9 - Solo un presentimento

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Dopo alcune ore passate nel giardino, tutti ci dividiamo.

Chi andava a iscriversi ai vari club, chi nella propria stanza, chi andava a farsi un giro fuori e chi, come me, ha preferito rimanere dov'era.

<Le uniche rimaste eh.> Dice Makenzie seduta accanto a me.

<Mhmh.> Borbotto osservando i vari studenti che passano.

<Come mai quel muso lungo? È perché se ne sono andati tutti?>

<No, no, stavo solo pensando.> Mi volto verso di lei.

<E a cosa? Di solito sono io quella seria.>

Ridacchio. <Lo so... è che...>

<È per Nash?> Tira a indovinare.

<No... cioè, in un certo senso. C'entra lui, ma non è lui.> Distolgo lo sguardo dal suo.

<Non ti seguo.> Fa lei cercando di rientrare nel mio campo visivo.

<Mettiamola così. Piace a una ragazza del gruppo che sa dei miei trascorsi con lui.>

<E sei preoccupata per lei.>

Annuisco. <Non voglio che la ferisca in alcun modo, però...>

<Se provi ad interferire, lei penserà che stai cercando di "portarglielo via" perché piace a te.>

Annuisco. <Esatto.>

<Sicura che sia per questo che sei preoccupata? Sicura che non è perché hai paura che lei lo porti via da te?> Domanda marcando bene sulle parole "lei" e "via".

<No, perché dovrei? Lo sai che lo odio quindi non me ne frega proprio nulla.>

<È così? Non t'importa proprio nulla di Nash?> Indaga meglio fissandomi negli occhi.

Annuisco. <Provo solo odio per lui, nient'altro.>

<Come vuoi.> Si arrende appoggiandosi al tronco dell'albero.

Perché crede che a me interessi Nash? Proprio colui che più odio da quando sono piccola.

<Perché lo pensi?> Le domando tornando ad osservare gli studenti che passano.

<Non lo so, ho un presentimento.> Fa la vaga.

Sospiro e non le chiedo altro.

So che quando non ti risponde diretta è perché non vuole dirti ciò che veramente pensa e che non vuole altre domande.

Per ora mi accontento di ciò che mi ha detto... un suo presentimento.

* Jason's pov *

Gli allenamenti procedono bene, l'unica cosa è: perché Nash continua a lanciare occhiate agli spalti?

È come se stesse aspettando che arrivi qualcuno, ma chi?

I suoi "amici" sono qui ad allenarsi con noi, allora chi sta aspettando?

<Capitano.> Mi richiama un ragazzo del primo anno.

<Si?>

<Può controllare come vado?> Domanda con tono innocente.

Gli sorrido. <Certo, fammi vedere di cosa sei capace.>

Sembra molto più piccolo dei ragazzi della sua età ed è strano che voglia entrare nella squadra di basket.

Però, si muove davvero agilmente e riesce a schivare tutti i placcaggi, anche quelli dei più grandi.

Arriva al canestro e tira, mancandolo.

Sconsolato, ritorna da me. <Ho sbagliato.>

Mi abbasso di poco per arrivare alla sua altezza e gli metto le mani sulle spalle.

<E invece sei stato bravissimo.> Gli sorrido. <Sei riuscito a schivare tutti i placcaggi e sei davvero agile e veloce.>

Lui mi guarda e mi sorride. <Davvero?>

<Si, mi hai stupito.>

Sorride più di prima e mi alzo.

<Ora continua ad allenarti con gli altri e soprattutto nei tiri a canestro, vedrai che diventerai bravissimo in poco tempo.>

<Grazie capitano!> Esclama correndo verso i suoi coetanei.

I ragazzi come lui mi mettono sempre un sacco di allegria, in più mi ricorda Austin.

Io, a differenza sua e di Grace, sono due anni più grande.

Loro per me sono come fratelli minori che si mettono in un sacco di pasticci e io il maggiore che li deve difendere e aiutare.

Comunque, tornando agli allenamenti... Nash continua ancora a lanciare occhiate agli spalti.

Ho capito, devo parlargli e capire cosa gli passa per la testa.

Io e lui non andavamo molto d'accordo, ma quando abbiamo iniziato a frequentare questa scuola e gli stessi corsi, abbiamo imparato a conoscerci.

Non è un cattivo ragazzo in fin dei conti, è solo scorbutico con chi non gli va a genio o con chi gli va di divertirsi.

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My BoyWhere stories live. Discover now