68 - Scusate

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<E così ce l'ho mandata.> Finisce di raccontare e io scoppio a ridere.

Jason mi ha raccontato alcuni avvenimenti successi durante la sua sospensione e ho riso troppo.

<Ok, ok, la smetto prima che ti strozzi.> Dice. <Devo darti una cosina.>

<Non dirmi che hai comprato dei regali per tutti.>

Sorride. <Mi conosci così bene.> Dice mentre fruga tra le tasche del pantalone.

Toglie fuori una scatolina e l'appoggia sopra il tavolo.

<Non è niente di che.> Dice arrossendo un poco.

Lo apro e... <Sei serio?> Lo guardo.

Lui non dice niente e mi guarda.

<Tu sei pazzo, quanto hai speso?> Gli domando osservando l'anello della pandora.

È una corona in argento, è molto bella.

<Non si chiede quanto viene un regalo.>

<Ma... è troppo.>

Sorride. <Mai troppo quanto è il mio amore per te, sorellina.>

Ricambio il sorriso e lui prende l'anello e me lo infila al dito.

<Con questo anello, ti sposo.>

Mi metto a ridere e mi alzo.

<Ti amo di bene idiota.> E mi tiro su di lui.

Si mette a ridere e mi stringe a se. <Non voglio più vedere quel muso lungo sul tuo volto, non ti dona.>

Lo stringo di più e quasi lo strozzo.

<Ok, ok, mi stacco.> Dico facendomi per alzarmi, ma lui mi trattiene e mi fa sedere sulle sue gambe.

<Promettimi che, qualunque cosa, me ne parlerai. Stessa cosa anche con Austin. Sai che sta facendo di tutto per farti sorridere.>

<Lo so e gli voglio bene.>

<Ma mai quanto ne vuoi a me.> Sorride tirandomi un pizzicotto al fianco.

Sobbalzo e mi metto a ridere.

<No, non ti farò il solletico, sennò muori seduta stante.> Dice. <Comunque, ora è meglio se andiamo a cena.>

<È già ora di cena?> Domando e guardo l'orologio.

Eh si, sono già le 8:00 pm.

Così mi alzo e andiamo a cena.

* Austin's pov *

<Nash, dov'eri? Dovevamo allenarci.> Dico seguendolo per la stanza.

<Non rompere.> Dice mentre si sfila la maglietta e la tira a terra.

Si chiude in bagno.

Eh no caro.

Apro la porta e lo vedo intento a levarsi i pantaloni. Omammasantissima che panorama!

<Mi hai già visto in mutande, idiota.> Dice girandosi verso di me mentre ripiega i pantaloni.

<Lo so, scusa.> E ritorno con lo sguardo furioso. <Esigo spiegazioni.>

Si mette a ridere. <Ti ricordo che sono io il più grande.> Ghigna e si avvicina. <Hai preso un po' troppo seriamente il fatto che io ti stia dando corda, non credi?> E si avvicina ancora.

<Che intendi?> Domando indietreggiando.

<Intendo che sto fingendo un po' con tutti.>

<C-che?> Balbetto incredulo.

Annuisce e assume un espressione inquietante, una di quelle che mi rivolgeva quando eravamo piccoli.

<N-Nash... stai scherzando, vero?> Ridacchio nervoso. <Noi siamo amici... io ti voglio bene.>

Si ferma dall'avanzare e io sbatto contro la poltrona, cadendoci sopra.

Mi osserva. <Ti sembra che io stia scherzando?>

Si avvicina del tutto a me e appoggia le mani sui braccioli della sedia. Il suo sguardo glaciale si punta su di me.

<Non farmi male.> Sussurro.

Lui ghigna. <Non te ne farò.>

La porta si spalanca e qualcuno entra cantando: <Somebody once told me the world is gonna roll me. I ain't the sharpest tool in the sheeed!>

Io e Nash ci voltiamo ancora in quella posizione.

Il ragazzo si volta verso di noi. <Oh cazzo! Scusate!> E corre fuori richiudendosi la porta alle spalle.

Nash sbuffa e si alza da me. <Io no.> Dice.

Tu no, cosa?

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My BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora