31 - Ricominciamo da qui

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La porta si spalanca ed entra Jason, furioso.

<Cosa ci fai tu qui?! Perché sei con lui?! Dovresti odiarlo per ciò che ti ha fatto ieri e invece sei qui!> Mi urla contro.

Chi gliel'ha detto? Sapevo che avrebbe reagito così.

<Jason, calmati un attimo.> Si intromette Nash.

<Non intrometterti pezzo di merda o ti faccio saltare la testa!> Jason gli punta un dito contro.

<Jason calmati, davvero. Sto bene, non devi arrabbiarti così con lui. Ricordati ciò che ci siamo detti e cosa mi hai promesso quella volta.> Dico alzandomi e tirandolo indietro.

Lui mi guarda.

<Ti prego Jason.>

<Tu non stai bene, guarda quel polso, hai gli occhi gonfi, segno che hai pianto e che non hai dormito. Austin era in pensiero per te tutta la mattina per questa storia.>

<Non l'ha fatto apposta e ora sto meglio. Gli dispiace e me l'ha dimostrato.>

<A si? E tu gli credi?>

<Ha detto che è cambiato e me l'hai detto pure tu. Sai che è vero, altrimenti tu e Austin non sareste suoi compagni di stanza.>

Sbuffa e si siede sulla poltrona grattandosi la nuca.

Poi rialza lo sguardo e gli dice: <Questa volta la passi solo perché c'è lei, ma la prossima ti pesto.>

<La prossima volta non ci sarà. Se ti fa stare più sereno, non le starò più attorno ne le parlerò.> Dice Nash.

Cosa? No! Ora che stavamo instaurando un rapporto civile non puoi dire così!

Jason non fare lo stronzo, non dirgli di si.

<No non preoccuparti, basta che non la tratti come la trattavi anni fa.> Dice alzandosi. <Ora torno all'istituto, devo spiegare tutto ad Austin...> Mi guarda. <E dire agli altri che tu stai bene e che non sei dal preside.>

<Si, ci vediamo a pranzo.>

Mi abbraccia e mi da un bacio sul polso. <Così guarisce prima.> Mi fa l'occhiolino e se ne va dopo un breve "ciao" a Nash.

Nash sospira e torna a sedersi sul letto. <Grazie.>

<L'ho fatto per me, non per te.> Dico mentre gli do le spalle.

No, non l'ho fatto per me, ma non riuscirei mai a dirglielo... non riuscirò mai a esprimere i miei veri sentimenti, ho mentito a me stessa per troppo tempo.

<Vieni a sederti qui.> Dice battendo una mano sul materasso appena mi volto verso di lui. <Tanto per oggi abbiamo finito le lezioni.> Sorride.

È così bello vederlo sorridere, intendo, sorridere sinceramente.

Ha sempre fatto ghigni malefici, risatine, sorrisi perversi e mezzi sorrisi. Non l'ho mai visto sorridere così... non so se mi spiego.

Mi vado a sedere accanto a lui.

<Anche se dici di averlo fatto per te stessa, so che in un certo senso l'hai fatto anche per me. Tu sei buona e gentile e sempre pronta ad aiutare tutti, anche chi ti ha fatto del male più e più volte.> Abbassa lo sguardo dopo l'ultima frase.

<Ora quello è passato, pensiamo al futuro, ricominciamo da qui.> Gli porgo una mano. <Piacere, mi chiamo Grace.> Gli sorrido.

Ricambia la stretta con un mezzo sorriso. <Nash.>

Mi guarda, aumenta il suo mezzo sorriso e mi abbraccia.

Credo di esser morta per la terza volta se non di più quest'oggi.

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My BoyWhere stories live. Discover now