173. Cain

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E' tardi quando sente Ginger rientrare.

Sta leggendo un libro sdraiato a letto da un po'  sperando di addormentarsi ma continua a voltare una pagina dopo l'altra senza riuscirci. Come sempre.

Aspetta di sentire i suoi passi leggeri lungo il corridoio, ma anche questa notte vengono sostituiti dal suono del pianoforte. 

Chiude il libero e ascolta.

Questa volta è una melodia triste, che gli crea una profonda sensazione d'inquietudine. Continua ancora e ancora, all'infinito,  fino a quando vorrebbe alzarsi e scendere giù per farla smettere e chiederle come mai a quell'ora della notte una persona dovrebbe tornare a casa e suonare qualcosa di tanto malinconico .

Ed è proprio quello che fà, si è già alzato in piedi, determinato a farlo quando sente che quello strazio s'interrompe e comincia a suonare un altro pezzo. Apre la porta della camera ed arriva fino agli scalini, dove si ferma di nuovo ad ascoltare, sedendosi sul primo.

Conosce quella melodia.

E' il motivo che lo ha torturato tutto il giorno, il pezzo che ha suonato anche la sera prima. Da qui lo sente meglio e gli piace ancora di più. Si interrompe, per poi continuare un po' differente e poi s'interrompe ancora.

Sì, Ginger sà  scrivere musica.. la sente procedere per tentativi fino a quando la melodia riprende armoniosa. Si chiede se ci saranno le parole un giorno e come sarebbe sentirgliela cantare.

No, non lo stupisce più il fatto che una ragazza del genere possa averlo affascinato. E' sexy, è talentuosa e allo stesso tempo è come avvolta in un alone di mistero. Ha sempre avuto donne pronte all'uso,  orgogliose di ostentavano le loro migliori qualità a chiunque... Ginger sembra che voglia tenerle celate. 

Si chiede cos'altro nasconda.

Ha passato la giornata ad aspettare che tornasse, per parlare con lei. Era certo che se la sarebbe trovata tra i piedi tutto il giorno e quando Rosa lo ha informato che sarebbe tornata solo a tarda notte finito il turno al locale, ha sentito qualcosa . Delusione è la parola giusta.

Si alza in piedi e torna in camera sua, lasciando la porta accostata. Si sdraia a letto e pensa come sarebbe averla li con se, quel corpo minuto stretto al suo, quelle gambe affusolate strette attorno alla vita. Dovrebbe stare attento a non farle male?  E' ovvio che no,  hanno già fatto sesso e deve essersi divertito parecchio se la loro relazione è diventata qualcosa di più serio.

Lui adora scopare e certe cose non cambiano mai. 

Chiude gli occhi ed immagina come sarebbe averla addosso,  mentre si fa scorrere la mano sull'erezione. Immagina la peluria rossa che gli indica la fessura stretta... deve essere stretta per forza, piccola com'è. S'immagina di afferrarle i fianchi con entrambe le mani e trascinarsela contro, mentre s'inarca verso di lui avvicinando i seni tondi e sodi che ha intravisto la sera prima attraverso il tessuto sottile della maglietta.  Immagina di sprofondarle dentro ed al tempo stesso mordergliene uno, facendola gemere  forte.

Cristo santo, viene in un minuto.

Ringhia soddisfatto mentre si volta a pancia sotto per dormire, è stanco, è tardi. 

Si addormenta con un pensiero ben piantano in testa: non ha nessuna intenzione di farsela sfuggire anche il giorno dopo.

Fuoco e fiammeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora