Apologia di stupro

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A Cork, in Irlanda, si è da poco concluso il processo a uno stupratore locale. Stupratore che è stato assolto dalle accuse. In che modo?

Semplice: l'avvocato della difesa Elisabeth O'Connell (una donna come la vittima, badate) ha convinto una giuria composta da otto uomini e quattro donne, che c'era consenso nell'atto sessuale.

Come? Semplice: la ragazza violentata indossava un perizoma di pizzo. Tale fattore è stato considerato la prova che potesse esserci stato consenso nell'atto, o meglio che il fatto che la vittima indossava quel tipo di biancheria intima non escludesse affatto che non ci fosse l'intenzione di consumare un rapporto sessuale con l'imputato.

Ora, un imputato al processo ha diritto a richiedere un avvocato della difesa, ciò è innegabile e concesso dalla legge. Ma a sentirla così è assurdo che uno sia assolto sulla base di victim blaming.

Immediatamente è scattata un'accesa protesta sui social dove tantissime donne hanno postato le foto delle loro mutande di pizzo con l'hashtag "ThisIsNotConsent". Una manifestazione ha percorso il 14 novembre le strade di Cork e si è conclusa davanti al Tribunale lasciando sulle scale e sui marciapiedi dell'edificio mutande di tutti i tipi. Simili proteste sono avvenute in altre città irlandesi.

È emerso poi, grazie a una nostra lettrice, un approfondimento della questione: l'imputato non è stato assolto perché la donna indossava un tanga, ma perché i dodici giurati hanno unanimemente ritenuto che le prove a suo carico non fossero sufficienti.

Lo scandalo non riguarda la sentenza ma solamente l'arringa difensiva in cui l'avvocato dell'imputato ha sostenuto che quel tanga (esibito nell'aula del tribunale) fosse una delle prove in grado di dimostrare la consensualità del rapporto.

Ma come noi di Demoni di EFP ribadiamo sempre, l'abito non giustifica lo stupro.

- mattheus93

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