27 - Perfidia

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Mi dispiace Soleil, ma l'ho fatto per il tuo bene.

Ripeto questa frase dall'inizio della scorsa lezione, da quando Soleil mi ha fatto quella domanda.

Non volevo mentirle, ma non voglio che si sparga la voce, sennò me la vedrò più male di ieri sera.

Ad ogni modo, sono riuscita a sfuggire a tutte le domande riguardanti "ieri sera".

Nessuno deve saperlo, nessuno.

Qualcuno mi picchietta un dito sulla spalla.

<Ci sei?> Mi domanda Austin seduto affianco a me.

<S-si, certo.> Cerco di calmare i battiti per lo spavento preso.

<A me non sembra. Sei pallida manco avessi visto un fantasma.>

<Avrò fame, non ho fatto in tempo a fare colazione.>

<Ok, fortuna che dopo c'è l'intervallo.> Mi sorride.

<Già.> Borbotto tornando a scarabocchiare il quaderno.

Cosa che faccio quando sono soprappensiero.

La porta viene aperta.

È già arrivato il prof?! Di solito è sempre in ritardo...

Alzo lo sguardo, ah no, è solo Jackie.

* Jackie's pov *

Perché tutti mi stanno guardando? Insomma, mi hanno già vista ieri a cena e poco fa, no?

Vado a sedermi ad un banco vuoto dove affianco non c'è nessuno... che tragedia.

<Ehi Jackie!> Sento e vedo Grace dall'altra parte del banco vuoto.

<Ehi.> La saluto sotto lo sguardo di tutti... che imbarazzo!

Mi volto nuovamente verso di lei e mi sorride, poi la vedo alzarsi.

<Sta tranquilla, ok? So com'è essere al primo giorno di lezione e non conoscere praticamente nessuno. Ci sono passata l'anno scorso, conoscevo solo Austin in questa classe.> Mi sorride.

Mi piacciono i suoi sorrisi, mi rasserenano.

<Almeno tu mi capisci.>

<Fidati di me, conoscerai piano piano tutti e farai tante amicizie, pur essendo timida. Ti aiuteremo io e Makenzie.>

Annuisco.

<Però non fare molta amicizia con quella...> Alzo lo sguardo e vedo una ragazza abbronzata dai capelli biondo cenere entrare. <Lei è la perfidia in persona.> Mi sussurra.

Sobbalzo sentendo dei brividi scorrere lungo la schiena mentre incrocio lo sguardo con la "perfidia".

<Buongiorno cari!> Esclama la ragazza distogliendo subito lo sguardo da me.

Sorriso raggiante, tacchi più alti di me, minigonna, maglietta super scollata... ma si può venire a scuola in questo modo?

<Torno al mio posto, credo che ti toccherà sopportarla per questa lezione, buona fortuna, te ne servirà.> Dice Grace e si allontana.

<Chi è questo microbo?> Chiede la bionda.

<Ciao, mi... mi chiamo Jackie.> Dico.

Si mette a ridere. <Che nome ridicolo, adatto proprio a una ragazza ridicola come te.> Dice con un sorriso maligno.

Si siede nel banco vicino al mio, credo sia il suo posto.

<Allora... da quanto sei qui?> Chiede attorcigliandosi una ciocca di capelli al dito mentre mastica un chewing-gum.

<I-ieri pomeriggio.> Rispondo guardando il mio banco.

<Come mai non ti ho mai vista?>

<Nemmeno io ti ho mai vista.>

<Oh, ma che sbadata, non mi sono nemmeno presentata. Caroline.> Dice.

Sorrido, o almeno, ci provo.

Si avvicina a me. <Quindi...> Dice prendendo una ciocca dei miei capelli. <Dio mio.> La lascia con uno sguardo schifato. <Sono rovinatissimi.>

<Ehi Caroline.> Interviene il ragazzo seduto affianco a Grace. <Perché non la lasci stare?>

<Oh dai Austin, sto solo facendo amicizia.>

<Scusi il ritar...> Inizia Callie entrando in classe di corsa. <Uh, a quanto pare non sono in ritardo.> Dice andando a sedersi al primo banco, l'unico posto libero d'altronde.

E mentre alcuni ragazzi sono girati verso il mio posto, ma non per guardare me, arriva il prof.

<Buongiorno.> Saluta chiudendo la porta.

Tutti ci alziamo e diciamo "buongiorno", poi ci riaccomodiamo appena ce lo consente.

<Oh, signorina è già qui.> Dice puntando lo sguardo su di me. <Venga qui così si presenta ai suoi compagni.>

Oh no, perché lo devo fare?

Mi alzo e lo raggiungo posizionandomi affianco alla cattedra.

<Su forza.> Mi incoraggia sedendosi sulla cattedra.

Ma lo può fare un professore? Credo di essere stata abituata a regole troppo rigide...

Cerco di sorridere e di tranquillizzarmi, ma più che sembrare tranquilla e sorridente, sembro un robot con una paralisi facciale.

<Vedo che sei timida, allora parlerò io per te e scusami se uso il "tu", ma non mi piace usare il "lei" con i miei alunni o chiamarli per cognome. Vado per la confidenza.> Sorride.

Finalmente l'ha capito che deve parlare lui per me. Il mio essere timida è un trauma per me e poi i miei nomi non aiutano, spero non dica il mio primo nome.

<Lei è Bailey Felicity Jackie.>

E invece, l'ha detto davvero... ha detto davvero il mio primo nome e non solo il secondo come da me esplicitamente richiesto.

Arrossisco di imbarazzo per colpa di alcune risatine provenienti da alcuni posti.

<Perché ridete eh?> Domanda il prof prendendo le mie difese. <Non si ride per il nome di qualcuno, e poi a parer mio sono entrambi meravigliosi.>

Le risate aumentano così come il mio imbarazzo.

Perché devo avere quel stupidissimo nome.

Qualcuno bussa alla porta.

<Fate silenzio o vi tolgo i punti bonus.> Tutti si ammutoliscono.

Sorride vittorioso e fa entrare chiunque abbia bussato dopo avermi fatto tornare al mio posto.

<Scusate, ma la signorina Hamilton Grace deve uscire.> Dice il bidello.

Il prof da il permesso e Grace esce dalla classe.

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My BoyWhere stories live. Discover now