136. Cain

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Sono passate da poco le cinque di mattina quando apre gli occhi e si ritrova Ginger raggomitolata accanto. Dorme serena, i capelli sparsi sul cuscino e le labbra incurvate in quello che a lui sembra un accenno di sorriso.

Non vuole svegliarla.

La sera prima sono rimasti alzati fino a tardi con James e Maya che sembrava non avessero nessuna intenzione di andarsene, curiosi di conoscere meglio oltre che lui anche la rossa talentuosa pianista che lo aveva accompagnato.

Rimane a fissarla, immobile. Chiedendosi quante cose non sappia in realtà di lei. 

Rivive il momento esatto in cui si è alzata dal tavolo la sera prima, per farsi accompagnare dal matree al piano. Il timore che ha provato, all'idea che potesse non essere all'altezza di quel pubblico snob,  a cui gli  orecchiabili motivetti  del Red Ginger sarebbero probabilmente sembrati inappropriati.

Non aveva idea.

Le note magiche ed evanescenti che ha suonato gli hanno fatto venire la pelle d'oca. 

La delicatezza, l'espressione rapita  con cui ha eseguito il pezzo  senza spartito, senza curarsi di niente e di nessuno se non della musica tenue, sfumata, rarefatta che si diffondeva nell'aria come una fragranza leggera, l'ha lasciato attonito.

Non ha mai amato la musica classica, non la capisce,  affatto. Eppure  l'emozione che ha provato al suono di quelle note inaspettate è stata innegabile ... sà riconoscere il talento quando lo vede e questa ragazza che gli dorme accanto, ce l'ha. 

E' evidente.

Cosa ci faccia quindi in un anonimo locale a La Jolla, non se lo spiega. Perchè non abbia preso al balzo l'opportunità che Artur Miller gli poteva offrire, o chi per lui, in modo da fare della musica il suo futuro è  davvero  incomprensibile.

Vuole chiederglielo.

Vuole capire cosa gli stà sfuggendo, perchè è ovvio che questa ragazza misteriosa gli nasconde qualcosa che lui non riesce ad afferrare. Appoggia il gomito al materasso e la testa nel palmo della mano e fissa quel volto addormentato, come per interpretarlo.

Lo affascina, lo intriga, lo incuriosisce.

Resta così non sà quanto, a fissarla, pensoso. Fino a quando si rassegna al fatto che non sarà tanto semplice decifrarla e opta per andare ad allenarsi. E' troppo presto, se resta lì  non riuscirà a trattenersi e finirà per svegliarla. Vuole che si riposi.

Per quanto lo riguarda invece l'unico modo che conosce per sfogarsi ed al tempo stesso riorganizzare le idee, è la fatica. 

Si alza con studiata lentezza per non disturbarla ed indossa maglietta e pantaloncini.

Al posto di una sessione in palestra preferirebbe di gran lunga una maratona di sesso infuocato, lì, in camera da letto ma sà che il pomeriggio precedente per Ginger dev' essere stato già abbastanza impegnativo. E' affondato dentro di lei più volte, con  foga e soddisfazione assoluta, non riesce a capacitarsi se è stato il fatto di non usare protezioni dopo tanti anni a farlo reagire in modo così animalesco o se è stata semplicemente l'idea di possedere lei.

Certo è che di quel corpo, così diverso da quelli che ha esplorato in precedenza, gli piace tutto.

La pelle bianca liscia come quella di una statua di marmo, le proporzioni perfettamente equilibrate, l'armonia dei gesti e dei movimenti, quell'odore sensuale che gli resta attaccato addosso ogni volta che la esplora affondo, quel suo modo di gemere che gli fà venire voglia di prenderla ancora e ancora senza risparmiarsi.

Scrive frettolosamente un biglietto, afferra il suo ipod ed esce dalla stanza chiudendosi piano la porta alle spalle.

Cristo santo.. Si può sapere che cosa gli prende?

Fuoco e fiammeWhere stories live. Discover now