggiarlo con te era la cosa più importante e sembra... - tira su la testa e lo guarda con due occhi color giada di una bellezza disarmante -.. che tu non ci sia più, non per me, almeno.'

E' lui adesso ad abbassare lo sguardo.

'Mi dispiace.'

Lei scuote la testa, non sà che fare.

'Non è colpa tua. - Sospira - E' solo che non è facile avere davanti una persona con cui  condividevo così tanto e scoprire improvvisamente che per lui non rappresento più niente.'

Fuoco e fiammeWhere stories live. Discover now