91 - Mi pare un dejavu

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Suona la campanella ed usciamo dalla classe.

Ci manca ancora un'ora e poi possiamo andare a mangiare.

Ultimamente non ho mangiato molto, non mi andava. Ma ora non ci vedo più dalla fame.

<Hai studiato?> Mi domanda Jackie mentre entriamo nell'aula di fisica.

<Si e no... più o meno.> Rispondo con un sorrisino nervoso.

<Allora spero non ci interroghi. Mancano giusto quattro persone incluse noi.> Fa andando a sedersi al nostro posto.

Dopo alcuni minuti, il professore entra e fa l'appello.

<Ok ragazzi, iniziamo con le interrogazioni di oggi.> Dice aprendo il registro.

<Oh no...> Sussurra Jackie.

<Allora...> E prima che dica chi deve interrogare, bussano alla porta.

Si alza e va ad aprire.

Parla un momento con chi è fuori e poi mi chiama. <Deve andare dal preside.>

Mi pare un dejavu.

* Emily's pov *
- La notte prima -

<Nash... cos'hai fatto?> Gli domando esterrefatta.

<Hai capito bene, ho detto al responsabile che Grace ha scassinato la porta della mia stanza.> Ripete guardandomi.

Non posso crederci.

Mi alzo dal letto e mi infilo i vestiti.

Poteva dirmelo anche in un altro momento, non dopo aver fatto l'amore.

<Dove vai? Non stai un altro po'?> Domanda facendo gli occhi da cucciolo abbandonato.

<No. Non posso credere che tu abbia fatto una cosa del genere a una mia amica. L'hai messa nei casini.>

<È colpa sua. Non avrebbe dovuto scassinare la porta della mia stanza.> Dice marcando sulla parola "mia".

Prova ad alzarsi, ma io corro a fermarlo.

<Non muoverti.> Gli dico tenendolo per le spalle.

<Che c'è? Mi urli contro e poi fai tutta la premurosa? Non ti capisco.> Scuote la testa. <Ah, e per tua informazione.> Si ferma un attimo, valutando se dirmelo o meno.

<Cosa? Di cosa mi devi informare?> Domando mettendomi le scarpe.

Sbuffa. <Ci siete in mezzo anche tu e Callie.>

Spalanco la bocca più scioccata di prima.

Non l'ha fatto sul serio.

<Se non ci credi, domani ne avrai la conferma.>

<Ha ragione, anzi, tutti hanno ragione sui tuoi confronti.> Dico presa dalla rabbia.

<Ragione su cosa?> Domanda irritato.

<Che sei un caso perso, che non cambierai mai. Credevo che sarei riuscita a cambiarti, a farti ridere di più, a renderti felice.>

<Mi rendi felice, soprattutto quando lo facciamo.> Ghigna.

Scuoto la testa. <Credevo mi amassi e non che pensassi di ottenere solo del sesso quando ne avevi bisogno.>

<Ma io ti amo, non è solo sesso.> Mi guarda con i suoi occhi ghiaccio.

<No, smettila di dirlo. Non è vero.> Dico con le lacrime agli occhi.

<Si invece, credimi. Non mi lasciare, ho bisogno di te.> Dice implorandomi con lo sguardo.

<Come faccio a rimanerti accanto se, probabilmente, domani tuo padre mi sospenderà!> Alzo i toni. <Nash, rovini la vita alle persone, le utilizzi, le fai affezionare a te e poi le allontani ferendole.> Sbotto.

<Pensate tutti questo di me?!> Alza anche lui i toni. <Pensate che io utilizzi le persone a mio piacimento come le pedine degli scacchi?!> Si mette una mano sul petto, probabilmente per il dolore. <Cazzo Emily!>

<Scusa, non...>

<Vattene.> Dice freddo puntando gli occhi sui miei.

<Nash, ti prego.> Dico con un filo di voce.

Non avrei dovuto dire quelle cose.

<Sparisci dalla mia vista cazzo!> Urla e io non me le faccio ripetere due volte.

Me ne vado, anzi, scappo da quella stanza.

Quando urla in questo modo, mi mette i brividi.

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My BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora