66 - Una tregua

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Mi alzo dal letto e vado dritta in bagno.

Ieri notte non ho dormito, infatti ora sembro uno zombie.

Decido di farmi una doccia fredda, così magari mi sveglio.

Inizio a spogliarmi e mi lego i capelli per non bagnarli, dato che li ho già lavati ieri sera. Poi accendo il getto dell'acqua.

Entro dentro e la mia pelle a contatto con l'acqua fredda rabbrividisce.

Cerco di non pensarci e prendo la spugna e il bagnoschiuma per insaponarmi.

Bussano alla porta del bagno e chiudo il getto dell'acqua per sentire chi è.

<Grace, posso entrare?> È Callie.

<Si.> Rispondo e riapro il getto.

<Senti... non voglio essere arrabbiata con te, quindi, ti va se facciamo pace?> Mi domanda.

<Mah, non so.> Dico attraverso le porte della doccia.

<Ti prego, ho bisogno di te. Non so cos'abbia Austin, ma non mi vuole parlare... insomma, è lunga da spiegare, ma...>

<Austin?> Domando chiudendo nuovamente l'acqua, decidendo di uscire.

Mi passa l'accappatoio da sopra le porte e me lo infilo prima di uscire.

<Si... abbiamo litigato e gli ho risposto male, poi gli ho chiesto... cioè, scritto se voleva parlarmi, ma mi ha ignorata. Non so che fare.> Dice mentre mi asciugo.

<E cosa vuoi che faccia?>

<Non so, qualcosa come parlargli e chiedergli il perché.>

<E non puoi farlo tu? Basta che insisti, no?>

<No perché l'ho combinata grossa a quanto pare da come si comporta e se insisto rovinerei di più le cose.>

Sospiro, beh, almeno così ha capito com'è fatto Austin.

Se lo pressi sempre su un qualcosa, alla fine lui sbotta e ti ci manda. Soprattutto se insisti.

<Proverò a parlargli e vedrò che fare. Ora potresti uscire? Devo vestirmi.>

Annuisce. <Ma abbiamo fatto pace?> Mi domanda voltata verso la porta.

<È una tregua, sta sera ne parliamo tutte e tre insieme.>

Ed esce.

Sospiro e mi asciugo i capelli.

Ieri, dopo aver salutato Jason, sono andata in biblioteca per la ricerca di letteratura e lì ho incontrato Erick che mi ha ringraziata sul fatto di averlo fatto pensare per bene sui suoi sentimenti per Makenzie. In più mi ha dato la bella notizia, il loro fidanzamento.

Ero così felice per loro e così distratta dalla conversazione, che mi sono completamente dimenticata del perché ero in biblioteca e ora sono senza ricerca.

Poi, a cena, mi sono unita a Roderick e alcuni suoi amici, nonché compagni di football, e ho rincontrato il ragazzo asiatico che mi aveva tirato una pallonata in testa.

Abbiamo passato tutto il tempo a parlare e conoscerci meglio, è simpatico e si chiama Kodey.

Dopo cena sono tornata in stanza, cambiata e tirata subito a letto.

Mi sono messa a leggere e ho finito un libro di cento pagine.

L'ho letto talmente velocemente che nemmeno me lo ricordo più.

Dopodiché, sono tornate Emily e Callie e hanno provato a parlarmi, ma non le ho ascoltate. Mi sono infilata gli auricolari e ho alzato il volume al massimo.

Il cellulare inizia a vibrare sopra il lavandino e quasi ci cade dentro.

Lo prendo e accetto la chiamata, non guardando nemmeno chi è.

<Pronto?>

<Grace ciao, sono Roderick.>

<Ah, ciao. Come mai mi chiami a quest'ora?>

<Ehm... ho letto che ci sarà una festa nella palestra di basket questo sabato, ti va di venirci con me?>

<Sabato dobbiamo uscire con gli altri.> Dico prendendo i trucchi e mettendolo in vivavoce.

<Lo so, infatti andiamo quando torniamo.>

<Va bene, come vuoi.>

<Ok.>

<Potevi anche dirmelo più tardi.> Dico ridacchiando.

<Lo so, è che... non so, mi andava di sentirti.>

Il mio cuore fa un tuffo e mi guardo allo specchio, sono rossa.

<Beh, mi hai sentita.> Sorrido.

<Già... allora ti lascio finire di fare qualsiasi cosa tu stia facendo. Ci vediamo poi.>

<Si, ciao.> E chiudo.

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My BoyOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz