45 - Ananas

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* Austin's pov *

<Chissà perché è uscita da sola, non lo fa mai, ha sempre l'ansia che le possa succedere qualcosa...>

<La smetti di pensare a voce alta?> Domanda Nash scorbuticamente.

Mi ammutolisco e continuo a camminare.

<Quanta fretta, rallenta.> Dico cercando di stare al suo passo.

Se potesse si metterebbe a correre.

<Sta zitto ananas.>

Mi fermo... non avrebbe dovuto dirlo.

Lui si volta subito. <Austin... scusa, io non...>

<Sta zitto tu, pezzo di merda!> Gli parlo sopra. Alzo lo sguardo con le lacrime agli occhi. <Scusa un cazzo.>

<No, Austin ti prego, non me ne sono reso conto, lo sai che non lo penso.> Cerca di avvicinarsi a me, ma io indietreggio.

<E io invece credo di si. Cazzo, come abbiamo fatto ad essere così stupidi da credere alle tue stronzate? Tu non sei cambiato, per niente.>

<Austin...>

<No, smettila, non mi parlare, me ne vado.> E così faccio.

Non mi avrebbe dovuto chiamare così.

"Ananas" è il soprannome odioso che mi ha affibbiato quando eravamo piccoli, perché? Perché avevo i capelli che ricordavano le foglie dell'ananas, se poi aggiungiamo che sono biondi...

Un giorno si è comprato un succo all'ananas apposta per rovesciarmelo in testa. E poi cosa mi ha detto? "Ora profumi anche di ananas, Ananas." E si è messo a ridere seguito dai suoi stupidissimi amici che ora non so che fine abbiano fatto.

Io odio l'ananas e odio lui per avermi chiamato così per tutta l'infanzia e per averlo fatto pure oggi dopo quattro anni che non lo faceva.

Dannazione lo odio!

* Emily's pov *

<Chissà perché era così.> Dice Callie mentre scendiamo le scale.

<Magari ieri è andata male, eppure Austin ci ha detto che è andato tutto alla grande e che si sono divertiti.> Dico.

<Magari mentiva...> Fa lei pensierosa.

Lei la conosce meglio di me quindi sa cosa pensare.

<Dobbiamo chiederglielo.> Dico.

Lei annuisce e andiamo verso il bar.

Mentre camminiamo, ricevo una spallata da qualcuno.

<Scusa.> Nash.

Mi volto fermandomi. <Non fa niente.> Gli urlo dietro dato che lui sta continuando a camminare.

Si ferma, si volta e viene verso di me.

Oh mamma! Magari mi bacia... ok, non devo farmi fantasie.

<Perché non siete con Grace? Avete litigato?> Domanda.

<No, ha detto che voleva stare sola.> Risponde Callie dato che io sono incantata dai suoi occhi ghiaccio.

Si, mi è passata la paura e il mio sentimento per lui è aumentato.

So che è uno stronzo, ma non mi importa, voglio credere di poter migliorarlo se solo mi desse una chance.

<E vi ha detto se andava da qualche parte?>

<A fare la spesa, credo sia ancora lì.> Risponde sempre Callie.

<Ok, grazie.> E va verso l'uscita, ma si ferma giusto dopo due passi. <Ah, Callie, puoi dire ad Austin che non l'ho chiamato in quel modo apposta e che so di aver sbagliato?>

<In quale modo?> Domanda Callie stringendo i pugni.

<Ananas, ma non volevo farlo. Ero incazzato e ho parlato a sproposito. Ti prego, fallo ragionare e digli di darmi modo di spiegare.>

Lei sbuffa e poi dice: <Va bene, ma giusto perché mi hai pregato e ringraziato poco fa.>

Sorride e ritorna sui suoi passi.

Quanto è bello.

<Certo che potevi dire qualcosa.> Mi dice Callie mentre proseguiamo per la nostra strada.

<È che la sua bellezza mi incanta.>

<E allora come pensi di poter provarci con lui? O di iniziare un rapporto?>

Ha ragione, ma non riesco a parlare quando c'è lui nei paraggi.

<Ci proverò.>

<Bene. Ora chiamo Austin così che possa fare ciò che mi ha detto il tuo amato.>

Mi sento andare a fuoco e mi nascondo la faccia tra le mani. <Non avresti dovuto dirlo.>

Lei si mette a ridere ed entriamo al bar.

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My BoyWhere stories live. Discover now