47 - A chi stai pensando

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<Jason, ci sei?> Domanda Austin tramite la videochat.

<Si, si, un momento che non trovo il caricabatterie.> Dice mentre apre tutti i cassetti della scrivania.

<Che casino quella camera.> Dico osservando la miriade di vestiti sparsi sul suo letto.

<E quello è niente, se vedi il casino che combina qui ti spaventi.> Dice Austin.

<Già, e ogni volta Nash rompe.> Dice sbrogliando il cavo.

<Non parliamo di quello.> Dice Austin.

<Che ti ha fatto? Anzi, vi ha. Appena ritorno lo faccio nero quanto i suoi capelli cazzo.> Inizia ad alterarsi.

<Mi ha chiamato ananas.>

<Si, ma ti ha chiesto scusa. Jason, come torni tu non farai proprio niente, capito?>

<Ma...>

<Niente ma.> Sbuffo. <Mi sembra di stare parlando con due bambini.>

<Si mamma castigaci.> Fa la vocina Jason.

<Ma vaffanculo.> Mi metto a ridere.

<Allora, come mai tutta quest'urgenza di chiamarmi? Io dovrei pranzare tra venti minuti.>

<Grace ci deve parlare di una cosa che è successa ieri durante l'appuntamento. Qualcosa che l'ha turbata veramente tanto, se la vedevi stamattina...>

<Si, si, parla che ho fame.> Lo interrompe.

Inizio a raccontare tutto l'appuntamento, sino ad arrivare alla parte cruciale di tutta la giornata, il bacio.

<Eh?! Ha osato poggiare le sue luride labbra sulle tue?! Ma vi conoscete da qualche giorno! Ma che cazzo?!> Jason inizia a sbraitare.

<Calmati Jason.> Fa Austin. <Io invece sono felice per loro. Secondo me stanno bene insieme.>

<Eh?! Fratello mi prendi in giro?! No, no, mi rifiuto di continuare questa chiamata. Vado a mangiare, ne riparleremo più tardi.> E chiude la chiamata.

Austin sospira. <Adesso che c'era la parte del tuo sclero.>

<Già, facciamo che ora ne parlo con te e sta sera con quello stronzo che preferisce il cibo ai suoi "fratelli".>

<Si, dai, sfogati.>

<È che è tutto così strano. Insomma, si, è un bel ragazzo e tutto, ma non me la sento di iniziare una storia adesso. Nel senso, mi è piaciuto il bacio, ho sentito qualcosa, ma non quel qualcosa che dovrei sentire effettivamente.>

<Ok, ok, rallenta, mi sto perdendo.>

<Lui mi piace, ok? Ma non sento chissà cosa verso di lui.>

<Perché nella tua testa c'è qualcun altro.>

<No, non è quello.>

<Non mentire Grace, ti conosco.>

Sospiro. Mi sono dimenticata che con Austin non si può mentire, ti scopre subito.

La porta si spalanca di botto e ne entra un Nash tutto infuriato.

Io ed Austin ci soffermiamo a guardarlo.

<Che cazzo avete da guardare?!> Sbraita voltandosi verso di noi.

Spalanco gli occhi, ma lui...

* Jackie's pov *

<A chi pensi?> Domando a Makenzie.

È tutta la mattina che studia, ma non credo stia studiando, dato che ha scarabocchiato il quaderno tutto il tempo.

<Io? A nessuno.> Mente.

<Bugiarda. Quella è la classica faccia di chi sta pensando ad una persona.> Dico sedendomi sulla sedia affianco a lei.

Sospira e ritorna a guardare le varie formule scritte sul quaderno tra uno scarabocchio e l'altro. <Davvero, non penso a nessuno.>

<E allora perché non ti concentri per bene? Di solito matematica la finisci subito.>

Non mi risponde e appoggia la guancia sulla mano iniziando a tracciare linee sul foglio, sino a comporre un nome...

"E R I C K"

<Pensi a Erick?> Domando.

<Che?! No... no, no, no!> Nega gesticolando.

<Ah no? E allora perché sei rossa? E perché hai scritto il suo nome?>Le indico il quaderno con un cenno del capo.

Lo chiude velocemente. <Ehm... io...>

<Ho capito, ti lascio pensare al tuo amato.> Dico ridacchiando e facendo per alzarmi.

Sospira. <E va bene, hai vinto.>

Sorrido vittoriosa e rimango seduta girandomi verso di lei.

<Su, dimmi.>

<Mi piace, è vero, e anche tanto, ma non so che fare. Lui non mi pensa come una futura fidanzata, ma come la sua amica d'infanzia. In più ultimamente cerco di evitarlo in ogni momento così che possa dimenticarlo, ma non riesco.>

<È normale. Non ti piace e basta, tu sei innamorata di lui e quando ti innamori, è difficile dimenticare quella persona.>

<E tu?>

<Io cosa?> Domando.

<A chi pensavi ieri?>

La guardo confusa non capendo.

<Nessuno.>

<A no? Peccato che stavi guardando il soffitto e sei rimasta in quella posizione per molto tempo e non credo tu stessi contando le assi di legno. Allora? Chi è?>

<Ecco... non so come si chiama, ma lo vedo sempre insieme a voi.>

<Ok, capito, a pranzo ti siedi al nostro tavolo e inizi a conoscere bene tutti. Sei una brava persona e piaci anche a Grace e Soleil.>

<Non lo so... e se poi non sto simpatica agli altri?>

Mi mette una mano sulla spalla. <Fidati che piacerai a tutti, devi solo liberarti dalle tue catene chiamate comunemente "timidezza".>

Sorride e l'abbraccio.

E a pensare che all'inizio, quando sono arrivata, mi ha urlato contro perché sono entrata in bagno mentre lei era nuda.

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