Omicidio Furuta

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Come sapete nelle storie che recensiamo rapimento e stupro, a patto di essere commessi dal bad boy figo, sono considerati atti romantici.

La logica, dichiarata, è "ti amo così tanto che non posso lasciarti andare, e se mi rifiuti mi spezzi il cuore, sei tu che mi fai soffrire!"

Ora tratteremo un argomento decisamente pesante: l'omicidio Furuta, avvenuto in Giappone.

Le premesse ricordano molto una delle tipiche che storie che recensiamo: una brava ragazza di diciassette anni con ottimi voti, Junko Furuta, è avvicinata dai "cattivi ragazzi" affiliati alla mafia, lei rifiuta le loro avances e scatta il rapimento, con lei che viene portata in una villa.

In una storia squallida Junko sarebbe diventata amica dei rapitori in un paio d'ore, oppure, dopo una serie di violenze, il true love avrebbe trionfato.

Ma questa è la realtà.

Stando a Wikipedia, la giovane fu imprigionata per quarantaquattro giorni all'interno di una casa di proprietà dei genitori di Shinji Minato, uno dei quattro sequestratori. I rapitori la obbligarono a telefonare ai genitori per dir loro di essere fuggita di casa e di essere al sicuro.

In base alle ricostruzioni fu stuprata da un centinaio di persone,  fu obbligata a masturbarsi nuda davanti ai quattro ragazzi mentre bevevano birra, dovette alimentarsi con scarafaggi e urine.

Vi risparmio anche solo di accennarvi la maggior parte delle violenze, perché non so se superi i limiti del regolamento. Su Wikipedia troverete.

La ragazza morì il 4 gennaio 1989: prima fu massacrata con spranghe e manubri d'acciaio, poi i rapitori la cosparsero di benzina e le dettero fuoco.
Il suo corpo fu gettato in un bidone di benzina vuoto, che fu poi riempito di cemento e portato in una discarica isolata.

Il crimine sarebbe potuto passare inosservato se non fosse che i carnefici, tra cui il principale esecutore, di diciassette anni, hanno commesso altri omicidi e quindi portato l'attenzione della polizia su di loro.

Purtroppo, alcuni dei torturatori non furono imputabili perché minorenni, così in Giappone si decise di far scendere la responsabilità penale a sedici anni, divenuti poi quattordici. Alcuni di loro, scontata la pena, tornarono a delinquere.

In base a quanto letto la madre della vittima ebbe un vero shock mentale e fu rinchiusa in clinica psichiatrica.

Nella vita vera, molto probabilmente sarebbe questa la fine di una Hope, e in effetti sorti simili capitano alle altre ragazze della storia: "ragazze scappate di casa, prostitute, troiette del sabato sera".

Care autrici, lo so che le vostre sono fanfic e non realtà, ma v'invitiamo caldamente a informarvi su questi casi, leggete con attenzione ciò che hanno fatto a questa ragazza (la Wiki inglese approfondisce). Forse, dopo aver capito di cosa state parlando, ci penserete dieci volte prima di scriverci sopra una storietta "romantica".

- fanwriter91 -

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