76 - È gay

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Busso alla porta della camera di Rod.

Un ragazzo dai capelli ad altezza spalle mi apre e dice: <E tu chi saresti?>

<Un'amica di Rod. È qui?>

<Amica?> Domanda con una strana scintilla negli occhi. <Comunque si.> E mi fa entrare.

Mentre entro, sento lo sguardo del ragazzo addosso, ma non ci faccio caso e continuo a camminare.

Wow, questa camera è immensa.

<Ti piace?> Domanda il ragazzo chiudendo la porta.

<Si.>

<Beh, chi ha un buon resoconto familiare può permettersi di tutto. Immagino solo come sarà la camera del figlio del preside.>

Mi sa che non sa che Nash, in realtà, ha una camera modestissima e due compagni di stanza.

<Grace, come mai qui?> Ne sbuca fuori Rod con una tazza in mano. <Non dirmi che sei venuta a vedere come sto.> Sorride.

<Già.> Rispondo timidamente.

<Ah beh, vi lascio soli.> Fa il suo compagno di stanza.

Va verso una porta e si chiude dentro la stanza.

<Vieni, siediti.> Dice sedendosi sul divano.

<Queste sono le stanze dei ragazzi ricchi?> Domando guardandomi intorno.

È piena di poster di vari gruppi musicali. Ha tre porte dove, probabilmente, ci saranno le due camere e il bagno. Un televisore riempie il muro davanti a noi e il divano è affianco alla portafinestra che da sul balcone.

<Non tutte. Ci sono quelle singole, quelle con addirittura una cucina... altre invece sono come quelle dei "non ricchi".>

<Capisco.>

<Vuoi fare un tour?> Mi domanda.

<Magari un'altra volta.> Gli sorrido.

<Ok.> Dice appoggiando la tazza al tavolino in vetro davanti a noi. <Quindi, volevi sapere come sto.>

Annuisco voltandomi verso di lui.

<Bene. La febbre è scesa del tutto. Sai, sono da mercoledì influenzato.>

<Come da mercoledì?!> Dico stupita.

Si mette a ridere. <Già, scusa se non te l'ho detto ma non volevo ti preoccupassi.>

<Ora sono più preoccupata di quanto potessi preoccuparmi prima. Stai bene?> Rifletto sulla domanda che ho appena fatto. <Beh si, me l'hai detto poco fa, ma comunque. Perché non sei rimasto a letto anche giovedì?>

<Non volevo. Mi annoio a stare qui in camera senza fare niente mentre gli altri si divertono.>

Sospiro. <Dovevi pensare alla tua salute e non a divertirti.>

<Ma ora sto meglio.> Si avvicina a me. <Soprattutto da quando ti ho vista sulla soglia della porta.>

Arrossisco per il suo essere troppo vicino e per quello che ha appena detto.

<Mi fa piacere.> Dico quasi sussurrando.

Dannata me e l'imbarazzo.

Si morde il labbro mentre guarda le mie. Non so perché, ma sento di volerlo baciare. Ma so anche che, se lo facessi, me ne pentirei...

Ritorna a guardarmi negli occhi. Il loro colore verde è così ipnotico, ipnotico quasi quanto quelli di Nash... Nash.

Distolgo lo sguardo e mi scanso di poco da lui.

Si schiarisce la gola e si mette seduto composto. <Tra qualche ora dobbiamo uscire, vero?>

<Non voglio che tu esca se stai ancora male.>

Sospira. <Uscirò comunque che ti piaccia o no e se ti rifiuti verrò a prenderti con la forza.>

Sorrido e mi alzo. <Allora è meglio se vado a cambiarmi.>

<Si e ricordati che stanotte abbiamo il ballo.>

<Sicuro di voler andare anche lì?> Gli domando mentre si alza e si avvicina a me.

Mi mette le mani sui fianchi. <Sicuro.> Sussurra a un soffio dalle mie labbra. <Ora posso darti questo dannato bacio?>

Chiudo gli occhi e lui appoggia le sue labbra sulle mie.

È un bacio lento e dolce. È come il primo che ci siamo scambiati.

Sentiamo il suo compagno di stanza fischiare e battere le mani.

Io e Rod ci stacchiamo.

<Meno male che eri solo un'amica bellezza.> Fa appoggiandosi allo stipite della porta della sua stanza.

Mi volto verso il ragazzo. <Beh... in teoria...>

<In teoria, ora credo sia la mia ragazza. Solo se lei accetta.>

E, paonazza come poche volte, mi giro verso di lui e lo bacio in risposta.

Si, ora sono la sua ragazza e chi se ne frega di quello che penseranno gli altri.

* Austin's pov *

<Di cosa volevi parlare?> Domando a Callie appena ci sediamo in una panchina.

<Del nostro rapporto. Mi spiace averti detto quelle cose, non le pensavo. Tu mi piaci davvero tanto e non voglio perderti.>

Le sorrido comprensivo. <Capisco.>

<Q-quindi?> Balbetta. <Che facciamo? Ci riproviamo?>

<Prima, c'è una cosa che devo confessarti.> Dico distogliendo lo sguardo da lei e guardando davanti a noi i vari studenti che passano.

<Cosa?>

Mi mordo il labbro. Non so in che modo dirglielo così che lei non soffra... ma se davvero le piaccio tanto, come lei dice, sarà impossibile non farla soffrire.

<Io sono...>

<Austin, finalmente ti ho trovato.>

Mi volto e vedo la causa della mia confusione davanti a me.

<K-Kodey.> Balbetto. <Perché mi cercavi?> Domando nervoso.

Lui mi rende così nervoso, imbarazzato e costantemente confuso.

Siamo anche compagni di stanza, ma per fortuna lui è fuori molto spesso.

<Dovevo chiederti alcune cose, ma vedo che sei impegnato.> Ghigna. <È la tua ragazza?>

<Ehm...>

<Si.> Risponde Callie alzandosi. <Sono la sua ragazza.> Gli fa un sorrisino falso.

Oh no.

<Ah... ok... allora vi lascio.> Perché nel suo tono sento... delusione?

<Si, grazie.> E Callie lo saluta con un'alzata di mano.

Kodey mi lancia un ultima occhiata prima di andarsene.

<Perché gli hai detto che...>

Mi tira uno schiaffo. <Come?>

Mi metto una mano sulla guancia. <Cosa? Che ho fatto?>

<Come hai potuto?>

<Cosa? Non capisco?>

<È il mio ex ragazzo e tu ci sei amico?!> Mi urla contro.

<Non lo sapevo.>

<Sai quanto mi ha fatto soffrire? No, non lo sai, e sai come mi ha lasciata? Dicendo che ero una copertura per non essere preso in giro dato che lui è gay.>

Cosa?

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My BoyWhere stories live. Discover now