Felicità e consumismo

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Oggi parliamo di un video, "Happiness", metafora della nostra società.

A cartoni animati, il video rappresenta gli esseri umani come topi (o meglio, ratti) antropomorfi, stivati nel traffico e nelle metropolitane per poter andare a lavoro, frustrati da un'attività stressante e monotona, il tutto mentre sono inondati di pubblicità che promettono la felicità (da qui il titolo) e impongono ideali di bellezza (maschio muscoloso, femmina esageratamente magra).

Il protagonista cerca la gioia attraverso i beni materiali (anche scannandosi durante le corse ai saldi, mostrando un atteggiamento verosimile ma che sarebbe più comprensibile da parte di un disperato che cerca di prendersi un tozzo di pane), beni di cui tra l'altro si dimentica nel giro di pochi secondi. Questo è un riferimento alla nostra società consumista, dove, anziché pensare alle nostre vere esigenze, cerchiamo di possedere di più rispetto al nostro vicino, in una corsa al consumismo per poter apparire più ricchi e, di conseguenza, migliori. Da notare che gli oggetti acquistati sono decisamente costosi (TV ultimo modello, macchina di lusso).

Questa corsa però non lo porta a niente, cerca soddisfazione nell'alcool e nella droga, ma finito l'effetto la depressione ritorna.

Continua a cercare denaro con la speranza di poter acquistare altro, c'è una scena dove insegue da un capo all'altro della città una banconota (da notare che, quando entrambi sono in ascensore, lui non la raccoglie, come se avesse paura di fare il passo successivo, lascio a voi eventuali altre interpretazioni) e quando finalmente sta per prenderla finisce in trappola e si ritrova ancorato alla scrivania da impiegato.

Secondo delle analisi, il tutto è una metafora della ricerca della felicità nel modo sbagliato, attraverso l'accumulo di beni ma senza considerare le relazioni affettive. Si vede anche dal fatto che, per tutta l'opera, il protagonista non interagisce con nessuno.

Inevitabile è il paragone con le società dove il culto del lavoro arriva a portar via la nostra vita e ciò che siamo veramente, problema ben presente in società come il Giappone. Stando a un video di MorteBianca, che linkerò, la vita lavorativa è tale da impedire ogni relazione interpersonale, arrivando perfino a pagare affinché una ragazza ti guardi negli occhi (sì, è un servizio che si offre).

Link Happiness:



Link MorteBianca:



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