98 - Mi stavi spiando?

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* Austin's pov *

Continua a farmi male ovunque.

Non posso mettermi in alcun modo, sto scomodo in qualunque posizione.

<Ieri hai mangiato qualcosa che non avresti dovuto mangiare?> Mi domanda Kodey avvicinandosi.

<No, mangio sempre quelle cose.> Dico mettendomi a pancia in su e un cuscino sulla pancia.

<Bevuto?> Domanda sedendosi sul letto.

Faccio no con la testa e sento Nash ridacchiare.

Ci voltiamo verso di lui.

<Che c'è? Mi fate ridere.> Dice smettendo.

<Perché?> Gli domanda Kodey.

Non avresti dovuto chiederglielo.

<Sembrate paziente e medico...> Ghigna. <Se solo potessi uscirei e vi lascerei da so... aspetta.> Si mette seduto lentamente per non farsi troppo male. <Invece posso.>

<Ti aiuto, hai già sforzato abbastanza.> Dice Kodey alzandosi e andando ad aiutarlo.

Nash lo lascia fare e, una volta in piedi, Kodey lo sorregge e gli porge le stampelle.

Spero non gli dica niente di imbarazzante.

* Nash's pov *

Usciamo fuori e Kodey abbassa un poco la porta così che Austin non ci senta.

<Stagli vicino e cerca di farlo ragionare per bene.> Gli sussurro.

<Ragionare su cosa?> Mi domanda confuso.

Sbuffo. <Anzi, ragionate entrambi.>

Mi guarda confuso, ma possono essere così stupidi entrambi? Mi sembra di avere Austin davanti.

<Sui vostri cazzo di sentimenti.> Sbuffo nuovamente e mi volto per andarmene.

<Io non provo niente per lui.> Dice prima che mi muova.

<Vallo a dire a qualcun altro.> E me ne vado.

Che stupidi. Si vogliono entrambi, ma fanno finta di niente.

Mi metto a fare avanti e indietro per il corridoio.

Purtroppo non ci sono degli ascensori e quindi non posso scendere giù. Fare le scale con le stampelle mi farebbe solo più male.

Dovrei dirlo a mio padre, chissà quanti altri hanno avuto problemi di questo genere e si sono dovuti fare aiutare sempre da qualcuno per fare qualsiasi cosa.

<Serve una mano?> Domanda un ragazzo molto alto, ha davvero troppi muscoli, probabilmente si fa di qualche droga sportiva.

<Se riesci a portarmi giù mi faresti un favore.>

Lui sorride e scende i primi gradini così da starmi davanti per aiutarmi.

<Cosa ti è successo?> Mi domanda mentre porto le stampelle di un gradino più in basso dei miei piedi.

<Incidente in campo. Strano che tu non ne sappia niente.>

<Sei Nash Smith?> Mi domanda.

Come può non conoscermi? Cazzo sono il figlio del fottutissimo preside!

<Esatto.> Dico un po' dolorante.

Che fatica fare le scale in queste condizioni.

Tutta colpa di quel bastardo puttaniere di merda.

E dopo minuti interminabili, arriviamo dove c'è il corridoio che porta fuori.

<Tieni.> Dico passandogli una banconota da venti. <Per il buon lavoro svolto.>

E me ne vado dopo avergliela data senza nemmeno dirgli grazie. Beh, l'ho pagato, è un modo per ringraziarlo... o no?

Mi fermo davanti la porta d'uscita per riposarmi un momento.

Mi fa male ovunque, probabilmente sto soffrendo più di Austin, ma so resistere.

Mi decido ad uscire e percorro il giardino.

Entro dentro l'istituto spero solo ci sia qualcuno in giro che mi è amico... più o meno... Grace, ad esempio.

E infatti, come se l'avessi chiamata.

<Ehi.> La saluto.

Lei si volta. <Nash? Che ci fai qui?> Domanda.

Le sorrido. <Volevo farmi un giro.>

<Bene, ora vado.> Dice fredda e va via, anzi, scappa via.

Ma che le prende? Faccio così schifo in stampelle?

* Soleil's pov *

Faccio per uscire dalla cabina del bagno, ma sento una voce familiare parlare.

Mi avvicino alla porta e faccio più silenzio possibile per ascoltare.

<No! Non puoi!> La sento urlare, probabilmente starà parlando al cellulare.
<Ti ho detto che non posso farlo ora, ho già pensato a una parte e l'ho portata a termine.>

Ma di che sta parlando?

<Si, probabilmente lo porteranno da un medico o lo lasceranno morire nel suo letto.> Sghignazza.

Da i brividi... che poi, di che sta parlando? E con chi?

<No, a lei ci penserò più in là, per ora soffrirà abbastanza nel vedere Austin su un letto di ospedale.>

Austin?

Per sbaglio faccio scattare il lucchetto, ma perché devo essere così deficiente?!

<Cazzo.> Chiude la chiamata e io mi spiaccico al muro affianco alla porta così che quando entra non mi vede.

<Cosa stai facendo qui?> Domanda dura richiudendosi la porta alle spalle.

A quanto pare non funziona come nei film.

<I-io?> Balbetto. <Nulla.>

Alza un sopracciglio mettendosi a braccia conserte. <Mi stavi spiando?>

Scuoto la testa e scanso dal muro dicendo: <Ora vado.>

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My BoyWhere stories live. Discover now