Vittime e carnefici

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Pochi giorni fa, su Facebook, abbiamo parlato del caso di Judith Romanello, una ventenne nata ad Haiti ma con cittadinanza italiana, che si sarebbe vista negato il posto di cameriera solo per il colore della pelle, stando a quanto ha dichiarato lei stessa in un video caricato sul suo profilo di Facebook.

Dopo l'iniziale indignazione, però, sono saltate fuori delle perplessità, per le quali ringraziamo le nostre lettrici e i nostri lettori.

La ragazza parrebbe non ricordare il nome del mancato datore di lavoro, e non conoscere il nome e l'ubicazione del ristorante in questione. Pure il numero di telefono che avrebbe usato per contattare il gestore del ristorante sembrerebbe misteriosamente scomparso dalla memoria del suo telefono cellulare.

Abbiamo scoperto queste informazioni tramite l'articolo a riguardo sul blog di debunking di David Puente, che un lettore ci ha gentilmente consigliato.


Link:


Vi consigliamo di leggerlo: pare imparziale e ben argomentato.

Ci sono una serie di altre osservazioni e ricerche. Ad esempio, Puente ha pure controllato su Subito.it, dove la Romanello sostiene di aver trovato l'annuncio per l'assunzione di una cameriera, senza però trovare nulla di coerente con il racconto della donna.

Possibile che ci troviamo di fronte a una falsa segnalazione? Possibile che, sfruttando il periodo in cui vengono alla luce numerosi casi di razzismo, qualcuno abbia colto l'occasione per farsi pubblicità e guadagnare qualcosa?

Pare comunque strano, visto il clima di intenso odio xenofobo, ma la stessa Romanello ha ammesso di non avere prove per sostenere le sue affermazioni (si veda l'articolo linkato sopra).

Come fare quindi a discernere fra una vera denuncia di un sopruso e una falsa accusa? Soprattutto, quale sarebbe l'atteggiamento giusto da tenere di fronte a denunce di questo tipo o simili (ad esempio, di molestie, di omofobia e via dicendo)?

Non pretendiamo di avere la risposta a simili domande tanto difficili, ma, nel nostro tempo di fake news e post-verità, pensiamo che l'atteggiamento giusto sia sempre quello di ascoltare e, al contempo, di controllare le fonti.

Questa donna probabilmente non ha detto la verità (così sembrano suggerire i vari indizi raccolti dal blog di David Puente), tuttavia, sarebbe stato sbagliato non ascoltarla fin dal principio, assumendo già di partenza che mentisse.

Di fronte a una persona che denuncia un'ingiustizia subita, il giusto comportamento è quello di ascoltare la sua testimonianza, e poi, con imparzialità (e tatto), domandare che sporga esplicita denuncia, fornendo nomi e dati precisi, assicurando solidarietà e sostegno contro eventuali ritorsioni.

Come vedete dall'articolo de Il blog di David Puente, quando è stato chiesto alla Romanello di fare i nomi del ristorante e del proprietario, lei ha cominciato a dire di non ricordare, o che addirittura non c'era più il numero di telefono del proprietario sul suo cellulare. Questo non dimostra al 100% che non sia stata sincera, ma certo rende dubbie le sue affermazioni, anche considerato il fatto che il sindaco di Venezia ha promesso pubblicamente che l'avrebbe aiutata, nel caso in cui la discriminazione fosse stata dimostrata essere vera.

Quindi, in tal caso è meglio sospendere il giudizio, riportare i fatti in modo oggettivo, attendere ed esaminare più nel dettaglio le fonti.

Può capitare a tutti di sbagliarsi e giudicare male, in un eccesso di zelo o di fiducia, ma si è sempre in tempo per rivedere in modo critico le proprie conclusioni, senza mai dare nulla per scontato.

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