Famiglie e precariato

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L'attuale situazione economica italiana è caratterizzata per lo più da lavoratori in condizioni di insicurezza e instabilità.

Da anni ormai quasi non ci sono più i contratti a tempo indeterminato, la stragrande maggioranza dei lavoratori si trova in condizioni di precariato e di continua incertezza, per il proprio posto di lavoro e per il futuro.

È una realtà che affonda le radici molti anni addietro, addirittura già nel secondo dopoguerra, e questo ha provocato negli anni un degrado sempre più alto, che sta portando molti giovani talenti a lasciare la propria città per spostarsi al Nord, se non addirittura all'estero, in cerca di un equilibrio economico tra le proprie capacità, i risultati dei propri studi e il giusto riconoscimento in termini di competenze e di retribuzione.

Su un altro versante, aumenta sempre di più il numero di giovani che stentano ad abbandonare il proprio nido, che anche dopo i trent'anni vivono ancora con i loro genitori, perché non hanno un lavoro stabile che permetta loro di costruirsi un futuro solido, una propria autonomia, e cosa ancor peggiore, aumenta il numero di disoccupati tra i 18 e i 28 anni.

Ci sono anche coloro che si dividono tra lavori a nero, sottopagati, sfruttati e sacrificanti, lavori magari con contratti a brevissimo termine, o pagati con buoni voucher, retribuirti anche intere settimane dopo la prestazione.

Cosa forse ancora più triste, è che il futuro professionale e il proseguimento degli studi non è più scelto in virtù di sogni e passioni.

Numerose sono state le interviste di giovani diplomati, all'indomani dell'immatricolazione all'università, che hanno detto di aver scelto una determinata facoltà, anche se non proprio gradita, solo perché quella può dare magari più sbocchi di un'altra invece sognata fin da ragazzini.

Non tutti i giovani sono choosy, o bamboccioni, come sono stati etichettati anni fa.

Non solo in passato, ma ancora oggi ci sono casi di ragazzi che abbandonano la scuola dell'obbligo per dedicarsi anche al più umile dei lavori, pur di costruirsi man mano un futuro, o per aiutare le proprie famiglie.

Non tutti i giovani sono pigri o si adagiano sulle spalle dei proprio genitori.

Già questo, dovrebbe far riflettere.

Dov'è finita l'attenzione alle giovani generazioni?

Che cosa ne ha fatto il nostro Paese, di tutti gli insegnamenti del passato, delle rivoluzioni che ci sono state, degli insegnamenti, per garantire il diritto al lavoro?

Per i giovani, negli anni, il Parlamento ha varato sì molte leggi a tutela del lavoro, ma la situazione è ancora a un livello molto basso rispetto agli altri paesi europei.

Maria Montessori diceva che:

"Un paese che non investe sulle giovani generazioni, rinuncia al proprio futuro",

e purtroppo, noi stiamo correndo proprio questo rischio.

L'Italia sta diventando un paese sempre più vecchio, visto che molti giovani scappano letteralmente via, con quella che conosciamo come la fuga di cervelli.

E qual è invece, l'incidenza del precariato sulle famiglie, o meglio, sulle future famiglie?

Molte giovani coppie non possono fare progetti per il futuro.

Come si può mettere in piedi un matrimonio, una casa, un mutuo, dei bambini e tutte le spese che questi comportano, se non c'è una sicurezza di base?

Per alcuni è impossibile anche accedere a un prestito.

Secondo le statistiche, rispetto agli anni '70, l'età media dei giovani che salgono all'altare è aumentata di almeno sei anni negli uomini, e ancor di più nelle donne, arrivando a sposarsi entrambi dai trent'anni in su, per non parlare addirittura del numero di matrimoni che è molto calato, o comunque dei grandi festeggiamenti per le nozze e delle lune di miele.

C'è infatti chi vi ha rinunciato.

Tutto questo, è dovuto anche al fatto che la formazione post-scolastica si è di molto allungata.

C'è chi oltre alla Laurea, ricorre a Specialistiche, Master e sempre più corsi di potenziamento, con l'obiettivo di potersene avvalere nel mondo del lavoro, ma dato il difficile ingresso in quest'ultimo, anche i tempi di apprendistato, e la cosiddetta gavetta, sono diventati molto più lunghi rispetto al passato.

Questo porta, in alcuni casi, a un calo della motivazione, e in altri, addirittura alla cessazione della ricerca del lavoro.

Per le famiglie, o per la costruzione delle future famiglie per i giovani fidanzati, questo ha un'incidenza molto negativa, perché porta al crollo di tutte le sicurezze, e dei pilastri di una vita insieme, quale lo stesso matrimonio.

Se non c'è stabilità, non tutti si azzardano a fare il passo più lungo della gamba.

E allora?

Viviamo in un mondo che non impara, dove non c'è attenzione a chi la merita ... ma d'altronde, non sempre in Italia trionfa la meritocrazia, e questa realtà ne è la dimostrazione.

Tuttavia, c'è chi, nonostante le incertezze, compie ugualmente il grande passo, ben sapendo quali sono le difficoltà cui potrebbe andare incontro, ma prendendo le proprie aspirazioni e il proprio coraggio a due mani.

Magari con qualche iniziale sacrificio, con l'impegno, e un pizzico di bonaria speranza, c'è ancora chi nonostante il degrado in cui il paese riversa, cerca di andare avanti, e persone così, dovrebbero essere spunto di riflessione.

Dopo tutto, Gandhi diceva

"Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l'azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire alla fine vince."

...e non aveva forse ragione?

Landi Lucia Domenica

Educatrice e Pedagogista

lucia.domenica.l@alice.it 

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